Artista e premier. Edi Rama a Mantova
L’artista e premier albanese dà nuova vita al Polo Formativo di Lunetta. In anteprima per Artribune le foto dell’intervento che verrà presentato entro la fine del mese
Arte urbana e periferia. Con pratiche e linguaggi differenti, un connubio sempre più frequente nelle città italiane. Così se Roma dona nuova veste alle facciate di Tor Marancia, San Basilio e Torpignattara, chiamando street artist da tutta Europa, Mantova riqualifica la corte del Polo Formativo di Lunetta coinvolgendo un fuoriclasse del colore. Parliamo di Edi Rama, già affermato artista in esilio a Parigi, poi sindaco di Tirana, oggi premier dell’Albania, artista-politico che ha fatto della vernice un eccellente strumento di trasformazione urbana.
Su invito del primo cittadino Mattia Palazzi e dell’assessore alla Rigenerazione Urbana Lorenza Baroncelli, Rama ha aggiunto ai canonici interventi di recupero – nuova pavimentazione, arredo urbano, insegna universitaria, accesso al parcheggio dal retrostante viale Calabria, collegamento alla pista ciclabile – il suo potente tocco di colore. In contrasto con il preesistente palinsesto di intonaco azzurro, cemento grigio e infissi gialli, un blu profondo ricopre ora ogni centimetro a vista della sede distaccata dell’Università di Brescia: dalle facciate agli infissi, dai soffitti dei corridoi alle panchine sotto i portici. Una macchia cangiante al variare della luce, che conferisce identità e senso di appartenenza: vivace quinta per chi sosta nella piazza, monolitico landmark per chi attraversa la periferia nord di Mantova. Non un’opera di tinteggiatura, ma un vero e proprio intervento artistico regalato da Rama alla città.
Dai tempi e i costi di realizzazione decisamente contenuti (meno di due mesi di cantiere, per un importo complessivo che non raggiunge i 40mila euro), la pittura d’autore vuole essere non solo strumento di valorizzazione dell’edificio progettato negli Anni Settanta dall’architetto Paolo Bulli, ma anche possibile attrazione per risorse internazionali, economiche e culturali. Un sottile generatore di meccanismi virtuosi, da replicare nel territorio. “In questo modo recuperiamo uno spazio importante”, spiega il sindaco, “e lo facciamo attraverso un intervento artistico che donerà nuova bellezza alla struttura e all’area in questione. La nostra intenzione è quella di aprire bandi internazionali per coinvolgere artisti, designer, architetti e altre figure ancora per la riqualificazione e l’abbellimento della nostra città”.
Un’operazione tanto semplice quanto ambiziosa, ma non velleitaria. Basti pensare al celebre precedente a larga scala di Tirana, valso a Rama il prestigioso titolo di World Mayor 2004. Un’ondata di tinte arcobaleno, pattern geometrici, accostamenti di colori volutamente a contrasto con cui l’allora neo-eletto sindaco ha travolto e stravolto le grigie facciate dei casermoni comunisti. Un’azione a budget quasi zero, con effetti sorprendenti.
Coinvolti in dibattiti sulla nuova estetica, gli abitanti della capitale albanese hanno scoperto interesse verso lo spazio pubblico, acquisito il senso del bene comune e un’identità negata dall’uniformità imposta dal regime; la città ha improvvisamente acquisito enorme visibilità internazionale, volano per lo sviluppo economico.
Riuscirà nei fatti la capitale italiana della cultura 2016 a replicare l’effetto Tirana? Primo banco ufficiale di prova, l’inaugurazione prevista in questo mese alla presenza del sindaco Palazzi, l’assessore Baroncelli e i rappresentanti dell’Università di Brescia. In attesa di conoscere la data, fra le strade di Lunetta e nelle piazze virtuali dei social network sono già iniziate le discussioni. Se l’esperienza balcanica insegna, la direzione è quella giusta.
Marta Atzeni
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