Oltre l’architettura. Al cinema il docu-film su Piero Portaluppi
Nel cinquantenario della morte dell’architetto, l'opera “l'Amatore”, diretta da Maria Mauti, ne ricostruisce il profilo. Punto di partenza del docu-film è l'archivio in 16mm girato e montato dallo stesso progettista, una delle menti del rinnovamento di Milano nella prima metà del Novecento
Non capita a tutti di poter visionare per primi un misterioso archivio di pellicole in 16mm, conservato in un’antica cassapanca e avvolto nel silenzio per oltre un trentennio. Ancora più rara è la possibilità di restare a tal punto impressionati da quell’esperienza di visione, da scegliere di impiegare quel prezioso patrimonio per una nuova produzione video. Questa è la storia dell’incontro tra la regista e autrice Maria Mauti (Milano, 1974) e l’architetto e urbanista Piero Portaluppi (1888 – 1967): il risultato è il docu-film l’Amatore, arrivato da pochi giorni nelle sale cinematografiche milanesi, dopo le anteprime al 69° Festival del Cinema di Locarno, nel 2016, all’IFFR Internacional Film Festival Rotterdam e al BAFICI [19] Buenos Aires Festival Internacional De Cine Indipendiente, nel corso di questo anno.
UN MISTERIOSO ARCHIVIO IN PELLICOLA
“Nessuno sapeva cosa contenessero le bobine”, ha raccontato Mauti, confessando di essersi approcciata all’archivio che le è stato sottoposto “con il pudore che sentiamo quando ritroviamo i diari segreti di una persona e ci chiediamo se abbiamo il diritto di addentrarci nella sua vita. Guardai i fotogrammi in una vecchia moviola, annotai i luoghi, le date, i titoli che Portaluppi mi indicava nelle sue didascalie e presto mi resi conto che quelle bobine erano state montate perché qualcuno le guardasse”. Prodotto da Piero Maranghi MP1 e distribuito da Nexo, con la collaborazione tecnica della Cineteca Italiana, il testo narrante di Antonio Scurati e la voce di Giulia Lazzarini, l’Amatore associa al ritratto di un grande architetto del Novecento italiano la presentazione di un “affascinante seduttore, di un uomo dalle insolite ossessioni, che un giorno del 1929 compra una cinepresa e da allora non smette più di filmare e montare la realtà che lo circonda.”
L’UOMO CHE CAMBIÒ IL VOLTO DI MILANO
Artefice, tra i vari interventi commissionati dalla borghesia imprenditoriale milanese, anche di Villa Necchi Campiglio, tra il 1932 e il 1935, Portaluppi sviluppa una modalità personale di osservare e riprendere gli edifici, riuscendo a trasformali in “contenitori fantasmatici ed evocativi, come dei personaggi.” Come ha osservato il direttore della fotografia Ciro Frank Schiappa, “gira tutto a mano, in maniera frammentaria; di contrappunto, il nostro film fa una scelta molto rigorosa, in cui inquadratura e luce permettano il rivelarsi dello spazio. È in questo modo che le sue opere si trasformano in luoghi narrativi”.
L’uscita del film costituisce un’occasione per riscoprire o avvicinarsi per la prima volta a un architetto che si autodefiniva “uomo dalle 25 carriere”: caricaturista, illustratore, filatelico, statistico, viaggiatore, gnomonico, enigmista e, a quanto pare, anche cineamatore.
– Valentina Silvestrini
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