Biennale di Architettura. L’opinione di Paola Pierotti
Paola Pierotti, architetto, giornalista e co-fondatrice di PPAN – comunicazione e networking per il costruito, è stata alla conferenza stampa di Alejandro Aravena. Ecco le prime impressioni a caldo sui temi della prossima Biennale di Architettura che si aprirà a Venezia nel 2016.
COSA HANNO COMUNICATO I MEDIA
“Aravena e la Biennale dell’Architettura Povera” è il titolo di Repubblica. “Il sogno di un’architettura umana” ha titolato Il Piccolo di Trieste. “Militante con giudizio. La Biennale di Aravena sarà anti-archistar” è il titolo del Giornale. “Basta archistar, è tempo di architettura sociale: Venezia volta pagina con il cileno” e “Aravena scelta azzeccata: la star delle case sociali porta aria nuova in Biennale” sono i titoli scelti da Edilizia e Territorio. “Dopo il tetro Koolhaas, finalmente uno figo, un professionista che non vuole cambiarne il mondo ma migliorare la qualità dell’ambiente edificato” era invece l’articolo di Dagospia che commentava la nomina a curatore della 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia (qui trovate il report live che abbiamo fatto dalla conferenza stampa).
Povertà e umanità, il sogno e la militanza, l’aspetto sociale e la qualità della vita: sono queste le voci che si ritrovano nei titoli dei giornali e che hanno permeato il messaggio di Alejandro Aravena, direttore della prossima Biennale di Architettura di Venezia, e del presidente della Biennale Paolo Baratta nella presentazione della kermesse.
ARCHITETTURA COME BENE COMUNE
I media hanno recepito e comunicato chiaramente il messaggio: nel 2016 la Biennale cambierà passo e cercherà di raccontare l’architettura come bene prezioso, pubblico e gratuito, come strumento per migliorare la qualità della vita mentre si lavora al limite, in circostanze difficili, affrontando sfide impellenti. “L’architettura ha un potere di sintesi che pochi altri hanno perché riesce ad organizzare delle proposte”, ha dichiarato il curatore.
Da Commond Ground del 2012 a Elements del 2014 al Reporting from the Front del 2016. La ricerca concentrerà la sua attenzione sui temi di frontiera e su quelle soluzioni, anche semplici e minimali, che grazie a un buon processo o a un’illuminata committenza hanno saputo portare un vero cambiamento.
BASTA ARCHISTAR
In generale i media in questi giorni non hanno perso l’occasione per interpretare il messaggio di Aravena, esponente della nuova generazione, per rilanciare per l’ennesima volta il tema “basta archistar”. In realtà l’architetto cileno a Venezia in occasione della presentazione alla stampa non ha detto proprio così, ma: “Individuiamo i problemi, prendiamone atto e cerchiamo la giusta soluzione. Ci sono state situazioni in cui le opere iconiche delle archistar sono state la migliore risposta possibile. Nella Mostra del 2016 cercheremo esempi, nel mondo, dove il bicchiere è mezzo pieno e impareremo dalle buone esperienze quali sono gli strumenti di successo che apportano un cambiamento positivo”.
DALL’ARCHITETTURA AI TEMI CALDI DEL XXI SECOLO
Sarà una Biennale “di speranza”, ha detto il Presidente Baratta. E se si partirà dal basso, guardando ai luoghi marginali, al social housing, agli spazi sociali dei più deboli, si finirà per incrociare con soluzioni possibili quei temi così caldi come sono le periferie, l’emergenza immigrati, il degrado e i rifiuti in città: temi tanto urgenti che per ora rimbalzano tra norme e dibattiti politici, ma che non si sono tradotti, almeno nel nostro Paese, in risultati tangibili, in linea con la domanda sociale e con le disponibilità economiche.
Paola Pierotti
www.labiennale.org/it/architettura/
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