Assegnato il “nobel” dell’architettura. A Balkrishna Doshi il Pritzker Architecture Prize

Architetto, urbanista e docente, classe 1927, fu discepolo di Le Corbusier, al quale ha dedicato il riconoscimento. È il primo architetto indiano a ricevere il premio istituito nel 1979.

Vincere il più prestigioso riconoscimento architettonico a livello mondiale a 90 anni: questo il destino dell’architetto indiano Balkrishna Doshi, al quale la giuria internazionale del Pritzker Architecture Prize 2018 – formata da Glenn Murcutt, Stephen Breyer, André Corrêa do Lago, The Lord Palumbo, Richard Rogers, Wang Shu, Benedetta Tagliabue, Ratan N. Tata e, da quest’anno, da Kazuyo Sejima – ha conferito l’ambito premio. Nella motivazione viene elogiata la sua architettura “seria, mai appariscente o seguace delle tendenze” e ancora “di alta qualità e autentica “, capace di incarnare “un profondo senso di responsabilità” e alimentata dal “desiderio di dare un contributo al suo Paese e ai suoi abitanti”. Dopo il terzetto formato dagli architetti spagnoli Rafael Aranda, Carme Pigem e Ramon Vilalta, fondatori dello studio RCR Arquitectes e vincitori nel 2017, per la prima volta il Pritzker Architecture Prize raggiunge l’India, confermando i “rumours geografici” dei giorni scorsi: ad alimentarli era stata un’intervista concessa da uno dei membri della giuria – l’architetto Richard Rogers – alla testata The Architect’s Newspaper.

UN RITRATTO DI BALKRISHNA DOSHI

Originario di Pune, nella zona occidentale dell’India, Balkrishna Doshi ha intrapreso gli studi di architettura nel 1947, l’anno in cui l’India ottenne l’indipendenza. Dopo aver frequentato la Sir J.J. School of Architecture Bombay – la più antica e tra le più importanti istituzioni per l’architettura del subcontinente indiano – si è trasferito in Europa, prima a Londra, poi a Parigi, e inizia a lavorare con Le Corbusier. Un incontro fondamentale per la sua crescita professionale: rientrato in patria nel 1954, Doshi si occupò infatti di alcuni dei principali progetti realizzati in India dal teorizzatore dei celeberrimi “Cinque punti per una nuova architettura”: dalla realizzazione del piano per Chardigarh agli interventi per Ahmedabad. Negli anni Sessanta fu al fianco di Louis Kahn nella costruzione dell’Indian Institute of Management di Ahmedabad: solo il primo dei progetti frutto di una collaborazione destinata a protrarsi per oltre un decennio. Tra i più influenti architetti dell’India post-indipendenza, con i suoi numerosi interventi – che comprendono edifici per istituzioni pubbliche e private, complessi ad uso misto, strutture abitative a basso costo, spazi pubblici, gallerie e residenze private – offre una testimonianza tangibile della possibilità di combinare i principi modernisti internazionali con una profonda lettura delle tradizioni vernacolari locali: il rispetto e il legame per storia e la cultura indiana sono tra i principi del suo linguaggio.

UN’ARCHITETTURA “ACUTAMENTE CONSAPEVOLE DEL CONTESTO”

Sterminata la lista dei riconoscimenti – nazionali e internazionali – che sono conferiti nel corso della carriera a Balkrishna Doshi. Tra questi si ricordano l’Aga Khan Award for Architecture (1993-1995) per il progetto Aranya Community Housing di Indore – ultimato nel 1989, il complesso di abitazioni ospita attualmente oltre 80.000 residenti, appartenenti a famiglia di basso o medio reddito, N.d.R. -; il Global Award for Lifetime Achievement for Sustainable Architecture assegnato dall’Institut Francais d’Architecture di Parigi nel 2007, la Gold Medal dell’Academy of Architecture of France e la Gold Medal dell’Indian Institute of Architects, entrambe ricevute nel 1988. Balkrishna Doshi è inoltre membro del Royal Institute of British Architects, dell’Indian Institute of Architects e membro onorario dell’American Institute of Architects; ha fatto parte della giuria Pritzker Prize dal 2005 al 2007. Significativo, infine, il suo contributo sul fronte dell’insegnamento della disciplina architettonica: a lui si deve la fondazione della School of Architecture and Planning di Ahmedabad nel 1966, della quale è stato direttore e presidente fino al 2012.

LA DEDICA A LE CORBUSIER

Le mie opere sono un’estensione della mia vita – Ha dichiarato il neo vincitore del Pritzker Architecture Prize – Devo questo prestigioso premio al mio guru, Le Corbusier. I suoi insegnamenti mi hanno portato a mettere in discussione l’identità e mi hanno spinto a scoprire una nuova espressione contemporanea, adottata a livello regionale. Con tutta la mia umiltà e gratitudine voglio ringraziare la giuria di Pritzker per questo riconoscimento profondamente toccante e gratificante del mio lavoro.” In qualità di Presidente della Hyatt Foundation, Tom Prizker ha sottolineato la propria soddisfazione per la scelta compiuta, riconoscendo come il lavoro di Balkrishna Doshi sia in perfetta coerenza con la mission del premio e sottolineando che l’architettura è “un servizio inestimabile per l’umanità. Sono onorato di presentare il 40° anniversario di questo premio a un architetto che ha contribuito alla disciplina con più di 60 anni di attività .” Come di consueto, in occasione della cerimonia di premiazione – il programma il 16 maggio in Canada, all’Aga Khan Museum di Toronto – Balkrishna Doshi terrà una conferenza pubblica.

– Valentina Silvestrini

https://www.pritzkerprize.com/

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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