Rambla Papireto. Rigenerazione urbana a Palermo
Un antico quartiere della città di Palermo è al centro di un processo di rigenerazione urbana e sociale fondato sul coinvolgimento attivo della comunità locale. Un’analisi a cura di Marialuisa Palumbo.
Pochi minuti a piedi separano il rione Danisinni dalla Cattedrale e dal Palazzo Reale di Palermo. E pochi minuti a piedi separano il quartiere da un altro degli straordinari monumenti della città, la residenza estiva dei re Normanni, il Palazzo della Zisa. Eppure, non solo per i turisti, ma per gli stessi palermitani, Danisinni è un luogo remoto, uno strano “buco” spazio temporale su cui lanciare sguardi furtivi da una macchina in transito verso altre mete. Ad attirare lo sguardo è l’apertura, il diradamento dell’edificato ma anche un evidente sprofondamento: Danisinni è uno spazio ribassato rispetto alla quota di imposta della città, una depressione che, sino al XVI secolo, raccoglieva le acque del fiume Papireto (acque che la leggenda voleva collegate al Nilo visto che, come ci ricorda il nome, anche qui crescevano i papiri). Dopo l’interramento del fiume (come intervento risanatore per il suo inquinamento), Danisinni diventò rapidamente un pezzo di città fuori le mura: un fazzoletto di casupole a uno o due piani cresciute, col disordine armonioso e vitale tipico della città informale, intorno ai terreni fertili di quella che era stata una palude. Oggi Danisinni è ancora lì ma è diventato un pezzo di campagna in città, assediato dall’esterno e dall’interno dall’urbanizzazione cresciuta nei secoli all’esterno delle mura, fermatasi agli Anni ’70, ai margini della depressione, e poi andata a occuparne simbolicamente il centro con un asilo e un consultorio, entrambi chiusi da anni per la presenza di cedimenti dovuti alla natura instabile del terreno.
L’IMPEGNO DELLE ASSOCIAZIONI
In questo contesto, nonostante il restauro della Zisa – ultimato nel 1991 – e il recupero e la trasformazione delle vicine officine dello storico mobilificio Ducrot (acquistate dal Comune nel 1995 e trasformate in “cantieri culturali” della città, straordinari spazi espositivi per eventi teatrali, musicali e cinematografici), Danisinni resta un’oasi trascurata dai processi di sviluppo e dalle politiche sociali, mal collegata alla terra ferma della città.
Negli anni però sono molte le realtà sociali che si attivano per il quartiere, dove è importante la presenza della parrocchia di Sant’Agnese. Nel 2013, l’associazione ASTES – associazione per lo sviluppo territoriale sostenibile, in collaborazione con l’associazione locale pro-Danissini (alla ricerca di fondi per la ristrutturazione di asilo e consultorio), propone un piano di sviluppo socio economico per il rione, denominato provocatoriamente Danisinni RI.DE. (RInasce dal Degrado). Grazie a un folto gruppo di volontari, insieme all’AIPIN – associazione italiana ingegneria naturalistica, come segno evocativo della possibile rinascita, nel giardino del consultorio realizza un biostagno, riportando alla luce le acque sotterranee del Papireto e i suoi papiri.
Nel 2015 Valentina Console, docente di scenografia della vicina Accademia di Belle Arti, con la collaborazione degli studenti e di Angela La Ciura, anche lei docente dell’Accademia e proprietaria di diecimila ettari di terreni abbandonati proprio nel cuore di Danisinni (poi donati in comodato d’uso alla attigua parrocchia di Sant’Agnese), dà vita a una fattoria sociale che innesca un processo di attivazione del quartiere e riscoperta del valore del luogo. Parallelamente, nel luglio 2015, l’iscrizione dell’itinerario arabo-normanno (cioè di una serie di monumenti palermitani tra cui il Palazzo Reale, la Cattedrale e la Zisa) nel patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco sollecita il disegno di itinerari turistici pedonali per collegare questi luoghi.
L’ESPERIENZA DI RAMBLA PAPIRETO
Nel 2017, grazie al sostegno dell’Accademia e del Comune, Valentina Console insieme all’artista Enzo Patti, prosegue il lavoro su Danisinni coinvolgendo altre associazioni per dar vita a un grande laboratorio artistico e sociale rivolto agli studenti dell’Accademia e ai bambini e alle famiglie di Danisinni.
Tre gli ingredienti principali del laboratorio: la street art con gli artisti muralisti di CaravanSerai; un laboratorio di circo e giocoleria condotto da Circ’all, associazione di promozione sociale impegnata nella diffusione della cultura del circo contemporaneo, del teatro di strada e delle arti performative; un laboratorio di comunicazione affidato ai giovani di NEU, agenzia specializzata in service design, rivolto agli studenti dell’Accademia per insegnare loro a costruire strumenti innovativi di comunicazione dei progetti artistici sul web.
A partire dal monito di Majakovskij, secondo cui “l’arte non è uno specchio cui riflettere il mondo, ma un martello con cui scolpirlo”, Rambla Papireto ha lavorato sulla pelle del quartiere, ma anche sui corpi e sulle emozioni dei suoi bambini, mostrando loro come il linguaggio creativo del corpo e dei colori possa divenire strumento per dar voce ai propri sentimenti, alla rabbia e alla paura. L’obiettivo è innescare un processo virtuoso che, partendo dal riconoscimento del valore del luogo e dell’energia creativa delle persone, trasformi le superfici addossate delle case in una galleria d’arte a cielo aperto, per poi recuperare i tanti spazi abbandonati facendone residenze d’artista e per giovani studenti stranieri, nel quadro di uno spazio pubblico che, tornando a essere parte del percorso storico di collegamento tra Palazzo Reale e il Castello della Zisa, possa diventare un itinerario turistico e artistico.
UNO SGUARDO AL FUTURO
Domenica 2 luglio si è conclusa la prima fase del progetto Rambla Papireto con una grande festa che ha portato tanti visitatori – palermitani che non erano mai stati a Danisinni, ma anche le istituzioni cittadine con il sindaco Leoluca Orlando – a passeggiare per le strade del quartiere. Come espresso chiaramente dalle parole del sindaco “Questo risveglio di vita fa crescere finalmente le giuste richieste degli abitanti… Oggi finalmente hanno consapevolezza di essere cittadini palermitani”. Non ci resta che sperare che sia così, che gli abitanti non rinuncino a essere “palermitani” e che, accompagnati dalle istituzioni culturali, vadano avanti con il processo di trasformazione, pretendendo adesso che anche il pubblico faccia la sua parte, riaprendo i tracciati pedonali e riallacciando le fila degli spazi pubblici ma anche riaprendo finalmente i due spazi comunali abbandonati proprio al centro della piazza.
– Marialuisa Palumbo
https://www.facebook.com/RamblaPapireto/
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati