La nuova ala del New Museum di New York progettata da OMA avrà un ristorante da non perdere

Il nuovo volto del museo di arte contemporanea del Lower East Side sarà svelato il prossimo autunno, con l’apertura dell’addizione progettata da OMA / Shohei Shigematsu. E ci sarà anche un ristorante fondata sulla sostenibilità e sul rapporto tra arte e cibo

Era il 1977 quando il New Museum di New York inaugurava a Manhattan come piccolo avamposto dedicato all’arte contemporanea, in un temporary space costituito da una sola stanza su Hudson Street. Al 2007, per i 30 anni del museo, risale invece l’inaugurazione di un intero edificio adibito a ospitare una collezione nel frattempo molto cresciuta, progettato dallo studio giapponese SANAA all’incrocio tra Bowery e Prince Street, nel Lower East Side.

L’ampliamento del New Museum di New York

Mentre il 2017 è stato l’anno dell’annuncio di un ambizioso ampliamento affidato a OMA / Shohei Shigematsu e Rem Koolhaas: l’addizione, che sarà svelata nell’autunno 2025, sarà il primo edificio pubblico di studio OMA a New York, e raddoppierà la superficie espositiva dell’istituzione, modificando anche il dialogo dell’edificio – ora caratterizzato da una moderna torre-fortezza verticale – con lo spazio esterno e la città.
Sempre nell’ottica di implementare l’attrattività per il pubblico, il nuovo progetto porterà con sé l’apertura di un ristorante museale che ben si colloca nel rinsaldarsi del sodalizio tra il mondo dell’arte e quello della ristorazione a New York, dove il reciproco interesse tra i due settori è affare consolidato – diversi sono i progetti di rilievo avviati in tempi non sospetti, in primis al MoMa – e ora sembra vivere una nuova, fortunata stagione.

Rendering of New Museum addition. Courtesy OMA
Rendering of New Museum addition. Courtesy OMA

Il nuovo ristorante del New Museum con Oberon e Julia Sherman

Al New Museum, il ristorante che inaugurerà il prossimo autunno sarà gestito in partnership con Oberon Group, che tra la città, l’Hudson Valley e l’area delle Catskill Mountains già detiene un portfolio di attività incentrate principalmente sulla sostenibilità economica e ambientale, e sull’impatto positivo della ristorazione sulla comunità (comprese diverse fattorie riattivate con funzione produttiva e formativa). Finora Oberon ha fornito supporto esterno per eventi al museo, sprovvisto di uno spazio adibito alla ristorazione. L’ampliamento ha invece consentito di articolare una sala da 100 coperti che funzionerà da caffetteria e ristorante (al pian terreno dell’edificio, con ingresso indipendente da Freeman Alley, anche negli orari di chiusura del museo), sotto la guida della cuoca e food writer Julia Sherman, conosciuta per il progetto Salad for President, nato come blog e diventato anche libro di successo, con il contributo di celebri chef e artisti chiamati a immaginare e disegnare insalate creative. Sherman, nata artista, ha più volte collaborato in passato con istituzioni museali come il Getty Museum e il MoMa PS1, per valorizzare la connessione tra arte e cibo, cui è dedicato anche il suo secondo bestseller, Arty Parties.

Il progetto di OMA/ Shohei Shigematsu per il ristorante del New Museum

Il focus del ristorante, il primo progettato da OMA / Shohei Shigematsu negli Stati Uniti, sarà dunque, come prevedibile, la sostenibilità: dei materiali utilizzati per l’allestimento e delle materie prime in menu, con l’obiettivo di valorizzare le produzioni locali dell’Hudson Valley e ridurre al minimo gli sprechi. Per realizzare lo spazio, OMA ha tratto ispirazione da ristoranti e community garden del Lower East Side, utilizzando soprattutto sughero e predisponendo la dislocazione in sala di molte piante. Ma anche l’arte sarà protagonista, con una installazione inedita di Ian Cheng per la zona del bar e arredi progettati da Minjae Kim. Nell’auspicio di chi l’ha voluto e degli architetti al lavoro, il ristorante dovrà diventare, oltre che nuovo asset dei servizi museali, un punto di riferimento indipendente per la scena gastronomica newyorkese, e spazio di dialogo tra arte e cibo.

Livia Montagnoli

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