La Strada Novissima di Paolo Portoghesi rivive a Roma

Due anni dopo la donazione del suo archivio privato al MAXXI, Paolo Portoghesi rimette in scena nella sua città la leggendaria Strada Novissima del 1980. Mentre nel piano superiore la mostra “La Strada. Dove si crea il mondo” celebra lo spazio pubblico urbano come laboratorio artistico, la piccola esposizione rende omaggio, a 39 anni di distanza, a un evento chiave della storia dell’architettura del Novecento.

Subito oltre la soglia d’entrata, sulla destra, c’è Rem Koolhaas. Anti-facciata concettuale, telo traslucido, neutro schermo non referenziale. Al centro della sala, sulla sinistra, segue Venturi. Grottesco classicismo, quotidianità pop, casa di mamma a Philadelphia con neon rosso come la Madonna. Più avanti, quasi in fondo, Thomas Gordon Smith. Pastiche neo-borrominiano, ingenuo entusiasmo postmoderno, capitelli, metope e cornici illuminate al faretto alogeno.
Di quella Strada Novissima, curata da Paolo Portoghesi per la (poi diventata) leggendaria prima Mostra Internazionale di Architettura dal titolo La Presenza del Passato, rimangono oggi per lo più istantanee. Era il 1980, la cornice, ça va sans dire, la Biennale di Venezia e l’evento un successo. La mostra per la quale l’architetto romano invitò venti architetti internazionali a concepire altrettante facciate, per una fittizia strada all’interno delle Corderie dell’Arsenale, resta ancora oggi un eroico evento della storia dell’architettura. Che tutti citano ma di cui, fino a poco tempo fa, si sapeva ben poco.

La Strada Novissima. Installation view con le facciate di Koolhaas e Portoghesi. Biennale di Venezia, 1980. Courtesy Paolo Portoghesi

La Strada Novissima. Installation view con le facciate di Koolhaas e Portoghesi. Biennale di Venezia, 1980. Courtesy Paolo Portoghesi

PAOLO PORTOGHESI (DI NUOVO) CURATORE

A dirimere l’annosa questione di chiarire le influenze, il quadro politico-sociale e gli effetti della primissima Mostra di architettura veneziana, ci ha pensato, due anni fa, Léa-Catherine Szacka. Con il suo Exhibiting the Postmodern. The 1980 Venice Architecture Biennale (Marsilio, 2016) la studiosa canadese ha soprattutto dimostrato che l’evento non inaugurò – come molti ancora credevano – l’interesse postmoderno per il legame tra storia e progetto. Piuttosto rappresentò l’inizio della mediatizzazione dell’architettura, della globalizzazione stilistica, della pluralità culturale e della supremazia dell’immagine e dell’effimero nella trasmissione della disciplina al grande pubblico. Con alle spalle un così approfondito studio proprio sull’evento veneziano, ci si sarebbe insomma aspettati che a curare Dentro la Strada Novissima, al MAXXI di Roma, sarebbe stata chiamata proprio Léa-Catherine Szacka. La piccola mostra segue tuttavia un tracciato differente: non tanto retrospettiva critica sull’evento e i suoi protagonisti, quanto più riproposizione, omaggio e ricordo, riallestito 39 anni dopo dal suo stesso curatore: Paolo Portoghesi.

Dentro la Strada Novissima. Installation view at MAXXI, Roma 2018. Photo Musacchio Ianniello. Courtesy Fondazione MAXXI

Dentro la Strada Novissima. Installation view at MAXXI, Roma 2018. Photo Musacchio Ianniello. Courtesy Fondazione MAXXI

ESAMINANDO IL CONCETTO DI STRADA

Nei ridotti spazi del Centro Archivi di Architettura, la visita è scandita in quattro tappe. Si inizia fuori dalla soglia dell’archivio – quindi idealmente fuori dall’Arsenale veneziano – con una prima sezione dedicata al celebre Teatro del Mondo di Aldo Rossi. Si continua con una curata introduzione all’evento e al suo funzionamento, corredata da schizzi di Francesco Cellini e Claudio D’Amato, all’epoca assistenti di Portoghesi, e lettere d’invito ai partecipanti. Si arriva quindi al fulcro dell’esposizione: la riproposizione in un lungo cannocchiale prospettico in legno delle venti sezioni della Strada Novissima, ognuna delle quali allestita con schizzi, materiale d’archivio, fotografie, video e riviste (gran parte dei documenti in mostra sono stati forniti dall’Archivio Storico della Biennale di Venezia). Si conclude infine con una serie di approfondimenti: pubblicazioni e riviste in vetrina, fotografie d’epoca e interviste contemporanee ai protagonisti dell’evento. Sopra all’intero progetto aleggia il concetto di “Strada”. Quella “rue corridor” che Le Corbusier voleva letteralmente uccidere. Quella “Nuova” di Genova che nel 1980 servì da modello a Portoghesi per la “Novissima” di Venezia. Quella, infine, celebrata nella mostra La Strada. Dove si crea il mondo, da visitare, sempre al MAXXI, nel piano appena superiore. Più di due anni dopo l’annuncio della donazione dell’archivio privato di Paolo Portoghesi alle collezioni del museo, la mostra rimette in luce uno dei capitoli principali della carriera dell’architetto romano. Una nuova Strada Novissima, da visitare, di nuovo, a Roma.

Leonardo Lella

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Leonardo Lella

Leonardo Lella

Leonardo Lella è architetto e curatore. Formato in Architettura all’Università Roma Tre e alla TUM di Monaco, ha realizzato soggiorni di studio ad Amburgo e a Città del Messico. Interessato all’ambito curatoriale come a quello editoriale, ha fatto parte tra…

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