Così rinasce l’ex cartiera di Marzabotto: la storia e il progetto

A dicembre 2022 è stato aggiudicato il concorso per la rigenerazione dell’ex cartiera nell’Appenino bolognese. I lavori, che procedono spediti, renderanno il sito un polo di interesse culturale, turistico e comunitario, dotato di residenze ibride.

Per secoli a Lama di Reno, oggi meno di 2000 abitanti nel comune di Marzabotto (Bologna), si è prodotta carta. La presenza della cartiera ha inciso nella storia, nell’identità e nella forma del territorio, plasmando in parallelo le storie delle decine di maestranze impiegate nel sito produttivo. Dopo alterne vicende, lo stabilimento eretto a partire dal 1750 – acquistato e ampliato dall’editore Rizzoli nel secondo dopoguerra, è passato all’azienda Burgo negli Anni Novanta per poi essere chiuso nel 2006 – è finalmente proiettato verso il rilancio. Nel 2021, il comune ha infatti acquistato la quota più consistente del sito (un’ulteriore parte è di proprietà di soggetti privati) e avviato un percorso partecipato con la comunità. Prendendo parte a un bando PNRR, la Città Metropolitana di Bologna ha quindi indetto un concorso di progettazione in due fasi per la rigenerazione dell’area, immaginandone un futuro come polo pubblico multifunzionale, dotato anche di residenze ibride.

Nell’Appennino bolognese si riqualifica un dismesso polo produttivo 

Memore dell’approccio “Never demolish, never remove or replace, always add, transform, and reuse”, con cui il pluripremiato studio Lacaton & Vassal è divenuto un riferimento internazionale nella riqualificazione del patrimonio esistente, il raggruppamento temporaneo di professionisti guidato da Baustudio, insieme a Marchingegno Studio Associato, per la progettazione strutturale e la direzione operativa delle strutture, Tracce Architettura e Ingegneria, per la progettazione architettonica e coordinamento sicurezza, Mep Studio, per la progettazione degli impianti meccanici e la direzione operativa impiantistica, e dal P.I. Daniele Franchini, per la progettazione impianti elettrici e la direzione operativa impiantistica, ha vinto la competizione nel dicembre 2022. Inequivocabile l’obiettivo perseguito dal team: “Quello che ha fatto fare il salto di qualità al nostro progetto” spiega ad Artribune l’architetta progettista Sara Malagoli di Baustudio, “è aver voluto mantenere più superficie costruita rispetto a quella richiesta nel bando. Con la nostra visione, abbiamo dimostrato che non demolendo, e dunque non creando ulteriori macerie, è comunque possibile ripensare i luoghi e le funzioni che possono ospitare.” Con circa il 50% delle opere previste già ultimato, il progetto (per il quale è stato stanziato un investimento pari a 9,7 milioni di euro) dovrà essere completato entro il 2026.

Ex Cartiera Marzabotto. Fase di cantiere. Demolizioni delle pareti del Podio coperto. Foto ©Marchingegno
Ex Cartiera Marzabotto. Fase di cantiere. Demolizioni delle pareti del Podio coperto. Foto ©Marchingegno

La rigenerazione dell’ex cartiera di Marzabotto: parola a Baustudio

L’intervento riguarda un lotto di circa 20.000 mq. Cos’è incluso nel programma funzionale?
Innanzitutto non si tratta solo di un recupero architettonico. Il progetto ha un respiro paesaggistico, perché lo stabilimento si trova a ridosso di un’area naturale (la Valle del Reno) e di alcune infrastrutture, come l’adiacente ferrovia e la futura Ciclovia del Sole (prossimamente parte della pista ciclabile che connetterà Capo Nord con Malta, denominata Eurovelo 7). Non a caso, in previsione dell’afflusso dei ciclisti, ci saranno una velostazione e una ciclofficina, oltre a residenze ibride e temporanee, spazi culturali, per coworking e start-up. In più, il cosiddetto “podio”, ovvero una grande piazza aperta ma coperta, potrà ospitare eventi, mercati, sagre, iniziative culturali. 

Agendo sul costruito, quali strategie state adottando per ridurre le demolizioni?
Questo cantiere è una continua scoperta e una fonte di sorprese: alcune belle, altre più difficili da superare. Dopo l’aggiudicazione del concorso, sono partite la fase di studio e quella dei rilievi accurati, che hanno rivelato aspetti non conosciuti dell’edificio, spingendoci a modificare alcune scelte iniziali. Di conseguenza, tutti gli interventi fin qui fatti sono stati complessi. 

Ovvero?
Quando siamo andati a studiare nel dettaglio la struttura, ci siamo accorti dell’unicità dell’edificio. Abbiamo incontrato varie tipologie di strutture, oltre a individuare superfetazioni e blocchi aggiuntivi che hanno imposto di rifare i calcoli. La porzione dove si insedieranno le residenze ibride, ad esempio, dispone di una sua unità strutturale: proprio per riuscire ad ottenere un miglioramento sismico, sono state necessarie operazioni importanti, a partire dall’inserimento di un giunto strutturale. Ci sono poi dei solai con spessore elevato, che sorreggevano le macchine di produzione della carta; c’erano moltissimi fori nei solai, legati alle diverse fasi delle lavorazioni della carta, oltre a bobine che venivano calate negli interrati i quali, a loro volta, sono pieni di cunicoli e gallerie. Al di sotto dello stabilimento passa un canale con acqua in pressione: è stato realizzato dalla Rizzoli, quando aveva in gestione la cartiera, e serviva per la produzione dell’energia elettrica interna. All’inizio non sapevamo di preciso dove fosse localizzato. Di conseguenza, ogni singolo passaggio, dalla verifica della vulnerabilità dei solai allo studio delle pavimentazioni, ha imposto un aggiornamento in corso d’opera.

Ex Cartiera Marzabotto. Fase di cantiere. Spazi destinati a Start Up. Foto ©baustudio
Ex Cartiera Marzabotto. Fase di cantiere. Spazi destinati a Start Up. Foto ©baustudio

E per quanto riguarda le sorprese “positive”?
Avevamo ipotizzato di inserire nuove vasche per contenere l’acqua da destinare all’irrigazione della componente vegetale prevista, oltre che per l’antincendio. Fortunatamente abbiamo individuato delle vasche un tempo impiegate per far sedimentare l’impasto “legno-carta-cellulosa”: erano già rivestite di piastrelle e, con qualche calcolo strutturale aggiuntivo, abbiamo capito che possono sorreggere il peso dell’acqua. Sono state quindi recuperate e saranno impiegate per la raccolta idrica, senza doverne realizzare altre. 

Una soluzione coerente con l’impronta complessiva del vostro intervento
Sì, alla base del progetto c’è la volontà di mantenere il sapore industriale del sito, conservando anche le tracce lasciate in anni recenti, a volte in maniera spontanea, dagli street artist: le consideriamo parte integrante della memoria storica della cartiera. Dove possibile, stiamo cercando di lasciare tutto com’è. E, soprattutto, non vogliamo intervenire massivamente sulle parti al momento ancora prive di una funzione specifica, per dare l’opportunità a chi si insedierà di poterle personalizzare.

Ex Cartiera Marzabotto. Evento Cantieri Sonori. Visita in cantiere. Foto ©Giulia Bruni
Ex Cartiera Marzabotto. Evento Cantieri Sonori. Visita in cantiere. Foto ©Giulia Bruni

Il progetto Cantieri Sonori e la riattivazione temporanea del sito

Di recente, con la rassegna “Cantieri Sonori” (l’ultima tappa è il 21 settembre nel borgo di Campolo, nel comune di Grizzana Morandi, n.d.R.) l’area cantierata dell’ex cartiera è stata teatro di un concerto e di una visita guidata. Come nasce quest’iniziativa? 
Parte da una nostra idea, per poi divenire un progetto corale. Ci siamo affidati a un’azienda di comunicazione che cura eventi, animati dal desiderio di valorizzare il processo in corso nel cantiere. Insieme ad altri colleghi ha preso vita un evento in tre parti, esteso alla dimensione dell’Appenino bolognese e ad altri due interventi di rigenerazione legati anch’essi a bandi PNRR.

Qual è stata la risposta della comunità locale? Vi incoraggia a proseguire?
Sì, infatti ci stiamo già interrogando su cosa proporre l’anno prossimo. Ci è venuta voglia di fare ancora di più! Per ovvie ragioni di permessi e oneri, in questa prima occasione l’evento era limitato affinché fosse gestibile. L’affluenza è stata tanta, anche tra gli appassionati di edifici di archeologia industriale e tra gli ex lavoratori. C’erano persone che hanno trascorso anche quarant’anni della loro vita nella cartiera. Alcuni erano commossi vedendo che finalmente questo luogo, che per loro ha fortissimo valore, sta riprendendo vita.

Costruire sul costruito secondo Baustudio

In questo momento l’attenzione verso i temi del costruire sul costruito, del recupero e della rigenerazione dell’esistente è molto forte. Come studio, questo incarico vi incoraggia a proseguire nella medesima direzione? 
Stiamo già riprovando con concorsi di questo tipo, che ci permettono di esprimere la nostra sensibilità: non sempre riesce a emergere quando ci si occupa delle residenze per altri. Più in generale, recupero, restauro, ristrutturazione sono ambiti che ci appartengono di più della nuova costruzione, almeno in questa specifica fase della nostra storia. A nostro avviso, siamo fuori tempo massimo per il consumo di nuovo suolo e l’intenzione di limitare le demolizioni nelle nostre opere nasce dalla consapevolezza che siamo uno dei comparti più energivori e inquinanti del mondo: limitare la produzione di scarti, è sempre un atto positivo. Nell’ex cartiera, quanto fin qui abbiamo demolito è stato già in buona parte recuperato; ulteriori macerie verranno utilizzate per modellare il terreno e creare un’area verde. Stiamo cercando di non portare nulla in discarica.

Questo cantiere sembra segnare anche un cambio di passo nella storia di Baustudio.
Ci siamo detti: questa è la nostra occasione di misurarci con interventi più grandi e con manufatti che richiedono la compresenza di così tante competenze. Il nostro interesse è continuare con progetti di questa scala, portando avanti anche i lavori precedenti, come le ristrutturazioni.

Citavate il legame che unisce gli ex lavoratori alla cartiera. Dalle vostre parole si percepisce che sta crescendo anche il vostro. Come progettisti quali speranze nutrite per l’effettiva riattivazione dell’ex cartiera?
Come la maggior parte di chi opera nel nostro campo, quello che facciamo non è meramente un intervento edile. Siamo attratti da tutto ciò che può contribuire a rivalorizzare uno spazio, dai suoi risvolti culturali. Ci piacerebbe andare avanti, pensando ad esempio ai futuri allestimenti nell’ex cartiera. Al momento siamo il primo riferimento per chi nutre interesse verso questo luogo: riceviamo richieste di artisti e associazioni interessati a partecipare a questo percorso. Ci piacerebbe dare continuità alle richieste di questa natura ed essere ancora parte di questa rinascita. 

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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