Leone d’Oro a Souto de Moura e alla Svizzera: tutti i vincitori della Biennale Architettura
Dalla sede di Ca' Giustinian, nella mattina di sabato 26 maggio sono stati annunciati le partecipazioni nazionali e i progettisti vincitori dei Leoni d'Oro della sedicesima Biennale di Architettura di Venezia.
“Molto è già stato detto e scritto, ci aspettiamo che molto altro verrà detto e scritto nei prossimi giorni“: così esordisce il Presidente Paolo Baratta, a commento di questa sedicesima edizione della Biennale di Architettura di Venezia, curata da Yvonne Farrell e Shelley McNamara di Grafton Architects, durante la cerimonia di consegna dei Leoni d’Oro che sancisce l’ufficiale inaugurazione di Freespace al pubblico.
Se infatti gli addetti ai lavori possono già avanzare giudizi e considerazioni, in qualche modo considerando “chiusa” la questione, Baratta ricorda che “l’architettura ci rende cittadini“, ovvero sottolineando una concezione della disciplina intesa come “strumento per la civilizzazione” che porta la Biennale a considerare i visitatori, il cosiddetto grande pubblico, come vero referente dell’iniziativa. E proprio per il coraggio della loro posizione curatoriale ringrazia Farrell e McNamara, le quali dal loro canto riconoscono all’appuntamento lagunare la capacità di testimoniare la “fede nell’architettura”, la determinazione a “prendersene cura”.
La cerimonia di premiazione ha inizio dalle Menzioni Speciali, che vengono attribuite all’architetto indonesiano Andra Matin “per un’installazione sensibile che offre un contesto per riflettere sui materiali e la forma delle strutture vernacolari tradizionali“ e a Rahul Mehrotra di RMA Architects, “per tre progetti capaci di rappresentare i temi dell’intimità e dell’empatia“, ispirando la creazione di legami attraverso la delicata attenuazione di barriere e gerarchie sociali.
IL TRIONFO DELL’EUROPA
Escluse le due menzioni appena riportate, tutti gli altri riconoscimenti di questa edizione della Biennale di Architettura vanno a partecipazioni – individuali e nazionali – del Vecchio Continente.
Il Leone d’Argento come miglior progettista emergente va al trio belga composto da Jan de Vylder, Inge Vinck e Jo Taillieu “per un progetto sicuro di sé, in cui la lentezza e l’attesa permettono all’architettura di essere aperta all’attivazione futura“.
Sempre nell’ambito della mostra principale, a vincere il Leone d’Oro è invece il gigante Eduardo Souto de Moura – già Pritzker Prize nel 2011 – “per la precisione con cui ha appaiato due fotografie aeree, rivelando così la relazione essenziale che sussiste tra architettura, tempo e spazio“. Visibilmente emozionato l’architetto portoghese, che non ha nascosto il proprio entusiasmo e anzi l’ha ironicamente rimarcato nei ringraziamenti – rigorosamente in italiano – alla giuria, “per aver fatto una bella scelta”.
Sul fronte delle partecipazioni nazionali, la Gran Bretagna si è aggiudicata la Menzione Speciale con “la proposta coraggiosa in cui il vuoto è utilizzato per creare un ‘freespace’ destinato agli eventi“, di cui appropriarsi in modo informale.
Splendido segnale arriva dal Leone d’Oro al Padiglione Svizzera, il cui team è composto da progettisti giovani attivi a Zurigo (Alessandro Bosshard, Li Tavor, Matthew van der Ploeg e Ani Vihervaara) che lo stesso – come giustamente rimarcato durante la premiazione – hanno risposto e vinto la call dello Swiss Arts Council Pro Helvetia con un progetto puntuale e dettagliato, sviluppando un tema assolutamente “umano” qual è lo spazio domestico. Il progetto Svizzera 240: House Tour è infatti un’indagine degli appartamenti e delle residenze presenti sul territorio e viste con gli occhi di un estraneo, nell’intento di comprendere come questi “involucri” siano in realtà capaci di plasmare la nostra identità.
KENNETH FRAMPTON E L’INSEGNAMENTO DELL’ARCHITETTURA
Come già annunciato, l’ultimo dei riconoscimenti della Biennale curata da Yvonne Farrell e Shelley McNamara, il Leone d’Oro alla Carriera, è stato assegnato dal CdA della Biennale – su proposta delle curatrici – a Kenneth Frampton, di cui le stesse progettiste di Grafton Architects hanno voluto rimarcare “l’estrema intelligenza e il senso unico dell’integrità“, la filosofia umanistica attraverso cui ha saputo leggere la disciplina e i valori fondamentali dell’architettura. Ispirando generazioni di studenti e architetti.
– Caterina Porcellini
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