Contenuto rimosso. Evocare un incendio per parlare di urbanistica
Fuochi e torce nella notte per evocare l’incendio che nel 1855 distrusse Lorenzago di Cadore. E discutere di architettura, di modelli decisionali, attraverso una pratica di relazione con la comunità. Questa l’idea di Contenuto rimosso, di cui si è celebrato la settima edizione lo scorso 30 luglio. Ne abbiamo parlato con l’ideatrice/animatrice Chiara Trivelli.
Ci racconti quale tipo di lavoro svolgi e in cosa consiste la tua ricerca?
Realizzo progetti artistici, site-specific e community-based. La metodologia è un aspetto importante della mia ricerca. Conduco il processo di elaborazione, sviluppo e realizzazione del progetto con un approccio inclusivo, teso a rendere attori partecipi i soggetti coinvolti. I miei progetti non hanno un obiettivo ma un’aspirazione: inventare storie vere, riscrivendo il reale secondo una prospettiva poetica.
Come nasce Contenuto rimosso? Perché quel luogo e perché ricordare un evento dimenticato?
Contenuto rimosso nasce nel 2012, quando sono stata invitata a partecipare al festival L=mc2. Lorenzago: Montagna Contemporanea nel Quadrato, a Lorenzago di Cadore. Il festival prevedeva l’intervento di una serie di artisti all’interno del quartiere Quadrato, oggi per lo più disabitato. Io avevo già realizzato progetti che, partendo dal tema della riqualifica dell’architettura rurale alpina, indagavano l’idea di memoria dell’ambiente. Il Quadrato, pur essendo il centro storico di un paese di montagna, sembra un quartiere di città su scala ridotta: palazzi in muratura, tipologia abitativa modulare con reticolo stradale ortogonale.
Quindi in qualche modo anti-naturale…
L’impianto razionalistico dell’abitato è dovuto al cosiddetto rifabbrico, che Edoardo Gellner, architetto che ha speso la sua vita lavorando nel contesto alpino, definì come “un’azione pianificata di ricostruzione”. Si tratta di un intervento calato dall’alto, come spesso capitò nel contesto montano, che nella seconda metà dell’Ottocento trasformò radicalmente la fisionomia del paese a seguito al suo incendio. Il progetto che ho sviluppato insieme alla comunità di Lorenzago consiste nell’interrompere l’illuminazione notturna nel quartiere nella serata del 30 luglio che è la ricorrenza del giorno in cui fu distrutto dall’incendio. Vengono poi accesi fuochi, torce e candele: un rito collettivo che si ripete ogni anno e che, anche solo per una notte, ripopola il quartiere. Il progetto vuole infatti suggerisce una riappropriazione simnolica del Quadrato e la conoscenza della sua storia. Questo presupposto ha dato luogo a un processo, non privo di conflittualità, che ha suscitato affezione e adesione da parte degli abitanti.
Che tipo di lavoro hai svolto con i cittadini e le associazioni del posto?
Negli scorsi anni ho trascorso un periodo di residenza a Lorenzago durante il quale sono entrata a contatto con la comunità che lo abita e con la sua storia. L’idea di accendere dei fuochi all’interno del quartiere è stata dapprima presa con timore e scetticismo. Il dispositivo infine adottato è stato negoziato con gli abitanti e l’amministrazione. Avevo invitato tutte le associazioni locali a partecipare all’evento. Dopo aver realizzato l’allestimento, il Quadrato magicamente si è illuminato. Attorno ai fuochi sono stati condivisi cibi, bevande, musiche e canti. Da quella prima edizione la partecipazione e la cura dell’allestimento è ogni anno aumentata. Ho lasciato che le associazioni gestissero autonomamente la loro partecipazione, fungendo fra le altre cose da coordinatrice e mediatrice. Ho parallelamente iniziato a condurre un progetto video di documentazione dell’evento che prevede delle interviste agli abitanti, che è un modo per coinvolgerli, per aprire e mantenere un dialogo e sviluppare reciprocamente maggiore consapevolezza.
Cosa hai scoperto in queste edizioni?
Questi anni sono stati per me una sorta di laboratorio, un’intensa esperienza formativa e umana, perché se da una parte Contenuto rimosso voleva risvegliare il senso d’appartenenza a una comunità che aveva una storia secolare, dall’altra ha implicato la maturazione di dinamiche emotive e di relazione complesse. Il progetto prevedeva che gli abitanti se ne appropriassero, che Contenuto rimosso diventasse una tradizione del paese, con una graduale scomparsa della mia figura e del mio ruolo di attivatrice del processo. Ma la richiesta degli abitanti è stata in senso opposto e questo mi ha spinto a rimanere per sviluppare un ulteriore allargamento partecipativo del progetto.
Quest’anno è stato creato un comitato per promuovere il tuo progetto. Quali sono i suoi compiti?
Quest’anno abbiamo fondato il Comitato 30 luglio, che è composto da alcune delle associazioni attive sul territorio e da alcuni cittadini. Il comitato ha realizzato l’allestimento di fuochi, candele e torce, nonché dei banchetti con del cibo. Il Comitato 30 luglio non svolge dunque soltanto dei compiti, ma rappresenta il sostegno popolare conquistato da un progetto artistico che indaga la comunità e cerca di esserle utile.
– Daniele Capra
http://www.contenutorimosso.it/
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