Crossing Belmonte: l’utopia multietnica nella provincia calabrese in un workshop. Tutte le foto

Avviato nel 2016 in un borgo calabro, il workshop Crossing Belmonte è diventato in poco tempo un appuntamento fisso della comunità locale con studenti e immigrati: tutti insieme per costruire un nuovo futuro in un paese altrimenti destinato allo spopolamento. A conclusione dell’esperienza vi mostriamo gli esiti.

Nell’attualità del nostro Paese, purtroppo, suona inconsueto abbinare al concetto di immigrazione quello di opportunità. Quindi l’idea che questo binomio faccia da claim ad un’iniziativa internazionale d’arte, spettacolo, architettura e tradizione, proprio in un borgo calabro teatro del fenomeno migratorio dal sud del mondo, è sicuramente un evento molto più rilevante dell’occasione culturale in sé. Belmonte Calabro è un villaggio in via di spopolamento; dal 2016, per iniziativa del gruppo culturale Le Seppie, è diventato luogo di sperimentazione di temi urbani e sociali grazie alle sessioni di workshop dal titolo Crossing Belmonte: momenti di riflessione incrociata, appunto, fra abitanti del luogo, immigrati del vicino campo profughi di Amantea, studenti della Metropolitan University di Londra, guidati dal collettivo di architettura Orizzontale. Lo scopo è stimolare, in modo esteso, la costruzione di “una nuova comunità locale fondata sul dialogo tra i rifugiati, i cittadini e le amministrazioni pubbliche locali, dove mettere alla prova la gestione condivisa dei luoghi indagando i limiti storici, culturali e della natura umana”.

ARCHITETTURA EFFIMERA E IDENTITÀ CULTURALE

Dal 3 al 13 luglio scorso, gli studenti della Metropolitan University, precedentemente coinvolti in un workshop focalizzato sull’analisi del tessuto urbano di Belmonte quale scenario dello spopolamento interno e dell’arrivo di flussi migratori, sono tornati in loco per presentare i loro progetti. Con l’occasione sono stati organizzati concerti, seminari e laboratori con artisti di varia provenienza, in ossequio al principio ispiratore la kermesse: contaminazione, diversità culturale. Orizzontale, insieme a Gian Piero Frassinelli, co-fondatore di Superstudio, ha guidato questa iniziativa esplorando, attraverso il linguaggio dell’architettura effimera, le possibilità della progettazione condivisa come motore della costituzione di un’identità sociale e culturale, che a sua volta generi processi di trasformazione urbana. “Il progressivo allontanamento delle comunità dagli spazi collettivi della città, unito ad una società contemporanea sempre mutevole sia nella forma sia nei bisogni, ci ha spinto ad iniziare una ricerca progettuale che avesse come tema centrale lo spazio pubblico contemporaneo”, racconta il team di Orizzontale, sottolineando di adottare “l’approccio laboratoriale come strategia progettuale, cercando così di ridurre le distanze tra gli attori del processo di creazione architettonica e ibridando le fasi di ricerca, progettazione e costruzione”.

OGGETTI NOMADI PER PIAZZE ISTANTANEE

La forma workshop è allo stesso tempo modalità ed esito del lavoro, in quanto terreno di confronto fra attori diversi, idee e spunti capaci di modificare il prodotto nel momento stesso in cui lo si realizza, allo stesso modo in cui lo spazio pubblico è teatro dei cambiamenti sociali di una città. Il risultato finale del workshop sono state venti sedute e due coperture interpretate liberamente dai partecipanti; secondo Orizzontale rappresentano “oggetti nomadi che si aprono dando luogo a piazze istantanee, allestimenti temporanei che si riorganizzano a seconda delle necessità, materiale di risulta, ready-made urbani”, quindi anche lo spunto per indagare, insieme a tutti i temi sociali e spaziali affrontati nel workshop, le potenzialità che possono offrire scarti materiali, spazi residuali e usi dimenticati o inediti combinati insieme. L’iniziativa reinterpreta in definitiva il folklore culturale e la tradizione nella città contemporanea: le strutture itineranti progettate e costruite durante il workshop rimandano alle processioni religiose, alle feste di piazza, le reinventano, risemantizzano, facendone patrimonio rinnovato, condiviso con le comunità appena insediate. Di sicuro Crossing Belmonte sarà sempre più un appuntamento irrinunciabile per la nuova Belmonte Calabro.

-Aurelia Debellis

http://larivoluzionedelleseppie.org/

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Aurelia Debellis

Aurelia Debellis

Aurelia Debellis è architetto e giornalista freelance. Formatasi fra Genova, Barcellona e Milano, lavora oggi presso una società di ingegneria e architettura operante in Italia e all’estero mentre scrive di architettura per Artribune, Archetipo e testate di settore sul web.…

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