Ettore Sottsass supereroe: un libro di Massimo Giacon
Esce il 5 novembre in libreria il primo titolo di una collana di graphic novel che 24 Ore Cultura dedica a grandi architetti e designer. “Ettore” è ricordato e raccontato con affetto e ironia nei fumetti d'artista di Giacon.
“Con Ettore ho lavorato, ho disegnato, mi sono fatto dare consigli, l’ho trasformato in un fumetto, è stata la prima persona che mi ha spinto a dipingere, l’ho ascoltato, l’ho frequentato, mi ha accolto”. Massimo Giacon (Padova, 1961) racconta Ettore Sottsass (Innsbruck, 1917 – Milano, 2007) attraverso i suoi contatti diretti col preclaro designer, architetto, pittore, e chi più ne ha più ne metta: un uomo che in sessant’anni di carriera ha zigzagato con brio tra Razionalismo, Movimento Arte Concreta, Spazialismo, cultura Pop, radical design (una “estetica più etica”), gruppo Alchimia, Memphis e chissà bene quanto altro.
Ne è nato un libro obliquo e coloratissimo che è una biografia ma anche allegramente una autobiografia: un omaggio da discepolo a maestro, da amico ad amico, da (ormai ex-) giovane promettente a venerabile maestro dichiarato. È un’onoranza affettuosa che si guarda e si legge con singolare abbandono ludico.
UNA CARRIERA TORRENZIALE, LETTERALMENTE VARIOPINTA
Il percorso a sorpresa del versatile Sottsass viene rievocato dall’artista Giacon in modi diversi, un po’ biografici, un po’ aneddotici, un po’ enciclopedici. Peraltro, i riassunti delle puntate precedenti ci sono sempre utili per rinverdire le sparse nozioni già presenti nei nostri cervelli sovraffollati. Ritroviamo Ettore (ormai lo chiamiamo così anche noi, sentendoci più confidenti) via via alle prese – per esempio – col pittore Luigi Spazzapan, con la creazione magistrale della macchina da scrivere Valentine per la Olivetti, con Fernanda Pivano e i poeti della beat generation (“va a pesca con Ginsberg e scambia figurine di calciatori con W. Burroughs”), con Aldo Cibic, Marco Zanini e Matteo Thun a fondare lo studio Sottsass Associati e poi il nodale Gruppo Memphis.
Si rievoca così la nascita del design postmoderno: strambi mobili e oggetti dalle tinte accesissime e dai titoli sempre ironici, che sfidano e travalicano indomiti i confini del Kitsch, riuscendo a rivoluzionare i canoni estetici del design perlappunto in senso simbolico, emotivo e rituale.
UNA SOLA LINEA, PERÒ SGHEMBA, DA ECLETTICO A ECLETTICO
Ma il clou del libro nasce dal primo storico e sapido incontro tra il biografo e il biografato, nel 1984, quando Giacon ha appena ventitré anni, in carriera da poco, e una interurbana da Milano lo convoca alla presenza del disinvolto designer-con-i-baffi, che si complimenta per i suoi vivaci fumetti tutti a spigoli e lo assolda per una missione delicata: illustrare un ristorante. Detto fatto, l’accordo tra i due è subito liscio. Peccato che, poco dopo, Ettore riporti a Massimo che il progetto è stato accolto “malissimo. Al nostro cliente non è piaciuto, e soprattutto ha trovato i tuoi disegni orribili! Ma non preoccuparti! Quello non ha capito niente! Vedrai che lavoreremo ancora insieme…”. E infatti.
Non solo, Ettore continuerà a incoraggiare possentemente il virgulto: “Massimo, tu devi dipingere, e il tuo primo quadro lo commissiono io!”. Quasi commovente. Ma c’è di buono che Giacon narra, altalenando su e giù per li rami degli anni, da par suo: a sbalzi e sprazzi fantasiosi di forme e colori, con quello stile peculiare tutto spigoli e diagonali, ipercolorato, con cui ci ha abituati a vederlo attraversare irridente fumetti, pittura, ceramiche, design, street art. Degno erede della sovrana noncuranza degli steccati di quell’Altro. Sposando esattamente anche lui, non di meno, “funzionalità, sensorialità e ironia”.
ALTERNANZA DI CITAZIONI ILLUMINANTI
Forse, per capire meglio la misura dell’incontro/scontro Sottsass/Giacon, è utile uno scambio di dichiarazioni alterne, in grado di puntare il dito e lo sguardo in direzioni diverse e chissaccome complementari. Proviamo.
Sottsass: “La pittura mi ha sempre interessato moltissimo. In sé, ma anche come possibilità di accrescere l’espressività di un luogo. Ora che ci penso può darsi che l’architettura fosse per me una specie di etichetta sovrapposta a un naturale interesse per l’emotività e l’espressività più intense”.
Giacon: “Perché il suo design piace a grandi e a piccini? (Forse perché è zeppo di simboli sessuali ricoperti di cioccolato fondente? Cosa trama nell’ombra la Compass Associati? Perché i 40 lavoratori dello studio hanno sempre quel sorrisetto sulle labbra?)”.
Sottsass: “Architettura non è solo il disegno della facciata o la composizione delle finestre, ma qualcosa che va più in là: emozione, colore, materie, elementi continui come la luce”.
Giacon: “Ogni tanto mi capita di trovare bambini che mi chiedono se ho conosciuto supereroi nella mia vita, visto che disegno fumetti. Ettore è stato l’unico vero supereroe che io abbia mai conosciuto. Il superuomo che aveva il potere di ascoltare la voce delle cose”.
Sottsass: “Sto cercando di raggiungere una visione statica e trasparente delle cose, una visione molto amorevole, la meno aggressiva e la più accogliente possibile. Ma non è facile. Se non si è dei geni, la si raggiunge solo da vecchi”.
Giacon: “Forse l’unica storia possibile che potevo raccontare su Ettore risiedeva in quello che avevamo fatto insieme e nelle parole che ci eravamo detti. Che poi sono cose che non è che si sanno molto, anzi quasi per niente. Non volevo che diventassero degli aneddoti, ma che facessero capire quanto Ettore fosse una persona divertente, oltre che profonda e un po’ malinconica”.
LA CONFESSIONE DEL BIOGRAFO-AUTOBIOGRAFO
Quando un libro merita, ci si rende conto che la maniera migliore di parlarne è ritirarsi in buon ordine dietro le quinte e farlo parlare in prima persona.
Lasciamo quindi, umilmente, la spiegazione conclusiva e definitiva a Giacon: “Non volevo produrre una fredda biografia, anche perché Ettore ha scritto su di sé e sul suo lavoro moltissimo, e pure molto bene, anzi più che bene, Ettore era uno scrittore formidabile! Ho pensato che più che un libro ‘su’ di lui doveva essere un libro ‘con’ lui come protagonista, e in fondo su come l’incontro con lui avesse cambiato un pochino la mia vita, soprattutto la percezione di certe cose. Prima di incontrare Ettore per me il design e l’architettura erano una cosa noiosa, quella cosa che bisognava mettere nei fumetti giusto perché gli spazi non sembrassero troppo vuoti.
Ettore, senza farmelo pesare troppo, ma introducendomi nel suo mondo, mi ha fatto capire anche un po’ di più cos’era la progettazione, e l’ha fatto da bravo maestro, da maestro di quelli che non ci sono più, quelli che quasi non hanno bisogno di dirti le cose, di spiegarti come vanno fatte, ma semplicemente di mostrartele nella giusta luce. Probabilmente senza di lui non sarei mai diventato un designer; ma poi, lo sono davvero?”
Alla fine, dunque, non solo forse si capisce meglio Sottsass, ma forse si capisce meglio pure Giacon. Un’opera (forse) doppiamente utile.
UNA PRIMA PRESENTAZIONE PUBBLICA DELLA COLLANA
A dimostrazione che il fumetto funziona a meraviglia per raccontare adeguatamente chi usa dare forma grafica alle idee anche più astruse, accanto al titolo di Giacon su Sottsass, a inaugurare la collana di 24 Ore Cultura se ne aggiunge anche uno di AkaB su Frank Gehry.
I due volumi, in vendita a € 17,90 cadauno, saranno presentati al Mudec di via Tortona a Milano il 25 ottobre alle 17.
Ferruccio Giromini
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