Biennale di Architettura: con oltre 275.000 visitatori chiude Freespace

Incremento del 6% per la 16. Mostra Internazionale di Architettura; gli under 26 hanno rappresentato il 50% dei visitatori totali. Nel sottolineare l’influenza di Venezia nella loro strategia curatoriale, le curatrici Farrell e McNamara hanno ribadito di aver rivelato “le qualità uniche delle Corderie e del Padiglione Centrale”

L’edizione del Leone d’Oro alla Svizzera; dell’esperienza – probabilmente irripetibile – delle Vatican Chapels; della ribalta internazionale, seppur temporanea, delle aree interne protagoniste di Arcipelago Italia; della liberazione degli spazi delle Corderie e del Padiglione Centrale da sovrastrutture e residui; dell’esposizione di una “rovina” del complesso londinese di case popolari Robin Hood Garden, del flash mob delle architette per la parità di genere, con il supporto anche del collettivo italiano RebelArchitette, è giunta alla conclusione. Dopo i premi, le critiche, gli approfondimenti sono i numeri della Mostra curata da Yvonne Farrell e Shelley McNamara a fornire un parametro di analisi e a confermare, forse per qualcuno in maniera inaspettata, il trend positivo della Mostra Internazionale di Architettura. Infatti, dopo l’incremento delle presenze registrato in occasione di Reporting from the Front – con un +14% rispetto a Fundamentals di Rem Koolhaas nel 2014 –, con Freespace i visitatori sono ulteriormente cresciuti: da 260.000 del 2016 a 275.000; un dato al quale vanno sommate le oltre 14.400 presenze della pre-apertura, nel maggio scorso. Da segnalare anche i numeri relativi alla composizione del pubblico: i visitatori sotto i 26 anni hanno infatti costituito il 50% degli accessi totali, mentre la scelta di visitare la Mostra in gruppo è stata compiuta dal 27% del pubblico complessivo.

Baratta with Farrell and McNamara - Photo by Jacopo Salvi - Courtesy La Biennale di Venezia

Baratta with Farrell and McNamara – Photo by Jacopo Salvi – Courtesy La Biennale di Venezia

L’ARCHITETTURA: “ESALTANTE, MODESTA, EROICA”

Con più di quarant’anni di attività professionale congiunta, anche in occasione del finissage, Farrell e McNamara hanno scelto di ricordare che “l’obiettivo della Mostra era di celebrare la cultura condivisa dell’architettura, e così facendo di dimostrare quanto inventiva, confortante, esaltante, modesta ed eroica potesse essere l’architettura; come l’architettura sia al servizio dei bisogni degli esseri umani con dignità e rispetto, siano essi il bisogno di alloggio, di acqua o di protezione dalle alluvioni; come i materiali si possano trasformare in spazi di bellezza e d’ispirazione; come l’architettura possa avvicinare le persone e servire le comunità; come l’architettura possa trasformare gli spazi di risulta in spazi pubblici”. Un proposito perseguito dalle due curatrici con modalità proprie, a partire dalla scelta di fornire a tutti i partecipanti il Manifesto Freespace, con quasi un anno di anticipo sull’apertura ufficiale. Tale strumento “è servito da guida per trovare una coesione nella diversità di una mostra di questa portata. La risposta da parte di ogni partecipante invitato è stata straordinaria, e il manifesto è stato interrogato, sezionato, interpretato, sfidato dalla loro intelligenza e creatività”, precisano a conclusione dell’esperienza curatoriale. Per il Presidente della Biennale, Paola Baratta, che nel gennaio 2017 ha affidato l’incarico alle due architette, l’attenzione posta sullo spazio libero e gratuito ha permesso di celebrare “l’architettura nella sua funzione più delicata, più nobile e più socialmente utile, quella di creare beni pubblici. Sia esso frutto della generosità del committente o del progettista, sia esso frutto di azioni istituzionali o collettive, il libero spazio qualifica il nostro abitare in una visione più completa della nostra civiltà e della nostra cultura. Disporre di spazio libero è un diritto, creare spazio libero è un atto dovuto”.

QUALE FUTURO PER ARCIPELAGO ITALIA E PER LE AREE INTERNE?

“Arcipelago Italia ha voluto porre le basi per dar vita a nuove sfide alle quali la nostra professione di architetti non può esimersi dal rispondere. È necessario che l’architettura torni a essere espressione dei luoghi e a rispondere all’evoluzione sociale, economica e ambientale del contesto che viviamo e che vivremo”, ha inoltre sottolineato Mario Cucinella, Curatore del Padiglione Italia, in occasione dell’evento conclusivo di Arcipelago Italia. Alle potenzialità inespresse o sottovalutate del Paese, oltre che al patrimonio paesaggistico, architettonico e umano delle cosiddette aree interne, il padiglione nazionale ha voluto offrire un’opportunità senza precedenti, mettendo in luce aspetti eterogenei: dalla condizione della rete infrastrutturale alle conseguenze dello spopolamento, fino alla presentazione di pratiche virtuose e alle esperienze condotte dagli artisti in questi territori. Per Federica Galloni, Direttore Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, Arcipelago Italia “non rimane un lavoro fine a se stesso: gli itinerari, la call, la ricerca sul campo e le proposte ideative per le aree interne, tracciano un metodo che attraverso processi condivisi pone l’architettura al servizio della collettività e genera valore sui territori”.

– Valentina Silvestrini

www.labiennale.org

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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