Quando Expo arriva a Reggio Emilia. Intervista con Francesco Librizzi
Apre al pubblico domani 16 maggio “Noi”, la mostra sulle eccellenze di Reggio Emilia e della sua provincia, curata da Luca Molinari. Ne abbiamo parlato con Francesco Librizzi, progettista dell’allestimento.
Durerà un intero anno, NOI – Storie di comunità, idee, prodotti e terre reggiane, l’ambiziosa mostra che intende presentare le eccellenze della provincia reggiana – territorio, imprenditori e aziende – senza cadere nella nostalgia o nella commemorazione di altre epoche. Curata da Luca Molinari e allestita nel Palazzo dei Musei, sede privilegiata anche per il suo valore simbolico – nei Musei Civici è infatti stabilmente conservata una vasta collezione, raccolta con il contributo fattivo delle comunità locali – restituita alla città nel 2014 dopo l’intervento dello studio Italo Rota, Noi rientra nel progetto territoriale WE A.RE \ Reggio Emilia per Expo 2015. Immagini, documenti e tutto il materiale esposto testimoniano l’indissolubile legame tra l’acqua e la terra, tra gli uomini e animali, proponendo con continuità un invito all’approfondimento diretto sul territorio, tramite mappe, indirizzi, link. Un’esperienza dunque con un obiettivo preciso: “Noi”, ha dichiarato infatti Luca Molinari, “è una riflessione aperta su un presente che sta cercando strade immaginabili alla costruzione di un futuro sostenibile e attento al cambiamento in atto, ma che prova a farlo partendo da una comprensione consapevole del patrimonio di storie e saperi che questa terra ha saputo distillare nei secoli. NOI è la rappresentazione di una comunità aperta, che include e chiama a sé storie, intelligenze, idee dal mondo per accoglierle e farne parte di un processo collettivo. NOI è l’idea di un paesaggio vivo in cui agricoltura, ambiente, produzione, alimentazione, educazione, comunità si fondono”.
A curare l’allestimento è l’architetto Francesco Librizzi, classe 1977, che abbiamo raggiunto poco prima dell’inaugurazione.
Cos’ha significato curare l’allestimento di questa mostra?
NOI affronta un tema particolare: possiamo definirla “una mostra sull’intelligenza diffusa di un territorio”. Non ci siamo misurati con un numero prefissato di opere d’arte, ma con un contenuto estremamente eterogeneo e articolato: memorie e prodotti, tradizioni e tecnologia, macchine e animali, fino ad arrivare ad un certo modo di fare educazione, con Reggio Children. Come sempre l’allestimento deve rendere comprensibile tutto questo, trasferendo quanto il curatore intende comunicare con l’esperienza individuale di visita. Una bella sfida.
Dal punto di vista progettuale cosa puoi dirci dell’intervento all’interno del Palazzo dei Musei?
Si tratta di spazi davvero particolari, con una struttura narrativa molto forte e collezioni complesse. Il museo si sviluppa su tre livelli e la mostra occupa per interno l’ultimo, con alcune presenze distribuite a partire dall’ingresso. Il terzo piano possiede una speciale abitabilità, presentandosi come una sorta di lungo corridoio. Il primo passo nella definizione dell’intervento di allestimento è stato originare un ritmo, una scansione in grado di rallentare la visita.
Quali sono i tratti peculiari del progetto?
L’allestimento ha reso visibile una struttura potenziale dello spazio esistente. Attraverso un sistema di portali consecutivi, prendono infatti vita tre navate, cui si è aggiunto uno spazio aereo. L’alternanza data da questa nuova scansione produce un ritmo ben visibile. Obiettivo primario del progetto era consentire al visitatore di non perdere mai il filo narrativo, pur muovendosi tra opere molto diverse, tra cui busti, carte geografiche, macchine e perfino scheletri di animali: abbiamo voluto generare un racconto spaziale unico e unitario, non diviso in sezioni.
La “navata centrale” è dedicata al rapporto tra terra e acqua. L’acqua è intesa non solo come fondamento della vita umana, ma anche come elemento, così come ha osservato Molinari “all’origine di grandi timori, soprattutto per chi si occupa di agricoltura”. Per questa si è scelto di approfondirne le connessioni a livello urbanistico, concentrandoci sullo sviluppo delle opere idrauliche nel territorio.
Il racconto sulla terra invece è stato declinato attraverso l’agricoltura e il legame con gli animali, sia addomesticati, come mucche o maiali da cui si originano i prodotti alimentari distintivi della zona sia selvatici, quali cervi, rapaci. Sono due entità non divisibili nella narrazione delle zone reggiane, così come nella mostra.
Ulteriore spazio è stato destinato alla descrizione della trasformazione meccanica della terra, dapprima attraverso gli utensili semplici, pale o zappe, impiegati per la bonifica fino ad arrivare ai più recenti brevetti delle aziende attive nella provincia reggiana, specie nella meccanica e nell’elettronica.
In quale modo restituite il temperamento e la storia della comunità reggiana?
“Noi costruiamo comunità” riconsegna lo spirito locale attraverso un tavolo di venti metri sul quale sono disposte decine di fotografie di grandi tavolate, la memoria di tante occasioni conviviali fortemente connesse al territorio. Ci sono inoltre tre spazi dedicati ad altrettanti consorzi [Parmigiano Reggiano, Aceto Balsamico Tradizionale, Carni Suine, N.d.R.].
Infine il fotografo tedesco Kai Uwe Schulte ha realizzato ritratti di alcuni reggiani, resi nell’allestimento come una grande parata di personaggi, da guardare dritti negli occhi. Alcuni sono dislocati in uno spazio dedicato, mentre altri accompagnano i visitatori già a partire dall’ingresso: a ciascuno è associata una breve narrazione, a cura della giornalista Marta Dore, con lo scopo di raccogliere voci antiche o contemporanee della provincia.
Dal punto di vista dei materiali, quali sono le peculiarità dell’allestimento?
Attraverso questo progetto tentiamo una sorta di esperimento, interpretando la sensibilità del museo, sia nella sua identità storica, sia riflettendo sull’ultimo allestimento: cerchiamo di estrarne dell’anima, in dialogo continuo tra formale e informale. La divisione dello spazio è affidata a strutture sottilissime, ovvero colonne circolari di 4 cm per 4 metri di altezza, tutte in mogano.
L’intera mostra è realizzata esclusivamente con tre diversi tipi di legno, mogano, abete e okoume. Così facendo si intende produrre minime variazione, in grado di alterare leggermente il tono e creare differenze tra gli ambiti senza chiuderle in compartimenti, proprio in nome delle connessioni profonde tra tutti i materiali selezionati.
Valentina Silvestrini
Reggio Emilia // fino al 30 aprile 2016
NOI. Storie di comunità, idee, prodotti e terre reggiane
a cura di Luca Molinari
PALAZZO DEI MUSEI
Via Spallanzani 1
0522 456477
www.musei.re.it
www.reggioexpo2015.it
MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/44969/noi-storie-di-comunita/
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