Cantiere-evento: prosegue a Milano il progetto della Fondazione Dioguardi. L’intervista
Abbiamo incontrato Francesco Maggiore, presidente della Fondazione Dioguardi che ci ha raccontato il progetto, inaugurato nuovamente dopo 25 anni, a Milano. Ci ha spiegato come funziona e dato qualche anticipazione per il futuro…
Sono trascorsi venticinque anni da quando l’impresa Dioguardi France SpA venne chiamata a realizzare un parcheggio sotterraneo di sette piani nella piazza antistante lo storico Théâtre des Céléstins nel cuore di Lione; un cantiere imponente e complesso, destinato a occupare completamente lo spazio pubblico per l’intero periodo dei lavori, dal giugno 1992 al dicembre 1993. Per fare fronte al disagio che la realizzazione di tale opera avrebbe comportato per gli esercizi commerciali e per la vita quotidiana degli abitanti, l’umanista e imprenditore Gianfranco Dioguardi (Bari, 1938), tra i fondatori dell’ingegneria gestionale in Italia, teorizzò il primo “Chantier-événement”, “con l’intento di trasformare quella ferita urbana in un momento unico e irripetibile di conoscenza, d’incontro, di valorizzazione e di divulgazione storica, tecnica e artistica per il contesto civico interessato dai lavori di costruzione”. L’idea fu quella di innescare una partecipazione attiva e coinvolgente della cittadinanza, delle scuole, dei giovani, dei negozianti, candidando il cantiere di Place des Céléstins a patrimonio architettonico e culturale temporaneo, proponendo una sua funzione spettacolare, di giorno e di notte, attraverso attività di comunicazione e formazione. Negli anni Novanta altri “Cantieri-evento” sono stati realizzati in Francia dal Gruppo Dioguardi, con declinazioni ogni volta diverse ed esiti sempre estremamente positivi.
I CANTIERI DI MILANO
Poi più nulla. Oggi questo progetto torna in vita a Milano. Ne abbiamo parlato con Francesco Maggiore, ingegnere barese presidente della Fondazione Gianfranco Dioguardi dal 2015. La Fondazione, istituita nel 1991, con lo scopo di onorare la memoria di Saverio e Maria, genitori di Dioguardi, ha come obiettivi la promozione di iniziative “finalizzate a incentivare processi di accumulazione e di diffusione del Sapere, in particolare sostenendo la formazione e il potenziamento delle biblioteche e lo sviluppo del concetto di imprenditorialità, in favore di una cultura del fare economico che sia anche in grado di trasferire l’educazione del sapere” e conta un patrimonio di 40.000 volumi. Con Cantiere-evento l’istituzione aggiunge un nuovo tassello alla sua attività: il progetto è di concezione semplice, ma di complessa organizzazione: nel corso della intera durata di un cantiere vengono organizzate iniziative, eventi, coinvolti artisti per realizzare delle installazioni e così via… Lo spazio diventa così un luogo vivo e i cittadini fanno in tempo ad affezionarsi al luogo, a conoscerlo, ad esperirlo. Nel 2017 è partito il primo esperimento al Teatro Lirico di Milano, ed è stato subito successo, con collaborazioni prestigiose e interventi illustri: ad esempio quello di Antonio Marras, conquistato con una colazione sul tetto del teatro….
Francesco, perché recuperare questo progetto oggi e non 10 anni fa?
Solo oggi, a distanza di molti anni dalla prima sperimentazione francese, la Fondazione Gianfranco Dioguardi in continuità con l’omonima impresa, ha dato vita al primo “Cantiere-evento” in Italia, in occasione del restauro del teatro Lirico di Milano. Un’iniziativa resa possibile grazie all’audacia dell’Impresa Garibaldi Fragasso esecutrice dei lavori di restauro, ma anche grazie alla lungimiranza del Comune di Milano che ci ha autorizzato con un’apposita delibera comunale.
Come è stata accolta l’idea?
Quando abbiamo proposto all’Impresa guidata da Beppe Fragasso di attivare il programma “Cantiere-evento” presso il Lirico, la risposta è stata immediatamente positiva e propositiva, a dimostrazione di come un’impresa consapevole dei propri valori e delle proprie responsabilità, possa avere un ruolo decisivo anche nello sviluppo sociale e culturale dell’ambiente in cui opera. Grande entusiasmo lo abbiamo ritrovato nel Sindaco di Milano, Giuseppe Sala e nell’Assessore ai Lavori Pubblici Gabriele Rabaiotti, il loro ruolo è stato decisivo: l’aver accolto questa audace sperimentazione è un’ulteriore conferma del momento aureo che la città di Milano sta vivendo.
Come funziona nello specifico? Quali sono i passaggi che devi affrontare per arrivare all’opening? Che tipo di equipe coinvolgi?
Il processo prevede di sviluppare un’importante azione di comunicazione verso gli abitanti e gli insediamenti commerciali per aggiornarli costantemente sullo stato di avanzamento dei lavori, realizzando così un’immagine di «cantiere che comunica». L’evento cantieristico, per sua natura disagevole, viene trasformato in conoscenza per la collettività con la visualizzazione costante delle operazioni in corso. Questa attività comunicativa viene attuata attraverso proiezioni su maxischermi, rendendo interattiva la recinzione del cantiere con infografiche, installazioni, finestre belvedere, bacheche per rappresentare l’avanzamento dei lavori, la qualità degli interventi e gli eventi proposti.
