Biennale di Architettura. L’opinione di Alberto Iacovoni
In attesa di incontrare Alejandro Aravena, continuano le riflessioni sul tema che ha lanciato per la prossima Biennale di Architettura di Venezia. È la volta di Alberto Iacovoni, architetto e co-fondatore dello studio ma0/emmeazero.
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FRONTI ESTERNI, FRONTI INTERNI
Notizie dal fronte fa pensare a luoghi distanti, a territori di conflitti, a confini tra noi e l’altro, l’altrove. Fa pensare a rifugi temporanei, avamposti e avanguardie che si installano in nuovi territori, o difendono quelli vecchi. Fa pensare ancora a chi opera in situazioni estreme, dove qualsiasi discorso sull’architettura può essere messo in crisi dall’urgenza dei bisogni primari.
Fa pensare a notizie che devono viaggiare per chilometri per giungere fino a noi, anche se non più mediate da ricetrasmittenti gracchianti, comunque come eco di fatti concreti che non ci toccano direttamente.
Ma questo titolo, e le parole del curatore della prossima Biennale di Architettura di Venezia, Alejandro Aravena, mi hanno fatto pensare subito a qualcosa di molto vicino, a qualcosa con cui ci confrontiamo quotidianamente, ai fronti molteplici che attraversano il fare architettura, come quello che oppone le forze che tendono a privatizzare il territorio a quelle che difendono – perché sono sotto attacco indubbiamente – la dimensione pubblica della città. O il fronte che divide chi considera, come alcuni nostri amministratori pubblici, l’architettura un lusso da lasciare agli interventi eccezionali, buoni da rivendere sulle prime pagine dei giornali, e chi pensa che ogni spazio della quotidianità meriti un buon progetto. E ancora il fronte che sembra allontanare sempre di più la comunicazione spettacolare che riduce e banalizza tutto dal discorso alto e colto sull’architettura. E il fronte tra chi crede ancora nel progetto e chi predica una rivoluzione dal basso, o ancora i fronti che si innalzano come reazione alle sconfitte subite, per rinchiudersi in un gratificante narcisismo intellettuale, o in una corazza di cinismo e rancore.
UNA BIENNALE INCLUSIVA
Fronti su cui gli architetti combattono ogni giorno, ma che non si possono abbattere con il conflitto, perché gli avversari sono spesso inevitabilmente anche i committenti, ma solo trasformando l’opposizione in un’alleanza, convincendo il nemico della bontà – e utilità – di un’architettura che non resiste e si difende, ma include, rilancia, che accetta di perdere la propria purezza per deviare il corso delle cose.
Io credo che il fronte di cui parla Aravena sia quella linea a volte poco chiara, piena di falle, luogo di continui sconfinamenti, e per questo molto interessante, che li comprende tutti, e divide chi crede che l’architettura possa farsi carico delle urgenze dei nostri tempi da chi pensa che le sue ragioni possano nascere e morire all’interno di un recinto chiuso e definito, che si fa, in questi tempi di migrazioni e squilibri planetari, sempre più piccolo e trascurabile.
Alberto Iacovoni
www.labiennale.org/it/architettura/
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