A Lecce inaugura BotaniCall con la performance Sinfonie Vegetali
Un orto urbano che guarda alla sperimentazione attraverso una serie di attività didattico-divulgative legate alle tematiche dell’agricoltura naturale, delle architetture vegetali e dell'etnobotanica, con l'obiettivo di promuovere uno sviluppo urbano sostenibile.
In aperta campagna a pochi chilometri da Lecce, nella zona della Masseria Sant’Angelo, troviamo l’Orto Botanico del Salento creato alla fine degli anni novanta. Nel 2016 grazie a un percorso formativo sull’agricoltura sinergica, voluto dalla Fondazione per la Gestione dell’Orto Botanico in collaborazione con l’associazione culturale JANUB, nasce un’intesa per la gestione e cura del giardino creato a parte dai volontari di Orti Janub. Dunque i volontari da circa un anno e mezzo hanno sottoscritto una convenzione con la Fondazione per la Gestione dell’Orto Botanico Universitario per organizzare, monitorare e valorizzare un’intera area di 1500 mq. Il 20 settembre BotaniCall si è aperto con una performance dal titolo “Sinfonie Vegetali” a cura di Francesco Giannico (musicista elettro-acustico autore di numerosi progetti e fondatore di Archivio Italiano Paesaggi Sonori) e Claudia Mollese (regista). Per entrare nel vivo del progetto di BotaniCall abbiamo intervistato l’architetto Afro Carpentieri che, insieme al collettivo composto da Marco Carlino, Francesca Guarascio e Giulia Toscani, è tra i vincitori del bando europeo “Actors of Urban Change” finanziato dalla fondazione tedesca Robert Bosch.
Partiamo dalla geografia…
L’Orto Botanico del Salento si estende su una superficie di circa 14 ettari in periferia, ad est della città di Lecce. Oltre a costituire un’area poco pregiata da un punto di vista agricolo per le rocce affioranti e i pascoli degradati, questo spazio ha sofferto un fenomeno di marginalizzazione dopo la costruzione della tangenziale di Lecce. Si è trasformato nel tempo, in un contesto periurbano con un’identità poco definita su cui hanno inciso fenomeni di degrado dovuti alla presenza di micro-discariche, strade e altri detrattori come il depuratore di Lecce.
Barlumi di speranza?
Tuttavia, la presenza di elementi di pregio paesaggistico (masserie, visuali aperte, un terreno lievemente ondulato) e naturalistico (aree a pseudosteppa, nuove collezioni di frutteti, impianto di boschi autoctoni, collezione di orticole e officinali) offre un’enorme potenziale ambientale che ci ha dato spunto per mettere in atto un processo sperimentale di botanica esperienziale e di riconnessione tra esseri umani ed esseri vegetali amplificando la relazioni tra città e campagna nel costruzione del paesaggio futuro.
Chi sono gli attori di BotaniCALL e in che modo avete deciso di creare questo sistema che coniuga l’etnobotanica, l’agricoltura e l’architettura naturale?BotaniCALL è prima di tutto un progetto di ricerca, vincitore del bando ‘Actors of Urban Change’. Il programma, ormai alla sua terza edizione, finanzia 10 progetti in 10 città europee con il requisito che il team di progetto sia composto da settore pubblico, privato e culturale e che i progetti, attraverso attività culturali, promuovano uno sviluppo urbano sostenibile.
Di che si tratta nello specifico?
