Il gioco dell’ossificazione

Nuova tappa della riflessione di Luigi Prestinenza Puglisi sull’architettura contemporanea. Riflessione puntuta, come sempre. Che questa volta prende l’avvio da alcune considerazioni di Hans Ibelings.

Per Hans Ibelings, lo storico dell’architettura è un apprendista semplificatore e banalizzatore. Sarebbe meglio dire: un ossificatore. Dei tanti edifici di buona qualità che si producono in un certo periodo, ne seleziona una piccola percentuale per far cadere gli altri nell’oblio. E così poter scrivere storie dell’architettura che si diffondono nella descrizione delle opere di Le Corbusier, Mies van der Rohe e Frank L. Wright, mentre non dedicano una parola alla produzione degli architetti cubisti di area ceca o dei grandi interpreti della tradizione espressionista.  Per non parlare dell’oblio per le opere dei tradizionalisti, dei protagonisti dei Paesi dell’Est europeo o di aree geografiche estranee ai canoni stilistici occidentali.
La posizione di Ibelings è a mio giudizio pericolosa perché stigmatizza proprio ciò che dovrebbe caratterizzare il lavoro critico: vagliare pochi tra i tanti e sulla base di giudizi di valore. Senza selezionare si possono mettere, infatti, sullo stesso piano Michelangelo Buonarroti e la banda dei San Gallo, l’architettura olandese e quella rumena, Giuseppe Terragni e Marcello Piacentini, Zaha Hadid e Vittorio Gregotti, Renzo Piano e Franco Purini.

benedetto croce Il gioco dell'ossificazione

Benedetto Croce

Ma Ibelings individua anche un problema reale, e cioè che, senza un continuo lavoro di riscrittura e di discesa in campo di nuovi protagonisti, il racconto perderebbe interesse. Tanto più che, come suggeriva Benedetto Croce, la storia si fa sempre a partire dal presente, e quindi da una piattaforma precaria e mutevole, con continui aggiustamenti e cambiamenti di prospettiva. Come testimonia il fatto che, da sempre, personaggi giudicati positivamente in un certo momento sono stati poi ridimensionati e viceversa. Si pensi ad esempio ai manieristi, che sono venuti a godere di inaspettato favore.
Notava Ibelings che la semplificazione avviene anche per le fonti critiche e i riferimenti filosofici. Nietzsche, Derrida, Virilio, Varela e Maturana, Popper, Kuhn, Lakatos, Heidegger, Wittgenstein, Foucault, Deleuze: ecco alcuni autori che tutti, anche coloro che leggono solo le quarte di copertina, si sentono oggi in dovere di citare. Bene, quando qualcuno li evoca, soprattutto in sequenza, state tranquilli: è un ennesimo banalizzatore che si sta cimentando nel gioco dell’ossificazione.

Luigi Prestinenza Puglisi

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #2

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Luigi Prestinenza Puglisi

Luigi Prestinenza Puglisi

Luigi Prestinenza Puglisi (Catania 1956). Critico di architettura. Collabora abitualmente con Edilizia e territorio, The Plan, A10. E’ il direttore scientifico della rivista Compasses (www.compasses.ae) e della rivista on line presS/Tletter. E’ presidente dell’ Associazione Italiana di Architettura e Critica…

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