OBR e il nuovo ristorante sulla terrazza della Triennale di Milano
La Milano che sale, questa volta, ha scelto una location d’eccezione: il Palazzo dell’Arte. Il progetto temporaneo del nuovo ristorante riapre la terrazza della Triennale, opera di Giovanni Muzio, recentemente ristrutturata. per parlare ancora di alimentazione di qualità, ricerca, innovazione e design.
Quattro anni, tanto resterà aperto il rooftop restaurant, frutto di un concorso bandito nella primavera del 2014 e vinto a luglio dallo studio genovese OBR (Paolo Brescia, Tommaso Principi e Andrea Casetto) in collaborazione con Maddalena D’Alfonso.
Il progetto del padiglione stressa in chiave contemporanea il concetto lecorbusiano del plan libre, per generare un volume semplice e interamente trasparente, dalle linee pulite e razionali. Lo spazio è segnato dalla presenza di soli due volumi, il bancone del cocktail bar da un lato e quello della cucina dall’altro, volutamente mantenuti a un’altezza controllata per lasciare correre lo sguardo in ogni direzione, senza ostacoli.
Il paesaggio entra, quindi, a tutti gli effetti come parte integrante e sostanziale del progetto, vera e propria quinta scenografica, in reciproco dialogo, da un lato sul parco Sempione e il rinnovato skyline milanese, con una vista di eccezionale respiro, e dall’altro sull’orto aromatico del ristorante, progettato dal paesaggista Antonio Perazzi. Piante di alloro, piccoli ulivi ed erbe officinali, infatti, accolgono gli ospiti nello spazio d’ingresso (anche luogo di piccole mostre temporanee) e proteggono, fino a una certa altezza, la vista sull’interno.
Arretrato rispetto ai portali della facciata storica, ma di cui riprende il passo strutturale, il progetto pone attenzione con altrettanta ambizione estetica, al sistema portante modulare, approfonditamente studiato da Buro Happold, grande firma dell’ingegneria internazionale, e Milan Ingegneria.
Sottili profili portanti in acciaio finemente disegnati sorreggono le vetrate in parte scorrevoli, per permettere nelle stagioni più calde di ampliare la superficie del ristorante e garantire un’areazione naturale all’ambiente interno. Su binari paralleli, invece, traslano le vetrate laterali ad aprire lo spazio della cucina da un lato e del cocktail bar dall’altro, ampliandone le possibilità di utilizzo e l’interazione con il pubblico. Trattata come una vera e propria serra bioclimatica, il sistema di termoregolazione dell’ambiente interno è coadiuvato dalla presenza di una tenda mobile di 400 mq capace di oscurare la copertura anch’essa trasparente, utilizzata come schermo per le proiezioni di luce di Guido Bianchi.
Lo chef non poteva che essere stellato, e porta il nome di Stefano Cerveni, garanzia di eccellenza in fatto di cucina semplice ma raffinata, a suggellare la linearità di una struttura costruita con gli stessi principi.
Simona Galateo
www.triennale.org/it/ristorante2015
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