
A Bologna un’installazione trasforma la tecnologia in un “organismo vivente”: negli spazi di serra madre, il centro di produzione artistica e culturale di Kilowatt alle Serre dei Giardini, ha aperto il progetto The Soft Technology of Nature. L’opera, a cura di ecoLogicStudio, presenta una “tecnologia morbida”, capace di adattarsi e interagire con l’ambiente, con bioreattori di alghe, muffe intelligenti e organismi che hanno capacità di risoluzione di problemi complessi. Il progetto, che rimarrà visitabile fino al primo aprile con ingresso libero, è stato realizzato in collaborazione con i partner del progetto europeo PHOENIX, l’Università degli Studi di Firenze e la Regione Emilia-Romagna.






La visione di ecoLogicStudio da serra madre
Fondato a Londra nel 2005 da Claudia Pasquero e Marco Poletto, ecoLogicStudio si distingue per un approccio innovativo che intreccia architettura, biotecnologie e intelligenza naturale, andando a ridefinire il concetto stesso di tecnologia e trasformandola in un dispositivo in grado di collaborare con i processi ecologici, anziché dominarli. Questa visione trova piena sintonia con la missione di serra madre, che promuove il dialogo tra arte, scienza e ambiente per immaginare nuovi modi di abitare il pianeta. The Soft Technology of Nature si inserisce in questa ricerca proponendo un’esperienza immersiva che sfida l’antropocentrismo e invita a ripensare il rapporto tra umano e non umano.
Abbiamo chiesto a Nicoletta Tranquillo, direttrice artistica di serra madre, di raccontarci il significato di questa collaborazione e il ruolo dell’arte nella costruzione di un nuovo immaginario ecologico.

L’intervista alla direttrice di serra madre Nicoletta Tranquillo
serra madre è un laboratorio di immaginazione ecologica. In che modo The Soft Technology of Nature contribuisce a questa visione?
serra madre nasce con l’intento di decostruire una visione antropocentrica della realtà, cercando di ripensare il nostro rapporto con il mondo attraverso il dialogo tra arte, scienza e tecnologia. Il nostro obiettivo è mostrare come la tecnologia possa essere utilizzata per costruire connessioni con ecosistemi complessi, piuttosto che essere uno strumento per dominare la natura e potenziare le capacità umane, riconoscendo l’intelligenza diffusa del mondo naturale. L’installazione di ecoLogicStudio si inserisce perfettamente in questa prospettiva, presentando una “tecnologia morbida”, capace di adattarsi e interagire con l’ambiente anziché imporsi su di esso. In mostra troveremo bioreattori di alghe e studi sulle muffe intelligenti, organismi che hanno dimostrato capacità sorprendenti di risoluzione di problemi complessi, persino superiori a quelle umane in alcuni contesti.
L’installazione propone un cambio di paradigma sulla tecnologia. Quali sfide pone per la produzione artistica e la curatela?
Questa è una delle sfide più interessanti e rappresenta il cuore della nostra missione: serra madre non è un tradizionale spazio espositivo, ma un luogo di progettazione culturale che lavora con gli artisti per ripensare l’immaginario ecologico. L’arte ha il potere di nominare ciò che ancora non è stato pensato, aprendo nuove possibilità di immaginazione e azione, e noi lavoriamo per favorire il dialogo tra discipline, accostando artisti a ricercatori e imprese. Gli artisti non sono solo mediatori di dati scientifici, ma veri protagonisti della ricerca. In questo senso, gli artisti assumono un ruolo politico, perché il loro lavoro contribuisce a smascherare le incoerenze del nostro sistema e a immaginare alternative più sostenibili. L’accessibilità è un altro aspetto centrale: vogliamo coinvolgere un pubblico ampio e diversificato, superando le barriere dell’arte contemporanea tradizionale.

Il dialogo tra arte e ricerca scientifica da serra madre a Bologna
Quali sono le potenzialità e i limiti del dialogo tra arte e ricerca scientifica?
Le potenzialità di questa contaminazione sono enormi, ma ci sono anche alcune criticità da affrontare. Un ostacolo riguarda le modalità di collaborazione tra artisti e scienziati: spesso i ricercatori vedono gli artisti come meri divulgatori visivi della loro ricerca, non considerandoli interlocutori in grado di contribuire attivamente al processo di conoscenza. Così anche gli artisti talvolta faticano ad aprirsi a un confronto con un pubblico non specialista, temendo che ciò possa compromettere la complessità del loro lavoro. Un altro limite è legato alle tempistiche. Le residenze e i finanziamenti sono spesso finalizzati alla produzione di opere in tempi stretti, non fornendo il giusto spazio alla ricerca e alla sperimentazione. A serra madre lavoriamo per superare queste barriere, reputando che la chiave per una collaborazione efficace sia la cura delle relazioni e la creazione di contesti che facilitino lo scambio.
Perché avete scelto di ospitare The Soft Technology of Nature?
Seguiamo il lavoro di ecoLogicStudio da tempo, perché condividiamo il loro approccio sperimentale e ibrido, che unisce natura, tecnologia e progettazione. Ci interessa la loro capacità di immaginare spazi di coabitazione tra umano e non umano, non solo per scopi funzionali, ma come elementi di una nuova sensibilità ecologica. L’occasione è nata grazie a una collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze nell’ambito di un progetto europeo dedicato al Green Deal. L’obiettivo era realizzare un’installazione in cui il pubblico potesse entrare in contatto con entità non umane, riflettendo sul proprio rapporto con l’intelligenza naturale.
In che modo la ricerca di ecoLogicStudio e il lavoro di serra madre possono influenzare lo spazio urbano e la sostenibilità a Bologna?
serra madre promuove una sostenibilità che non sia solo tecnica, ma anche culturale e sociale, favorendo un ripensamento del rapporto tra umano e ambiente. Oltre a collaborare con scuole e imprese per esplorare applicazioni concrete, vogliamo essere un luogo di sperimentazione e confronto, contribuendo alla diffusione di modelli urbani che integrano natura e progettazione in modo più equo e inclusivo.
Diana Cava
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