Borghi d’autore. Consigli di visita a pochi passi da Roma
Se è vero che la capillare diffusione di paesini di impianto medievale, arroccati su colli e montagne, è una caratteristica che accomuna tutte le regioni d’Italia, è vero anche che i borghi laziali presentano alcune particolarità. Ecco alcuni consigli.
I borghi di impianto medievale che si trovano in Lazio hanno alcune peculiarità. Ad esempio l’evidenza con cui emergono, all’interno dei fitti tessuti edilizi, i resti antichi, variamente riusati e inglobati in strutture più recenti: si pensi a Cori, Alatri, Terracina, Tivoli.
Ma forse ancora più singolare è un’altra caratteristica: il gran numero di interventi urbanistici attentamente pianificati nel corso dell’Età Moderna, per ordine di ambiziosi feudatari che, in concomitanza di solito con la costruzione o il rinnovamento delle residenze signorili, hanno promosso il completo riassetto dei borghi o l’aggiunta di nuovi quartieri. Così non è raro imbattersi nella convivenza tra raccolti nuclei medievali, dalle vie strette e tortuose, e parti attraversate da strade rettilinee, con ampie piazze e studiate prospettive. Veri e propri esperimenti di micro-urbanistica, da leggere in parallelo con le scenografiche soluzioni adottate nel “gran teatro” dell’Urbe.
Gli architetti che cambiano il volto di Roma sono coinvolti anche in queste imprese più defilate: così Bernini, per i Chigi, trasforma il paese di Ariccia e, sempre in provincia di Roma, a Monterano, progetta per gli Altieri il riassetto del borgo, ora ridotto a fascinosissima rovina barocca. Alla trasformazione di San Martino al Cimino (Viterbo) contribuisce invece Borromini: nel feudo della terribile donna Olimpia spiccano le case tutte uguali per i nuovi abitatori, nelle quali si possono ravvisare le antenate della moderna edilizia popolare.
La ricerca di questi episodi di riqualificazione ci conduce su sentieri poco battuti, in paesi dimenticati non tanto da Dio, quanto dalle guide turistiche: fra i tanti si possono ancora citare, a breve distanza da Roma, la minuscola Filacciano e San Gregorio da Sassola, dove accanto al nucleo turrito si stende il secentesco Borgo Pio, con ampia (e incompiuta) piazza ovale.
Fabrizio Federici
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #29
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