Al Maxxi di Roma una mostra indaga il rapporto tra architettura e gioiello contemporaneo
Una mostra al Museo Maxxi indaga il rapporto tra architettura e gioielleria contemporanea attraverso il dialogo tra sei designer e sei architetti…
Oltre i materiali, oltre i carati, la gioielleria contemporanea si misura prima di tutto con la visione progettuale giocata sulla capacità tecnica di sposare l’idea iniziale con l’indossabilità e la portabilità del prodotto. È questo il piano su cui il gioiello incontra il design e, su una scala ancor più ampia, l’architettura che è visione, certo, ma anche equilibrio di pesi e volumi. Al rapporto tra architettura e gioielleria contemporanea il museo Maxxi di Roma dedica fino al 14 gennaio 2018 la mostra Corpo, Movimento, Struttura. Il gioiello contemporaneo e la sua costruzione a cura di Domitilla Dardi assieme a Antonella Villanova.
LA MOSTRA
Sei designer del gioiello Giampaolo Babetto, David Bielander, Helen Britton, Peter Chang, Monica Cecchi e Philip Sajet sono stati chiamati ad interpretare con nuove creazioni pensate ad hoc i modelli degli architetti Vittorio De Feo, IaN+, Sergio Musmeci, Pier Luigi Nervi, Maurizio Sacripanti e Carlo Scarpa conservati nelle collezioni del MAXXI Architettura. I gioielli sono presentati in mostra insieme ai disegni preparatori, alle fotografie, ai video che rivelano il processo insito nella costruzione e nella definizione del lavoro progettuale. Perché che si tratti di piccola o larga scala lo sviluppo dall’idea alla realizzazione attraversa, pur con finalità diverse, le stesse identiche fasi, così lontane dalla serialità della produzione industriale.
GLI ARTISTI
La mostra è tutta giocata sul rapporto tra designer ed architetti a dimostrazione di quanto il dialogo sia vivo e fruttuoso. C’è Giampaolo Babetto, da sempre grande appassionato di architettura ed in particolare del lavoro di Carlo Scarpa, architetto noto per i suoi dettagli preziosi, elemento comune a entrambi. David Bielander è un designer il cui linguaggio è vicino alle arti visive e all’architettura, naturale per lui relazionarsi con Maurizio Sacripanti con cui condivide la passione per i metalli e le strutture rigorose. Helen Britton ha, invece, studiato il lavoro di Pier Luigi Nervi, indagando in particolare l’uso dei materiali. Monica Cecchi ha un linguaggio molto vicino al Pop Art. Per la mostra al Maxxi la designer ha indagato il progetto di Vittorio De Feo per la stazione della Esso creando una collezione ispirata al tema pubblicitario-automobilistico. Peter Chang ha realizza gioielli che nascono da un immaginario fantastico, stratificando resine colorate, materiale prediletto anche da Ian+ nei loro modelli. Infine Philip Sajet crea monili che si contraddistinguono per la forza delle strutture. Proprio come i progetti architettonici di Sergio Musmeci.
– Mariacristina Ferraioli
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