Storia architettonica di Venezia fra le due guerre
Una tesi di dottorato IUAV, condotta anche all’interno dell’archivio IACP reso da poco consultabile, approfondisce alcune delle più significative esperienze costruttive legate allo sviluppo di Venezia, città perennemente in bilico fra tradizione e modernità.
La ricerca ricostruisce le diverse fasi che hanno portato agli interventi di edilizia popolare a Venezia avviati dallo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari, oggi Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale ‒ ATER) tra il 1914 e il 1936, nel tentativo di collocarli nella più ampia strategia politica e urbana che accompagna lo sviluppo in terraferma della città nell’ambito del progetto della cosiddetta “Grande Venezia”, teorizzato da Piero Foscari e Giuseppe Volpi. È proprio negli anni compresi tra le due guerre, infatti, che questa visione prende forma, prevedendo lo sviluppo della città in terraferma. Il conte Giuseppe Volpi, in particolare, è la figura chiave nelle vicende ricostruite nella tesi, in un contesto storico in cui a Venezia, come su scala nazionale, il problema della casa si impone come questione cruciale del dibattito politico, sociale ed economico. L’indagine delle politiche di intervento assunte dall’Istituto, nell’ambito dell’edilizia popolare negli anni tra le due guerre, è stata resa possibile soprattutto grazie alla disponibilità di un fondo storico, in gran parte inedito, conservato presso l’archivio dello IACP, solo di recente reso consultabile, il quale ha richiesto una lunga e complessa operazione preliminare di esplorazione e riordino. Il confronto tra i documenti conservati, per la maggior parte inediti, e i numerosi articoli pubblicati su riviste e giornali, ha consentito di tracciare da una prospettiva inedita la storia dell’Istituto, avviando una rilettura delle vicende che interessano Venezia, il suo sviluppo e le sue trasformazioni edilizie.
LO SCONTRO PER UNA VENEZIA “MODERNA”
Ne è emerso un quadro complesso, le cui origini risalgono all’approvazione, nel 1903, della legge Luzzatti, che inaugura un decennio di vivaci dibattiti, volti al rinnovamento della città e che vedranno contrapposte nel tempo due principali fazioni. La prima, che appare convinta della necessità di edificare nelle aree ancora libere del centro storico e ai bordi della laguna, la seconda, invece, che insisterà per uno sviluppo in terraferma della città, immaginando la nascita di una “nuova Venezia”. Il dibattito culminerà nel 1910, con l’avvio da parte del Comune di un’inchiesta sulle condizioni abitative nella città di Venezia, determinante per l’attuazione dei primi significativi interventi di edilizia popolare nella città lagunare. Nello scontro politico che investe la Venezia “moderna” a prevalere è la fazione che sostiene l’espansione in terraferma, in linea con la visione proposta dal conte Volpi. Il racconto propone una rilettura delle vicende che interessano Venezia, il suo sviluppo e le sue trasformazioni edilizie negli ultimi 150 anni. In questo lungo lasso temporale, e in particolare negli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale, lo IACP è stato all’origine delle principali trasformazioni urbane ed edilizie di Venezia, attraverso l’edificazione di interi quartieri, collegati ai nuovi poli industriali della città. Quattro casi studio paiono particolarmente significativi a riguardo. Si tratta dei quartieri di Sant’Elena, Marghera, Quattro Fontane al Lido e Santa Marta, nella cui costruzione lo IACP svolge un ruolo di primo piano. L’approfondimento dei singoli casi ha fatto emergere specifiche identità, ciascuna radicata nel proprio contesto ma al contempo parte di una strategia più ampia, volta alla simultaneità di interventi tra la Venezia insulare e la terraferma.
FRA MODERNITÀ E TRADIZIONE
Tra i diversi casi osservati, particolarmente significativa è apparsa la vicenda relativa al quartiere di Sant’Elena, da considerarsi il più ampio intervento urbanistico nella Venezia storica insulare, pianificato e diretto in maniera esclusiva dallo IACP nella prima metà degli Anni Venti. Tra le principali questioni affrontate, nel corso della sua costruzione, sembra imporsi quella della ricerca del cosiddetto “carattere veneziano”, che porterà in quegli stessi anni alla istituzione di un’apposita Commissione per l’ornato, concepita specificatamente per affrontare le spinose questioni estetiche sollevate dall’ambientazione dei nuovi interventi nella città storica. Nell’ambito del complesso quadro storico che si è almeno in parte tentato di ricostruire emerge la delicata questione dell’inserimento nel tessuto storico veneziano dei nuovi interventi edilizi. L’attività edilizia promossa dallo IACP veneziano sembra infatti essere caratterizzata, sin dai primi interventi, dalla ricerca di un difficile equilibrio tra modernità e tradizione. Dai documenti consultati nell’archivio ATER, così come da una rilettura degli articoli in questo senso più significativi pubblicati su riviste quali l’Ateneo Veneto o la Rivista della Città di Venezia, emerge la volontà politica di sostenere la peculiarità della Venezia insulare insieme alla necessità di salvaguardare un presunto carattere veneziano. Ciò sembra influire in modo non trascurabile sul dibattito che si snoda a Venezia intorno all’opportunità o meno di avviare interventi edilizi nella città lagunare, e andrà a sostenere indirettamente le politiche a favore di uno sviluppo in terraferma, confinando la città storica nella pericolosa classificazione di “città speciale”, aprendo la strada a politiche fortemente conservatrici.
IL QUARTIERE DI SANT’ELENA
L’iter che porta alla messa a punto della colonizzazione di Sant’Elena è molto lungo. Gli inizi della vicenda risalgono infatti al 1874. Lo IACP riprende la sua attività nel 1919 (dopo la fine della Prima Guerra Mondiale) ma, anche a causa di altri impegni finanziari, non è in grado di prendere immediatamente in carico il progetto per la colonizzazione di Sant’Elena anche perché non sono ancora state completate le pratiche tra lo Stato e il Comune per l’acquisizione dell’area demaniale, premessa necessaria alla redazione del piano regolatore. La costruzione del quartiere, che viene avviata poi nel 1923, vedrà lo IACP intervenire come una vera e propria società di costruzioni, facendone un caso esemplare. Si tratta di un passaggio certamente nodale nell’ambito della vicenda affrontata dalla ricerca. Il caso veneziano, infatti, non solo appare del tutto inedito su scala nazionale ma sembra essere all’origine di specifici provvedimenti legislativi che verranno promulgati in seguito all’esperienza compiuta nella città lagunare.
‒ Vittorio De Battisti Besi
Nota dell’autore. Il percorso di ricerca che ha portato alla redazione della tesi, della quale è stata relatrice la prof.ssa Maria Bonaiti, è stato promosso da ATER Venezia e reso possibile da un contributo di Federcasa e da una borsa di studio triennale del Centro Universitario Cattolico della Conferenza Episcopale Italiana.
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