A Parma riapre l’antica spezieria dell’Abbazia di San Giovanni
Dopo un lungo restauro sono nuovamente visibili tutti i suggestivi ambienti dell'antica farmacia, che ospitano decorazioni, arredi secolari e una ricca collezione di mortai, albarelli, vasi, alambicchi. Tutti oggetti con cui possiamo ricostruire l'evoluzione della farmaceutica occidentale
Le sale del Pozzo, del Fuoco, dei Mortai, delle Arpie, e poi ancora quelle della Storia, della Regola, del Monaco e del Veleno: sembrano uscire da un manuale di scienza esoterica i nomi degli ambienti dell’Antica Spezieria di San Giovanni, a Parma, finalmente restituita ai visitatori dopo un lungo e meticoloso restauro. La spezieria – entrata a far parte del circuito del Complesso monumentale della Pilotta lo scorso giugno – permette, con il ritorno ai suoi spazi originali, di rievocare la vita e le attività dell’adiacente Abbazia di San Giovanni, entro cui nasce, e di illustrare con oggetti e strumenti l’evoluzione della farmaceutica occidentale.
La storia dell’antica spezieria di Parma
Inizialmente riservata ai monaci benedettini, la Spezieria viene fondata insieme all’abbazia nel 981, anche se le prime notizie della sua esistenza trapelano nel 1201, anno della sua apertura al pubblico. Posta al servizio degli ospedali cittadini, ma strettamente connessa al monastero tramite una serie di passaggi (ora visibili), la Spezieria ebbe una crescente fortuna e si ampliò più volte nel corso dei secoli: nel Quattrocento venne annesso un laboratorio, gli arredi vennero aggiornati fino agli anni tra il XVI e XVII Secolo e la disposizione dei locali subì una radicale modifica nel 1766, quando i benedettini dovettero secolarizzare la farmacia per evitare la chiusura. Nel 1897 l’attività chiuse e il giovane Stato italiano acquisì i locali per poi colmarli con una grande collezione di mortai, albarelli, vasi, alambicchi e altri oggetti, riaprendoli infine al pubblico (oltre cinquant’anni dopo).
Il restauro della Spezieria dell’Abbazia parmigiana
Gi interventi di restauro hanno interessato la collezione, ma soprattutto la struttura della Spezieria: con la riapertura del portone sul Monastero, l’edificio è tornato alla sua conformazione originale, pur con l’implemento di misure di sicurezza e accessibilità aggiornate agli standard moderni. In particolare, il restauro ha riguardato muri, pavimenti, vetri, infissi e marmi, con interventi di manutenzione e adattamento agli stress sismici, così come all’abbattimento di barriere fisiche e cognitive. Nella pratica, sono stati facilitati l’ingresso, il movimento e la fruizione dei 400 mq quadrati di superficie espositiva e della collezione, oltre all’implementazione di supporti tattili per persone cieche e ipovedenti e di angoli olfattivi per dare un’esperienza multisensoriale. Anche gli oggetti conservati, dai manufatti lignei ai dipinti, dai mortai agli alambicchi, dal materiale ceramico ai libri, sono stati restaurati e digitalizzati dove possibile.
La riapertura degli ambienti chiusi dell’Antica Spezieria
Il percorso espositivo, che già comprendeva la Sala del Fuoco, la Sala dei Mortai, la Sala delle Sirene (ora delle Arpie) e la Sala del Pozzo o degli Alambicchi, si completa quindi con la Sala della Storia, la Sala della Regola, la Sala dei Veleni o del Libro, e con il Corridoio del Monaco: qui i visitatori potranno imparare di più sulla vita dei monaci e dei cittadini parmigiani del tempo, sul lavoro dello speziale e sull’evoluzione della farmaceutica attraverso i secoli. “É un percorso di straordinaria suggestione, che si snoda nel sapere del passato, in seno a un complesso benedettino di secolare importanza, che cullò e coltivò le conoscenze, la cultura e l’arte, sempre ai massimi livelli. La sequenza di sale con antiche scaffalature, albarelli, vasi e mortai, è stata recuperata alla pubblica fruizione grazie all’impegno degli istituti e dei dirigenti che mi hanno preceduto, tra essi Giorgio Cozzolino e Maria Luisa Pacelli della Direzione Regionale Musei, dalla quale abbiamo ‘ereditato’ la Spezieria”, ha ricordato il neodirettore del complesso della Pilotta Stefano L’Occaso, che ha anche ringraziato Fondazione Cariparma e l’Associazione Parma, io ci sto! quali sponsor della tanto attesa riapertura.
Giulia Giaume
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