BotaniCALL è un esperimento sistemico-generativo, un’opera comunitaria di paesaggio in cui non esiste una scala gerarchica definita, ma propriamente dei livelli di coinvolgimento attivo, generati dall’interazione di una molteplicità di attori, pensieri e visioni. Il lavoro di ricerca di un gruppo è interdipendente dall’attività sul campo di ogni altro gruppo. Le ortigiane (giardinieri apprendisti che coltivano un’area di 1000 metriquadri), curano quotidianamente la bellezza di un giardino attraverso un modello di pratica esperienziale, basato sull’esperienza diretta, sia essa cognitiva, sensoriale o emotiva; gli esperti e gli artisti, arricchiscono il progetto attraverso esperienze e visioni; l’area tecnica amministrativa della Fondazione lavora su altre aree botaniche oltre a supportare e promuovere le attività e le iniziative di BotaniCALL. Infine, partner e sponsor, insieme ai fruitori dei vari laboratori, gravitano all’interno del sistema e sostengono il progetto, verso un cambiamento collettivo.
Con quali argomenti?
Le tematiche sviluppate dal programma culturale proposto sono l’etnobotanica, intesa come connessione tra cultura vernacolare e conoscenza dei differenti utilizzi delle piante; l’agricoltura naturale intesa come metodologia di coltivazione, che ispirandosi ai processi naturali, persegue l’obiettivo della produzione di cibo nel rispetto dell’ambiente; l’architettura naturale intesa come interazione funzionale tra essere umano e spazio naturale, rapporto dialettico nel quale la manodopera è conoscenza diretta della materia e dei suoi processi di produzione.
Il giardino planetario di Gilles Clément è quasi un manifesto politico ed ecologico. In breve, per il paesaggista francese il pianeta terra è come un intero giardino globale e l’umanità è il suo giardiniere. In che modo il vostro progetto abbraccia la collettività e in che termini genera quel senso di responsabilità e cura verso l’ambiente?
Il nostro progetto, come hai ben intuito, è molto prossimo al pensiero di Clement, in termini di approccio pratico e di costruzione teorica. Senza dubbio, il fine è nel valore politico dato alla creazione di un alfabetizzazione ecologica nella creazione degli spazi pubblici e privati. Sarà determinante che tutti, insieme ai nostri figli, agli studenti, ai politici ed economisti comprendiamo i fattori fondamentali del ciclo della vita: per esempio, ciò che viene scartato da una specie è cibo per un’altra, la materia segue un ciclo continuo attraverso la rete della vita, la diversità garantisce la resilienza, e la vita si è affermata sulla terra non attraverso la lotta, ma attraverso la costruzione di reti.
L’Orto Botanico è fuori del tessuto cittadino, in aperta campagna; l’idea dell’inclusione sociale, del lavoro e delle competenze sono tra gli elementi principali del progetto, nel vostro caso è possibile parlare in parte di un’esperienza legata alla rigenerazione urbana?
Sicuramente, è noto che la relazione tra urbano e rurale si stia rafforzando sempre di più, in un rapporto mutuale di interscambio. Vi è la necessità di rivolgere lo sguardo verso le campagne come evidenzia la ricerca “Countryside”, portata avanti da OMA, che mette in luce come oggi ci sia una quasi totale mancanza di esplorazione di queste aree. Tuttavia, se si guarda attentamente, la campagna sta cambiando molto più rapidamente e radicalmente della “città”, che per molti versi rimane un’antica forma di convivenza. Più della metà dell’umanità è ora urbana, il che è stato il pretesto per concentrarsi quasi esclusivamente sulla città, viste come i motori dell’economia, dell’emancipazione, dello “stile di vita” definitivo. Ma il fenomeno del ripopolamento delle campagne ormai è visibile e risponde da un lato al cambiamento della condizione socio-economica, e dall’altro offre delle possibilità di fuga al senso di soffocamento delle spazialità urbane. La campagna ha un qualcosa di sublime, che attraverso le sue costruzioni agricole e antropiche, influenzerà l’architettura e l’urbanistica del futuro, e avrà, senza dubbio, delle ripercussioni sulla vita delle persone.
-Giuseppe Amedeo Arnesano
Per indicazioni su come raggiungere l’Orto Botanico del Salento, consultare la mappa in allegato o il link: https://goo.gl/maps/bgndgfQ1YpB2
Per maggiori informazioni: [email protected] o 393-2785565
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