Ci sono anche degli apparati…
Sì, la curiosità popolare è anche sollecitata attraverso “finestre” aperte sul cantiere, punti di informazione, ipertesti – tutte azioni proposte sul territorio attraverso il pieno coinvolgendo delle scuole, dei Municipi, delle famiglie, delle associazioni. I cantieri divengono anche democraticamente partecipati, condivisi e frequentati, accompagnando lo svolgimento dei lavori con diverse attività volte a coinvolgere il più ampio pubblico possibile: dai giovani agli anziani, dagli artisti ai commercianti, dai tecnici alle famiglie, dalle scuole alle associazioni.
Ci sono intersezioni di sorta tra eventi e lavori?
Gli eventi promossi nel cantiere non interferiscono e non rallentano le lavorazioni in corso ma convivono adeguandosi a esse; le attività vengono proposte e condivise con l’Impresa (e con il Comune nel caso del Lirico) e tendono a valorizzare l’effimera bellezza dei luoghi in costruzioni. Il ruolo dell’Impresa è determinante per garantire la messa in sicurezza degli spazi che comunque è anche assicurata da un ingegnere incaricato dalla Fondazione a redigere appositi piani di sicurezza.
Nel primo cantiere-evento, ancora in corso e che durerà fino alla fine dei lavori, stanno accadendo tante cose all’interno. Come si sta svolgendo la programmazione culturale del progetto?
Il programma “Cantiere-evento” è stato inaugurato nel settembre 2017 e ha visto la partecipazione nel cantiere del Lirico di oltre duemila persone tra visitatori, ospiti e artisti. Dall’apertura a oggi continuano a tenersi una serie di eventi e attività: visite didattiche con le scuole e con le università, workshop fotografici, performance artistiche, proiezioni cinematografiche, concerti, laboratori, presentazioni e conferenze.
Tra tutti è emerso l’intervento di Antonio Marras… Ce lo racconti?
Antonio Marras è stato tra i primi artisti coinvolti, scelto per la sua empatia con i luoghi non finiti, con gli spazi in divenire, ma soprattutto per il suo elevato livello di follia. L’abbiamo conquistato servendogli una colazione sul tetto del Lirico attraverso la gru del cantiere, da quel momento tutto è stato fondato su un profondo senso di incoscienza.
Il suo coinvolgimento inizialmente era mirato alla sola realizzazione della maxi installazione sui ponteggi ma poi è improvvisamente degenerato in una onirica sfilata che ha visto il cantiere trasformarsi in una felliniana scenografia, a cui hanno assistito oltre cinquecento spettatori, animata non solo da modelle e modelli, ma anche da trapezisti, suonatori di banda, danzatori e performer.
Si tratta di un progetto altamente esportabile… ci hai pensato?
A partire dall’esperienza condotta presso il cantiere del Teatro Lirico si può elaborare un più vasto programma di “Cantieri-evento” per la rigenerazione, ad esempio, delle aree periferiche. Credo che ogni cantiere-evento possa interagire positivamente con il proprio contesto urbano per sviluppare attività quanto più legate, coordinate e condivise con il territorio di riferimento. Il cantiere-evento costituisce un esperimento di messa a punto di «best practice» per interventi sul recupero urbano e, in particolare, sul degrado delle aree emarginate.
Come lavorereste?
Per ogni cantiere-evento attivato possono essere pensati progetti culturali e artistici ad hoc in relazione alle specificità e identità dei luoghi e delle comunità coinvolte. L’innovatività del progetto proposto consiste nel permettere alle persone di partecipare attivamente a un processo di trasformazione che sarebbe altrimenti subìto in maniera passiva, consentendo agli abitanti di interiorizzare la presenza di un luogo già dalla fase della sua costruzione. Tutto ciò corrisponde a ripensare il cantiere come a una fabbrica, luogo non soltanto di produzione ma anche di innovazione e di qualità, di informazione, di progettazione della futura manutenzione, di formazione e di educazione anche per il contesto ambientale, al servizio quindi dei singoli quartieri e più in generale per la città come espressione della società civile.
Come cambia la percezione dello spettatore tra una vernice da gallerie e una vernice da cantiere? Che tipo di esperienza si offre?
Certamente cambia l’outfit: elmetto, pettorina e scarpe antinfortunio per tutti gli ospiti. E certamente si viene sorpresi da esperienze inedite che consentono di vivere spazi effimeri, temporanei e in evoluzioni la cui visione corrisponde al privilegio di assistere a una rinascita (nel caso dei restauri) o a una novità (nel caso di nuove costruzioni). Ma i primi a essere entusiasti delle incursioni di ospiti e artisti in cantiere sono proprio i tecnici e gli operai che vedono così valorizzato e apprezzato il proprio lavoro. Ogni evento è “site specific”, pensato per un determinato momento dei lavori e per un specifico luogo del cantiere; i materiali impiegati sono per la maggior parte dei casi quelli tradizionalmente usati nelle lavorazioni edili venendo trasfigurati in allestimenti.
Ci sono nuovi cantieri in ballo? Ci dai qualche anticipazione sui nuovi progetti?
Inizialmente, prima che il “Cantiere-evento” del Lirico di Milano prendesse forma, non era facile dimostrare quanto questo progetto potesse avere conseguenze positive per il contesto urbano e per il cantiere stesso. Oggi, invece, dopo il successo ottenuto con i vari spettacoli ed eventi, stiamo ricevendo numerosi consensi e attivando alcune importanti collaborazioni con realtà, enti e imprese, legati al mondo dell’edilizia. Spero che il mese di settembre, così come lo è stato l’anno scorso con il cantiere del Lirico, possa presentare anche quest’anno un nuovo e avvincente “Cantiere-evento”.
- Santa Nastro
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