Le portinerie romane. Un progetto ne fa riscoprire il fascino e il ruolo
Un’indagine fotografica e architettonica sulle portinerie romane ci presenta le guardiole e le abitazioni dei portieri della Capitale.
Figura quasi sparita in molti palazzi, il portiere aveva delle mansioni precise, anche se molto spesso si trasformava in tuttofare, usufruiva non solo di una guardiola ma anche di un appartamento rimanendo quasi sempre a disposizione. Nel progettare le palazzine romane molti architetti hanno studiato e realizzato anche la portineria, l’ambiente destinato ai portieri. Il lavoro di Giulia Carioti e Tommaso Sacconi ha l’obiettivo di far riscoprire al pubblico “il fascino spesso trascurato di alcune tra le più suggestive portinerie romane”. “Un’indagine fotografica e architettonica”, afferma il curatore del progetto Andrea Bentivegna, “che cerca tuttavia di non trascurare il racconto di una professione e delle sue contraddizioni, in un’epoca, la nostra, che pensava di poterne fare a meno e che invece sta riscoprendo l’importanza di questa figura”. Nella società contemporanea si diventa tuttologi andando su YouTube, ma quando bisogna risolvere i piccoli inconvenienti domestici, e il tutorial non ha fatto altro che peggiorare la situazione, la figura del portiere tuttofare di fiducia, nonché di una persona sempre presente e vigile nel palazzo, sta iniziando a essere rimpianta per il suo ruolo così importante.
LE PORTINERIE
“Cosa sono le portinerie? Certo ci sono le cosiddette guardiole e ce ne sono di tanti tipi”, spiega il curatore. “Gli architetti del resto, come per ogni aspetto della palazzina, si sono esercitati in infinite declinazioni anche di questi elementi. Ne troviamo di tutti i tipi da quelle minimaliste, con un semplice tavolo nell’atrio, a quelle monumentali; dalle grandi vetrate simili ad acquari, a piccole cabine che ricordano la plancia di un aereo, fino alla finestrella che incornicia il portiere quasi si trattasse di un mezzo busto televisivo”. Questo progetto vuole evidenziare la sottile linea di confine tra abitazione e posto di lavoro: il portiere si trovava a lavorare e vivere nello stabile, rendendo tutt’altro che netta la demarcazione tra vita lavorativa e privata. Ne è un esempio l’appartamento del portiere progettato dall’architetto Luigi Moretti nella palazzina “Casa del Girasole” a viale Bruno Buozzi 64, dove l’unica finestra presente è sopra la guardiola verso l’atrio del palazzo, lo stesso affaccio sia a lavoro che a casa. “Il racconto di Roma, come ci hanno dimostrato la letteratura e ancor di più il cinema, passa inevitabilmente per le vicissitudini della palazzina e attraverso gli occhi dei loro portinai”, conclude Andrea Bentivegna. “Del resto lo stesso Giorgio Muratore ammoniva sempre gli studenti a cui assegnava le sue ricerche storiche sugli edifici, dicendo: ‘domandate ai portieri’”. Il progetto verrà presentato giovedì 10 gennaio 2019 presso il Centro Studi Giorgio Muratore, sede dello studio storico del professore di Storia dell’architettura contemporanea alla Sapienza Università di Roma scomparso nel 2017.
– Ilaria Bulgarelli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati