Jameel Arts Centre. Un nuovo centro d’arte ha appena aperto a Dubai
Apre a Dubai il Jameel Arts Centre. Siamo andati a visitarlo. Ecco il racconto e le immagini.
L’avevamo anticipato nel maggio del 2017 con una lunga intervista alla sua direttrice, Antonia Carver, e da un paio di giorni è diventato realtà. È il Jameel Arts Centre, solidificazione, per così dire, dell’omonima fondazione (circa il 40% delle opere esposte all’inaugurazione appartengono alla collezione di famiglia, ci ha raccontato la Carver), che ha appena aperto a Dubai, in una zona waterfront in piena espansione – ma da queste parti quasi tutto è in piena espansione – e dove si sta ultimando la fermata della metropolitana.
L’EDIFICIO E IL PARCO
Progettato dai London-based Serie Architects, si tratta di una struttura di tre piani estesa per circa 10mila metri quadri, dotata di ampie vetrate che la rendono fisicamente e concettualmente porosa nei confronti dell’ambiente esterno, anche grazie ai piccoli giardini progettati dalla landscape designer svizzera-olandese Anouk Vogel e allo sculpture park (va detto: meno riuscito, almeno per ora) realizzato dagli emiratini ibda design e ospitante una cinquina di opere site specific.
Nella stessa ottica sono state pensate sia la caffetteria-giftshop, dotata di un ingresso autonomo, che la biblioteca specializzata, a disposizione gratuita di visitatori e non, esempio per ora unico in città.
LE MOSTRE
La mostra d’apertura è curata da Murtaza Vali e si intitola Crude. Coinvolge diciassette artisti ed è un’indagine – tutt’altro che scontata da queste parti – sul “petrolio come agente di trasformazione sociale, culturale ed economica”. Notevoli in particolare: la serie di fotografie trovate da Hajra Waheed su pozzi che bruciano; la semplice ma eloquente montagna di infradito in plastica di Hassan Sharif; i dipinti realizzati da Nasrin Tabatabai & Babak Afrassiabi utilizzando il petrolio come pigmento; le incredibili fotografie – anch’esse trovate, ma sui periodici del secolo scorso – di Raja’a Khalid.
Nulla da irrilevante, anzi, le quattro Artist’s Room dedicate rispettivamente a Chiharu Shiota (le centinaia di fili rossi alle quali i visitatori si appassionano, giustamente), Maha Malluh (ricordate l’installazione a muro di audiocassette all’ultima Biennale?), Lala Rukh e Mounira Al Solh (artista potente, protagonista anche ad Abu Dhabi Art nello stand di Sfeir-Semler): più che “stanze”, sono piccole e (ac)curate personali.
DULCIS IN FUNDO
Da citare, infine, l’installazione commissionata a Lara Favaretto per la hall del centro d’arte e il lavoro – vincitore della prima edizione delle Art Jameel Commissions– firmato da Alia Farid & Aseel AlYaqoub e allestito sulla terrazza.
– Marco Enrico Giacomelli
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