L’architettura di Aldo Loris Rossi nei video di Liberato

Una lettura in chiave architettonica dei video di Liberato, il fenomeno musicale senza volto che fa impazzire il pubblico italiano. Per raccontare una nuova Napoli che va al di là dei soliti cliché, il regista Francesco Lettieri ha scelto le architetture dell’architetto Aldo Loris Rossi, recentemente scomparso.

Il 28 giugno 2018 scompare Aldo Loris Rossi, progettista di utopie e tra i più grandi rappresentanti dell’architettura organica italiana. Non tutti sanno che due tra i suoi progetti più noti – il Complesso Residenziale Piazza Grande e la Casa del Portuale, entrambi a Napoli – sono diventati le scenografie dei video di Liberato, il misterioso autore musicale che sta esplodendo in Italia. I suoi brani sono diventati in poco tempo delle hit grazie alla capacità di unire il cantato napoletano a un suono contemporaneo e, anche, grazie al lavoro di Francesco Lettieri, autore di tutti i suoi video. Il regista ci racconta di aver scelto l’architettura di Aldo Loris Rossi per “raccontare una Napoli a cavallo tra la cartolina e la metropoli avanguardista dell’architettura contemporanea”.

L’INTERVISTA

Sono gli Anni Sessanta quando Aldo Loris Rossi, appena trentenne, inizia a pensare e progettare edifici monstre, giganteschi e utopici, che dovevano ospitare intere comunità autonome (delle micro-città). Tra i suoi progetti realizzati c’è il complesso residenziale di Piazza Grande, a Napoli, edificato tra il 1979 e il 1989. Un progetto di una complessità incredibile che tu hai utilizzato come location per il primo video di Liberato per il brano 9 maggio. Perché hai scelto di iniziare da qui?
Come la maggior parte delle cose che mi succedono nella vita, tutto nasce dal caso: da un caso che poi tanto caotico non è, perché le cose che mi capitano spesso ritornano. Così anche la storia del video di 9 maggio e l’inserimento dei due edifici di Aldo Loris Rossi nascono da una serie di fortunate coincidenze. Poi sono diventato un appassionato: scoprire che è scomparso mi è dispiaciuto molto.

Raccontaci la storia.
Partiamo dall’inizio. Liberato era ancora un fenomeno sconosciuto, il video era una produzione molto piccola e al tempo io non sapevo chi fosse questo architetto. Io e Gianluca Palma – che è il direttore della fotografia con cui lavoro – tendiamo sempre a cercare location nelle periferie della città dove le architetture contemporanee sono giganteschi palazzi grigi che ospitano delle comunità. Per 9 maggio avevamo in mente di mettere da parte l’immagine canonica della Napoli odierna, quella di Gomorra, delle Vele, di Scampia. Piuttosto volevamo raccontare una metropoli a cavallo tra la cartolina di Mergellina e l’architettura delle periferie dall’estetica decadente, ma non fatiscente.

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Come è stato girare un video all’interno del complesso?
Non sono un esperto di architettura, ma mi piace studiare le location dove scelgo di girare. Entrando in quella residenza ho notato i colori, le esposizioni solari ben studiate, l’assenza di schemi ripetitivi e l’evoluzione dell’architettura in forme organiche. In quel momento, il video di 9 maggio era qualcosa di punk, a budget molto basso, non c’era una vera e propria produzione: dovevamo capire come girare lì dentro avendo questi limiti. Siamo tornati il giorno dopo alla stessa ora, pensando che probabilmente non ci sarebbe stato il custode, e così è stato. Eravamo in cinque, abbiamo girato e ce ne siamo andati. Uscito sul web, noto molto commenti riferiti alla location – Cos’è? Dov’è? – così abbiamo scoperto Aldo Loris Rossi. Da lì ci siamo appassionati e abbiamo deciso di inserire nel video di Tutt’e scurdat de me la Casa del Portuale, sempre a Napoli. So che ora ci hanno girato una parte importante di Gomorra: è una cosa positiva che venga utilizzata in una serie, mostra una Napoli diversa e all’avanguardia.

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– Bianca Felicori

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Bianca Felicori

Bianca Felicori

Bianca Felicori è architetto junior e studentessa del corso di Laurea Magistrale in Architettura e Disegno Urbano presso il Politecnico di Milano. Inizia il suo percorso nella redazione di Domus insieme all’ex direttore Nicola Di Battista, correlatore della sua tesi…

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