Architettura. Frida Escobedo e il Messico
La messicana Frida Escobedo continua a dominare il palcoscenico dell’architettura internazionale. Dalla collaborazione, non ancora trentenne, con Herzog & de Meuron fino alla imminente partecipazione alla Chicago Architecture Biennial, ecco un riassunto della sua carriera.
Brulicante megalopoli di ventidue milioni di abitanti, Città del Messico è un dedalo di quartieri barocchi e icone del modernismo, grattacieli di vetro e caotiche periferie. È in questo densissimo tessuto urbano, disseminato di aree residuali da riattivare, edifici da adattare e spazi pubblici da inventare, che nel 2003 la 24enne Frida Escobedo muove i primi passi nel mondo dell’architettura. Con gesti minimi ma efficaci ed eleganti tessiture di materiali ordinari, la giovane messicana realizza micro estensioni e residenze private che combinano il rigore del moderno alla spontaneità della tradizione locale. Architetture sensibili alle storie dei luoghi e di chi le abita, che fanno rapidamente apprezzare il talento dell’Escobedo, chiamata non ancora 30enne dai Pritzker Herzog & de Meuron a partecipare al visionario progetto di Ordos 100, città sperimentale nel cuore della Cina.
DAL MESSICO ALL’EUROPA
Due anni dopo, con la sorprendente vittoria del concorso per il recupero della leggendaria Tallera Siqueiros a Cuernavaca, l’architetto può finalmente confrontarsi con la sfera pubblica della città. Nel convertire la casa-studio del maestro del muralismo messicano in un centro culturale, la filosofia del “fare più possibile con meno” si traduce in una mossa tanto semplice quanto coraggiosa: eliminando parte del muro perimetrale, il patio diventa un’accogliente piazza di ingresso, in cui due giganteschi murales, ruotati rispetto alla posizione originale, fanno da spettacolare quinta. Esposto alla 13. Biennale di Architettura di Venezia, il progetto della Tallera introduce nel panorama europeo Escobedo: dopo un’agorà per la Triennale di Lisbona del 2013 e un padiglione di specchi al Victoria and Albert Museum di Londra, la progettista conquista nel 2016 l’ambitissimo AR Emerging Architecture Award.
DESTINAZIONE CHICAGO
L’architetto messicano si confronta ora con l’abitare collettivo, altra fondamentale dimensione della città. Nell’area rurale di Guerrero, il suo Taller d’Arquitectura ha immaginato un prototipo di edilizia incrementale in cui, dato un volume voltato, gli interni possono essere articolati secondo esigenze e possibilità dei suoi abitanti. A Città del Messico è invece in costruzione un raffinato blocco residenziale che, dietro una celosia di cemento, racchiude nove appartamenti a patio. Il prossimo appuntamento in calendario è la Chicago Architecture Biennial che, al motto “Make New History”, indagherà un’architettura votata al progresso nel solco della tradizione. Un evento su misura di Frida Escobedo, il cui talento nel mediare fra le diverse anime dell’architettura messicana anche questa volta non passerà di certo inosservato.
‒ Marta Atzeni
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #37
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