Galeotta fu l’AA School
È un momento di grande vitalità per lo Studio A-i-o-n. Premiato dall’Unione Europea col prestigioso “Europe 40 under40 2011”, il duo siracusano sta vivendo una delicata fase di passaggio. Quella dalla ricerca a tempo pieno alla realizzazione dei primi progetti.
Andrea Di Stefano (1973) si laurea allo IUAV di Venezia e da lì prosegue all’Architectural Association di Londra, dove incontra la polacca Alexandra Jaeschke (1976). Entrambi hanno poi intrapreso svariate esperienze di lavoro negli Stati Uniti sino al 2007, quando partecipano al concorso Europan 9, proponendo un modello di urbanizzazione costiera per Siracusa, chiamato Campus Urbis. Vari incarichi con aziende locali permettono ai due di fondare lo Studio A-i-o-n e approfondire ancor di più i legami con questo pezzo di Sicilia, frastagliato e bellissimo, pieno di potenzialità per gli studi ambientali che interessano gli architetti. Lo studio, come testimonia Andrea Di Stefano, ha base a Siracusa quasi per caso: “Ci hanno proposto dei progetti, ci siamo messi al lavoro, abbiamo organizzato una base qui. Forse continuiamo a considerarla temporanea, mentre manteniamo rapporti con molte altre realtà”.
La formazione internazionale dei due ha permesso allo Studio A-i-o-n di intervenire sul delicato paesaggio siciliano con metodologie assolutamente innovative. Gran parte dell’interesse degli architetti è infatti rivolta alla grande scala del territorio, nel tentativo di mettere a sistema le frastagliate urbanizzazioni che vi insistono, creando sinergie fra le aree residenziali, produttive e naturali che si accostano senza alcuna logica. Il progetto Corridoi Biotici Artificiali punta di nuovo l’attenzione verso la fascia costiera siracusana, disponendo una serie di corridoi acquatici artificiali, appunto, che colleghino biologicamente la terra al mare in un sistema organico che depuri gli scarichi, irrighi le colture e promuova la biodiversità nell’ordine di un’integrazione fra evoluzione urbana e ambiente naturale.
Viene messa da parte l’immagine poetica e stereotipata di un territorio italiano vergine e incantato, a favore di una lettura realistica delle condizioni disastrate di aggressiva cementificazione in cui versano i nostri paesaggi. In questo contesto, lo Studio A-i-o-n definisce il concetto di “intensive landscape”, intendendo un sistema in cui “ambiente antropico e ambiente naturale si stratificano e si compenetrano”. Paesaggio come infrastruttura, quindi. Anzi, come sovrapposizione di diverse infrastrutture che operano con logiche e spazialità diverse.
C’è un’ottica comune che ricercate in tutti i vostri progetti?
Siamo interessati ai processi multipli che attraversano ogni progetto, perché in ogni caso si interviene in un divenire e si lavora con soggettività che si vanno formando. Ciò è sempre valido e ugualmente interessante. Non abbiamo un atteggiamento ideologico; anzi, poter intervenire nelle dinamiche della produzione capitalista è una sfida a cui non ci si può sottrarre.
Da quali presupposti teorici muovono le vostre considerazioni sul paesaggio?
La nostra ricerca muove dall’assunto che la relazione fra ecosistemi naturali e sistemi urbani non sia di semplice analogia, ma costituisca una sostanziale coerenza funzionale. In questi termini, le contraddizioni fra i due sistemi possono essere affrontate come istanze conflittuali, e dunque negoziabili, all’interno del più complesso sistema della biosfera.
Molto interessanti sono anche le vostre sperimentazioni all’interno dei processi industriali…
Abbiamo svolto diversi lavori in ambito industriale. Ci piace la pragmaticità che li informa. La funzione è scevra dalle sovrastrutture culturali che normalmente la irrigidiscono nello stereotipo, e paradossalmente si ha l’opportunità di reinventarla, purché soddisfi i requisiti richiesti. I progetti che ne vengono fuori sono macchine architettoniche, estremamente sistematici nella logica che li genera ed eccezionalmente efficienti.
Lorenzo Ciccarelli
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