La straordinaria storia di Peggy Guggenheim ora si può scoltare in un podcast
Si intitola “Volevo essere libera” e in quattro puntate la voce dell'attrice Sara Drago accompagna il pubblico alla scoperta della vita, appassionata e fuori dagli schemi, della celebre collezionista americana
“Mi sono dedicata interamente alla mia collezione. Una collezione è impegnativa. Ma è quello che desideravo e ne ho fatto il lavoro di una vita. Io non sono una collezionista. Io sono un museo”. Così si definiva Peggy Guggenheim, ripresa poi in Peggy Guggenheim and Her Friends, 1970-76, la biografia pubblicata a gennaio del 1994 a firma di Virginia M. Dortch, costruita con ricordi degli amici più intimi della collezionista americana.
Una storia intensa, costellata da incontri e relazioni straordinarie con artisti, curatori e collezionisti che hanno segnato la vita di Peggy Guggenheim, oggi protagonista del podcast Volevo essere libera. Quattro episodi, con la voce narrante dell’attrice Sara Drago e i ricordi della direttrice del museo, Karole P.B. Vail, raccontano una delle figure più audaci e lungimiranti del XX Secolo, mettendone in luce lo spirito libero, il coraggio e l’ambizione.
“Volevo essere libera”: il podcast dedicato alla vita di Peggy Guggenheim
Le quattro puntate (della durata di 20 minuti circa ciascuna) ripercorrono la vita, appassionata e fuori dagli schemi, di Peggy Guggenheim. In fuga da una giovinezza newyorkese non particolarmente felice – sebbene segnata dal benessere economico – e percepita come una gabbia di cui liberarsi, Guggenheim comincia il suo cammino verso l’emancipazione e la libertà nel corso degli Anni Venti quando si trasferisce in Europa dove, accolta da una Parigi bohémienne, intreccia relazioni di amicizia e d’amore che segneranno per sempre la sua vita.
La passione di Peggy Guggenheim per l’arte protagonista del podcast “Volevo essere libera”
Nel corso della sua vita, Peggy Guggenheim si lega a figure del calibro di Djuna Barnes, Samuel Beckett, Marcel Duchamp, Emma Goldman, John Holmes, Laurence Vail – solo per citarne alcuni–, che la avvicinano alle sue più grandi passioni: la letteratura prima, l’arte poi.
Nel 1938 Guggenheim acquista la sua prima opera d’arte, ovvero la scultura di Jean Arp, Testa e Conchiglia, dando così inizio alla sua ricca collezione e, nel 1939, decide di aprire un museo d’arte moderna a Londra, assieme allo storico Herbert Read. Dopo il periodo legato alla galleria londinese Guggenheim Jeune (dove ospita la prima mostra di Jean Cocteau, a cui seguono la prima personale di Vasily Kandinsky in Inghilterra e, tra le altre, le personali di Yves Tanguye Rita Kernn-Larsen), Guggenheim è costretta a lasciare l’Europa allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e torna negli Stati Uniti dove, nell’ottobre del 1942 a New York, fonda la galleria-museo Art of This Century, crocevia per molti giovani artisti all’epoca sconosciuti, tra cui: Jackson Pollock e Mark Rothko.
Nonostante il grande successo d’oltreoceano, il sogno di Guggenheim rimane quello di tornare in Europa e, nel 1948, dopo essere stata invitata ad esporre la sua collezione alla Biennale di Venezia, nel padiglione della Grecia, decide di trasferirsi definitivamente a Venezia.
Venezia per Peggy Guggenheim
Oltre ad averla considerata sempre un “porto sicuro”, Venezia è anche la città dove Peggy Guggenheim ha deciso di lasciare la sua eredità. Infatti, tutte le opere che nel corso della sua vita ha raccolto con tanta passione e ostinazione trovano casa a Palazzo Venier dei Leoni, il palazzo “non finito” sul Canal Grande Grande, dove la collezionista ha vissuto sino alla sua scomparsa nel 1979.
Valentina Muzi
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