Tra misura e paesaggio. Teresa Moller alla Biennale di Architettura

Un’installazione ha condotto alla 15. Mostra Internazionale di Architettura il racconto delle cave di travertino nel deserto di Atacama nel nord del Cile. Il tema affrontato è quello dello scarto, uno degli obiettivi della Biennale firmata Aravena.

“When we are quiet, we begin to hear what the land tells us. Of course, the most important part is to try and develop a project which can, then, help other people listen and be aware of what the landscape tells them, so that they can find who they are and what is there for them”.
Teresa Moller, Lecture About Nature
Athens Concert Hall, 03/10/2014

Catch the landscape è l’arte del paesaggio a contatto con il pubblico. Il progetto di Teresa Moller nella sua installazione per la Biennale di Venezia di Architettura è apparso monumentale, nonostante le dimensioni ridotte dei singoli elementi all’interno delle Corderie dell’Arsenale e fuori, negli spazi aperti. Frammenti di blocchi di pietra, residuali di lavorazioni nelle cave di travertino cilene ignorate, hanno occupato in modo ritmico gli spazi esterni ai padiglioni. L’allestimento aveva in sé un obiettivo sociale e una connotazione volutamente comunitaria, volendo restituire alla condizione urbana la possibilità di arricchirsi, seppure con materiali definiti di scarto. Lo studio di progettazione Moller ha trasformato residui di lavorazioni in pietra ormai inutilizzati in un allestimento di grande qualità urbana. L’idea alla base si lega al concetto secondo cui non è necessario attingere da nuove risorse quando si possono utilizzare gli scarti, anche in architettura. La presenza degli elementi in pietra e l’utilizzo da parte dei fruitori della mostra, che scelgono la sosta per “catturare” brani di paesaggio veneziano, ha dimostrato come questa idea risulti idonea a un ambito pubblico, con la possibilità di ottenere una maggiore fortuna calandola in una città.

Teresa Moller, Catch the landscape - 15. Mostra Internazionale di Architettura, Venezia 2016 - photo Erika Pisa

Teresa Moller, Catch the landscape – 15. Mostra Internazionale di Architettura, Venezia 2016 – photo Erika Pisa

UN INTERVALLO NELLA QUOTIDIANITÀ

Adoperare questo tipo di elementi significa lavorare su due fronti, quello del processo post-industriale e della misura tra le cose e delle cose. Scrive Bernard Tschumi: “Va ricordato che l’architettura era l’arte della misura, delle proporzioni. Un tempo permetteva a intere civiltà di misurare il tempo e lo spazio, ma la velocità e la telecomunicazione delle immagini hanno snaturato l’antico ruolo dell’architettura. La velocità dilata il tempo compattando lo spazio, e confuta la nozione di dimensione fisica”. Teresa Moller, evidenziando le ragioni che hanno portato a sviluppare l’allestimento, ha dichiarato che non ci sono più spazi per l’intuizione nelle nostre vite: definisce lo spazio come uno strumento, perché capace di agire sulle cose, sulle persone. Non c’è margine per l’osservazione, per prendere il vento che ci soffia intorno, e per questo Catch the landscape è diventato un intervallo nella quotidianità della mostra e della città.

Teresa Moller, Catch the landscape - 15. Mostra Internazionale di Architettura, Venezia 2016 - photo Erika Pisa

Teresa Moller, Catch the landscape – 15. Mostra Internazionale di Architettura, Venezia 2016 – photo Erika Pisa

PAROLA D’ORDINE: CONTAMINAZIONE

Quando un materiale è per natura unico, la provenienza diventa uno dei fattori principali, perché in qualche modo porta con sé la sua storia anche quando non è raccontata con parole esplicite. Qui viene raccontata la vicenda di una cava di travertino nel deserto di Atacama, nel nord del Cile, dove il materiale è estratto con tecniche rudimentali, producendo per questo un enorme quantitativo di scarti. Le pietre inutilizzate via via si accumulano lungo la recinzione della cava, delineando quelle che un giorno saranno aree dimenticate e dismesse. Il termine “contaminazione” esprime bene il carattere dei progetti dello Studio Moller. I nuovi elementi vengono messi in contatto con il luogo ospite, mantenendo da un lato la loro identità e dall’altro entrandovi in comunicazione. In generale, nell’opera dello studio cileno sembra si cerchi sempre un dialogo tra le cose misurate dell’architettura e la variabilità della natura, come afferma la stessa Moller: “I say that the difference between architecture and landscape is that a wall is 5×5 and a tree, you will never know. […] I am interested in the process”.

Nicola Violano

www.teresamoller.cl/
www.labiennale.org/it/architettura/

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Nicola Violano

Nicola Violano

Nicola Violano (1989), laurea in architettura con massima votazione e tesi sui territori di cava e le strategie di rifunzionalizzazione di un comparto lapideo. Opera nell’ambito della progettazione architettonica e contribuisce alla didattica dei corsi di Composizione architettonica presso l’Università…

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