Passeggiando per la città di Hong Kong, e guardando in alto, non ci mettereste molto a notare come moltissimi palazzi abbiano dei buchi, spesso molto grandi e piazzati proprio nel mezzo. Noti come “porte del drago”, questi spazi vuoti sono frutto dello strettissimo rapporto tra la città e il Feng Shui, l’antica arte taoista pensata come ausiliaria dell’architettura e dell’interior design. Che, a Hong Kong più che altrove, regola ogni cosa.
Il Feng Shui e l’architettura cinese
Letteralmente “vento e acqua” in cinese, il Feng Shui è a tutti gli effetti un insieme di pratiche di lettura e di interpretazione del paesaggio e dell’urbanistica, come anche dell’arredamento. Queste pratiche – tra il bello e il geomantico, cioè nel rispetto degli equilibri energetici cosmici – sono vissute come indispensabili, soprattutto dal momento che il loro scopo è quello di scongiurare dei possibili influssi negativi sulla vita e le attività umane e anzi favorirne il successo e la buona fortuna (che è detta più precisamente Qi). In tutta l’Asia orientale c’è un’attenzione, più o meno evidente, verso questa filosofia antica di cinquemila anni: nel progettare le città – lo vediamo in Cina a Beijing, Chengdu, Tekes e Xi’an – si fa attenzione a delle caratteristiche comuni, come il proteggere le montagne e mantenere una visuale sull’acqua e sulle pianure fertili. Questi benauguranti tratti favorirono peraltro sicurezza bellica, prosperità e abbondanza agricola, cementando l’abitudine. Con l’avvento della Rivoluzione Culturale, la Cina si impose di superare molte di queste credenze: Hong Kong, in quel momento (e fino a poco tempo fa) protettorato inglese, vi rimase invece legata.
Hong Kong e le regole del Feng Shui
Hong Kong quindi regola più severamente di altre città la costruzione di palazzi, quartieri e di conseguenza l’aspetto di tutto lo skyline. Ma quindi a cosa servono i grandi fori dei grattacieli di Hong Kong? A consentire all’energia – per alcuni nella forma di draghi – di volare dalle montagne all’oceano ogni giorno, lasciando quindi passare il flusso positivo attraverso la città senza interruzioni. È così per la HSBC, la Hong Kong Shanghai Bank, che appare oggi ben squadrata, con le montagne sullo sfondo e il porto davanti, con tanto di lobby elevata e scale mobili alla giusta angolazione; o ancora, per la costruzione della locale Disneyland, l’ingresso venne spostato di 12 gradi per “bloccare” la fortuna all’interno dello spazio commerciale. Si spiega così anche la piscina in cima all’Hopewell Center, un palazzo troppo simile a una “sigaretta fumante” e quindi da “spegnere” con dell’acqua. Ogni palazzo importante nel centro città viene quindi realizzato tramite la consulenza di esperti richiestissimi (e pagatissimi): i maestri di Feng Shui.
Violazione delle regole del Feng Shui e conseguenze
Ma cosa accade quando dei nuovi palazzi non rispettano queste regole non scritte ma ben chiare? Violazioni di questo principio sono condannate pubblicamente, come nel caso dell’installazione di JR in occasione di Art Basel 2023. A volte, queste infrazioni sono così gravi da dover essere contrastate con misure apposite, dai tratti immaginifici. Quando fu edificata la torre della Bank of China, i progettisti – apprendendo la lezione della Rivoluzione Culturale che chiedeva di dimenticare le “superstizioni” – ignorarono esplicitamente i maestri e realizzarono un palazzo pieno di angoli acuti che, secondo le previsioni, avrebbe “spezzato” il buon Qi e portato sfortuna a tutto il circondario. Alle prime avvisaglie negative, come i fallimenti di aziende vicine o addirittura la morte di personaggi pubblici, i maestri hanno additato pubblicamente le cattive scelte esortando a contrastare l’energia negativa. E così è stato: il grattacielo della HSBC ha velocemente installato delle gru di manutenzione che non hanno nessuno scopo se non quello di sembrare dei cannoni puntati contro la Banca.
Giulia Giaume
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