Un anno di architettura: 10 parole per raccontare il 2018
Dal crollo del Ponte Morandi alla Biennale diretta da Yvonne Farrell e Shelley McNamara; dal boom di Milano alla corsa contro il tempo verso Expo Dubai 2020; dalla passione degli architetti per Instagram alle battaglie per l’uguaglianza di genere nella professione.
CADUTE
Il 14 agosto 2018, una porzione del Viadotto sul Polcevera, a Genova, è crollata. Nella tragedia italiana dell’anno hanno perso la vita 43 persone; 556 sono stati gli sfollati. Alla fine del mese ottobre, un’eccezionale ondata di maltempo ha causato la distruzione di ampie superfici boschive in alcune zone dell’Italia nord-orientale. Cadute, come è evidente, del tutto diverse tra loro, che hanno tuttavia alimentato una sorta di “comune fronte di allarmismo”. Ponti, viadotti, passerelle e, inaspettatamente, anche gli alberi sono diventati osservati speciali nel territorio nazionale, simbolo di devastazione, fonte di preoccupazione per amministratori e semplici cittadini, immagine, violenta e dolorosa, delle necessità di azioni costanti negli ambiti delle infrastrutture e della cura del paesaggio. Mentre le decisioni in merito alla ricostruzione del ponte genovese hanno generato la frattura forse più profonda degli ultimi anni all’interno della comunità degli architetti italiani, la prima edizione del World Forum on Urban Forestation, che si è svolta a Mantova lo scorso mese di novembre, ha presentato agli occhi del mondo un microcosmo composto da paesaggisti, botanici, urbanisti, ingegneri e architetti che, a tutte le latitudini, sta agendo nell’ottica del superamento della scissione tra ambiente costruito e paesaggio.
CAPITALI
Sarebbe semplice proseguire beatamente nel solco della “narrazione Milanocentrica”, che è stata uno dei trend – anche a livello editoriale – dell’anno e ha ottenuto la definitiva consacrazione con l’assegnazione al capoluogo lombardo del titolo di città più vivibile d’Italia (secondo un’indagine condotta dal Sole24ore). Nel corso di questi mesi abbiamo raccontato dell’Apple Piazza Liberty, della Torre di Fondazione Prada, della Biblioteca degli Alberi, del nascente Museo Etrusco. Proprio in merito a questi processi e all’osannato vigore che percorre la città, nel 2018 abbiamo voluto interrogare progettisti e curatori locali, raggiungendoli nei loro luoghi di lavoro; così sono sorte le conversazioni, tra gli altri, con Piuarch, Park Associati, Fabio Novembre e con il team del festival Super. Eppure, forse contro ogni previsione, quest’anno siamo tornati anche a occuparci di Roma e non per sostenere lo stereotipato antagonismo con Milano. Qualcosa accade o, almeno, potrebbe accadere nella Capitale. A settembre è stata posata la prima pietra del nuovo Rettorato dell’Università degli Studi Roma Tre, su progetto dello studio Mario Cucinella Architects. L’intervento, atteso entro il 2020, prenderà forma nel quartiere Ostiense; l’investimento annunciato sfiora i 40 milioni di Euro. “È una forte testimonianza di crescita e anche un’opportunità concreta per gli studenti di abitare nuovi luoghi. Questo edificio rappresenta, inoltre, un considerevole intervento lungo un asse urbano molto importante, quale via Ostiense, che caratterizzerà lo spazio pubblico. Le due piazze, una a livello della strada dedicata agli studenti e un’altra sopraelevata, con un tetto giardino che permette di accedere all’auditorium, acquisteranno un valore relazionale molto forte”, ha affermato Cucinella. Un altro ateneo capitolino, il Campus Bio-Medico, ha indetto un concorso di progettazione per estendere la propria sede; la Fondazione Alda Fendi ha finalmente svelato il suo ultimo contributo per la riqualificazione della città; lo studio Insula architettura e ingegneria si è aggiudicato la gara per il restauro e la valorizzazione dell’ex Arsenale Clementino Pontificio; per l’ex Zecca di Stato potrebbe presto arrivare il tempo della rinascita, nella forma di spazio culturale e polifunzionale. Un segnale interessante è arrivato della firma del protocollo d’intesa tra il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) e l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma e provincia (OAR). Obiettivo? Promuovere un concorso di progettazione internazionale per la riqualificazione dell’area “Parco del Foro Italico”, il più importante parco tematico sportivo italiano. Su progetto di Mario Botta, infine, Palazzo San Felice – fin qui sede degli alloggi di servizio del Quirinale – diventerà sede della Biblioteca Nazionale di archeologia e storia dell’arte; previsto anche un nuovo auditorium di circa 350 persone.
FUTURO PROSSIMO
Il 20 ottobre 2020 gli occhi del mondo saranno puntati su Expo 2020 Dubai. Dare un’occhiata al sito ufficiale di quella che potrebbe essere la prima Esposizione Universale dell’era Hyperloop, fornisce già sufficienti dati sui padiglioni con cui i vari partecipanti declineranno il tema guida Connecting minds, creating the future. Nessuna ansia se la ricerca di immagini del Padiglione Italia – dal titolo Beauty connects people – dovesse risultare vana. “La bellezza come elemento di connessione tra le persone, ma anche come espressione di genio creativo e ricchezza culturale” è il concetto che ha ispirato gli architetti che, coraggiosamente, hanno deciso di partecipare al concorso internazionale per la progettazione del padiglione bandito – sob! – solo il 23 ottobre 2018. “Il Padiglione Italia non sarà altro che un viaggio nel paradiso/giardino che è l’Italia, attraverso il suo straordinario passato (la grandezza nella storia e nelle arti), il suo formidabile presente (la potenza del Made in Italy e delle sue eccellenze nei campi più svariati) e il suo futuro (toccando, tra gli altri, i temi cari alla green economy che coniugano innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale)”, precisa il bando. Diciannove sono stati i progetti presentati entro la deadline dello scorso 17 dicembre. E noi non attendiamo altro che poter commentare la scelta della commissione incaricata.
DONNE
Nell’anno del ritiro dall’attività professionale di Richard Meier, accusato di molestie sessuali, il tema dell’uguaglianza di genere ha raggiunto la doverosa attenzione mediatica. Contro la discriminazione in architettura hanno unito le proprie voci attiviste di tutto il mondo, dandosi appuntamento nei Giardini della Biennale, mentre importanti riconoscimenti sono stati assegnati alle architette nel corso del 2018. Tra questi vogliamo ricordare il Lilly Reich Grant for equality in architecture, che ha debuttato solo qualche mese fa. È stato assegnato in autunno a Laura Martínez de Guereñu dalla Fundació Mies van der Rohe e dal City Council of Barcelona. Le risorse, associate al premio, sono finalizzate “allo studio e alla diffusione di interventi che sono stati indebitamente relegati o dimenticati, realizzati da professionisti che hanno subito discriminazioni a causa delle loro condizioni personali”. Un progetto che intende “promuovere l’accesso all’uguaglianza delle opportunità nella pratica architettonica”. Fatti, non parole insomma.
NOMI
Bruno Zevi, a cento anni dalla nascita, e di Gio Ponti, omaggiato in grande stile dalla Francia, sono due dei nomi da associare al 2018. Accanto a loro Riccardo Morandi e l’architetto indiano Balkrishna Doshi vincitore del Pritzker Prize 2018; alla sua opera sarà dedicata la monografica Architecture for the People, al via il 30 marzo prossimo al Vitra Design Museum. Il 2018 è stato l’anno dell’addio a Will Alsop, scomparso a 71 anni nel maggio scorso; a Robert Venturi, che come ha scritto Rosa Sessa nel suo ricordo per Artribune “con la collega e moglie Denise Scott Brown, ha cambiato con le sue opere le sorti dell’architettura del Novecento”. E, ancora, sono scomparsi Gillo Dorfles e Tomás Maldonado, indiscutibilmente punti di riferimento, non solo teorici, per tanti progettisti.
SCONFINAMENTI
Dapprima venne il collettivo Assemble, che proprio quest’anno Artribune ha incontrato in occasione della mostra alla British School at Rome; nel 2018 è toccato Forensic Architecture. Stiamo parlando del Turner Prize, nelle cui – estese – maglie continuano a finire percorsi ed esperienze di matrice architettonica. Alla fine, il prestigioso premio è stato assegnato a Charlotte Prodger, ma la presenza dell’agenzia attiva del 2010 in shortlist restituisce il senso di un anno – ma sarebbe più corretto dire di una stagione – densa di ibridazioni e sconfinamenti tra le discipline. In fondo, chi si stupisce più di fronte a Olafur Eliasson che vesti i panni di architetto come coprogettista di Fjordenhus oppure alla scelta dell’influente Dezeen di conferire l’Architecture Project of the Year prize all’opera temporanea Storefront Theater dell’artista Matthew Mazzotta? E il 2019 sarà l’anno dell’apertura di The Vessel, la scultura di escheriana memoria, formata da 80 piattaforme panoramiche prefabbricate in acciaio e bronzo, progettata da Thomas Heaterwick. Opera d’arte su scala urbana o edificio per abitare la città in modo inconsueto? A voi la scelta.
BIBLIOTECHE
La Qatar National Library di Doha (ufficialmente ultimata nel 2017, ma aperta ad aprile 2018) di OMA; Utopia – Library and Academy for Performing di Kaan Architecten nella città belga di Aalst; la New Central Library di Snøhetta e Dialog a Calgary; Oodi, l’appena inaugurata Biblioteca Centrale di Helsinki, progettata da ALA Architects: molte, ma soprattutto interessanti, le nuove biblioteche aperte quest’anno. La carta non è morta, i libri si stampano ancora e nascono ancora edifici per la sua conservazione, custodia e consultazione del patrimonio (non solo) cartaceo.
MARTE
Stai a vedere che tra abitare nomade e tentazioni agricole va a finire come aveva previsto David Bowie: in altre parole, sarà davvero Life on Mars? Forse. Nell’attesa, una delle quattro mostre alle quali in questi mesi sta lavorando il Design Museum di Londra promette di fornire le risposte a tutte le nostre FAQ sul Pianeta Rosso. Da qualche settimana in loco abbiamo inviato in loco la sonda Insight, ma riusciremo davvero a raggiungere Marte? Sarà possibile sopravvivere lì? Dove abiteremo? L’esposizione Moving to Mars darà unitarietà alle tante ricerche e sperimentazioni che si stanno conducendo a riguardo, delle quali offrono una testimonianza tangibile anche alcuni progetti presentati nel 2018: dalla casa su Marte sviluppata da Spacefactory, per le missioni Nasa, alla capsula per la sopravvivenza messa a punto dallo studio cinese OPEN Architecture, fino alla New Shanghai marziana alla quale sta lavorando Stefano Boeri, con il FCL – Future City Lab.
FREESPACE
Forse in pochi ci avrebbe scommesso, ma alla fine è andata proprio così: con oltre 275.000 visitatori nel semestre di apertura, la 16. Mostra Internazionale di Architettura ha superato le due edizioni precedenti. E mentre i vittoriosi svizzeri, travolti dall’entusiasmo per il Leone d’Oro, hanno già lanciato il bando per il loro prossimo padiglione nazionale, seguiti subito dagli inglesi, il resto del mondo – attende che Hashim Sarkis, dopo aver raccolto il testimone della kermesse da Yvonne Farrell e Shelley McNamara, fornisca tutte le indicazioni del caso.
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Chiudiamo in chiave volutamente pop, con il successo dei profili Instagram gestiti da architetti, studi di progettazione e collettivi più o meno anonimi: un fenomeno analizzato quest’anno anche dai principali critici del settore. Magari le vacanze di Natale possono diventare l’occasione d’oro per fare un giro tra i palazzi di Brutopolis; per rivedere Sir Norman Robert Foster in versione estiva all’interno dell’ormai mitico gonfiabile a forma di unicorno; per desiderare di essere per il resto dei vostri giorni il compagno di viaggi di Sou Fujimoto o del fotografo Iwan Baan; per seguire le avventure dell’architetto globetrotter indifferente al jet lag, alias Bjarke Ingels (con prole al seguito, of course); per capire come ormai Instagram sia ormai diventato lo sketchbook per architetti come David Adjaye o il diario su cui esplorare in forma collettiva la storia del design, sulle orme di Alice Rawsthorn.
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