L’architettura contemporanea secondo Supervoid

Giovani, carini e – stranamente ‒ occupati. Gli architetti Benjamin Gallegos Gabilondo e Marco Provinciali formano lo studio Supervoid e in questa intervista presentano “EU Pavilion”, progetto di ricerca in progress sull’identità dell’architettura europea.

Benjamin Gallegos Gabilondo (Santiago del Cile, 1988) e Marco Provinciali (Roma, 1988), dopo essersi diplomati allo IUAV di Venezia, hanno aperto, nel 2016, Supervoid, studio di architettura con sede a Roma. Nonostante la giovane età, hanno già realizzato progetti a varie scale, in Italia e negli Stati Uniti. Attualmente sono impegnati nella riqualificazione della Tenuta della Mistica a Roma e nella ristrutturazione del faro di Punta Spadillo a Pantelleria, incarico per il quale hanno concorso nell’ambito dell’iniziativa Valore Paese – Fari.
Vantano ben due partecipazioni alla Biennale di Venezia, nel 2014 e nel 2016: ora si preparano alla realizzazione dell’EU Pavilion, sempre a Venezia, che sarà inaugurato nella primavera in arrivo. Di questo e di molto altro abbiamo parlato direttamente con loro.

Ci raccontate la vostra storia in poche righe?
Abbiamo entrambi studiato allo IUAV dove ci siamo conosciuti. Già durante gli anni dell’università abbiamo lavorato insieme ad alcuni progetti, tra cui The Ship, una fanzine di critica studentesca, e Archizines Venezia, un padiglione itinerante che ha ospitato la tappa veneziana della mostra curata da Elias Redstone. Dopo l’università, mentre Benjamin lavorava a Santiago presso lo studio Amunategui & Valdes e Marco a Milano da Baukuh, abbiamo realizzato il nostro primo progetto, un piccolo negozio a New York. L’anno successivo, nel 2016, abbiamo fondato Supervoid a Roma. Lavoriamo su progetti molto diversi tra loro per programma e scala, ma questo non è importante. Ciò che ci interessa è usare il progetto, anche il più piccolo o banale, come strumento per esprimere una posizione all’interno della disciplina.

Supervoid, Appartamento a Palazzo Doria Pamphilj © Giorgio De Vecchi-Gerdastudio. Courtesy Supervoid

Supervoid, Appartamento a Palazzo Doria Pamphilj © Giorgio De Vecchi-Gerdastudio. Courtesy Supervoid

“Giovani, carini e – stranamente – occupati”, per fare una citazione cinematografica: molte pubblicazioni all’attivo e nuove prospettive. Su cosa state lavorando al momento?
Al momento stiamo lavorando su diversi progetti; i principali sono la riqualificazione della Tenuta della Mistica a Roma e il progetto per la trasformazione in struttura ricettiva del Faro di Punta Spadillo a Pantelleria. A questi progetti a lungo temine si affiancano progetti minori per scala e durata, oltre a un lavoro di ricerca su temi specifici.

Concentriamoci sull’EU Pavilion, che presenterete in primavera a Venezia. Cosa potete anticiparci?
L’EU Pavilion è un progetto di ricerca che stiamo sviluppando insieme ad Anna Livia Friel dell’Università IUAV di Venezia sul rapporto tra istituzioni europee e architettura. Ci interessa occuparci dell’Europa come entità culturale e pensiamo che un pensiero critico da parte degli architetti su questo tema possa essere fondamentale nell’affrontare la questione dell’identità europea e della sua percezione da parte dell’opinione pubblica. L’EU Pavilion vuole innanzitutto porre alcune questioni: quali sono i caratteri che definiscono l’architettura europea? Qual è e quale dovrebbe essere l’architettura che rappresenta le istituzioni europee? Crediamo che rispondere a tali domande sia un modo per definire il ruolo della nostra disciplina in un momento così cruciale della storia dell’Unione. Questa riflessione si articolerà in diversi momenti di confronto nel 2019 all’interno dello IUAV, tra cui un seminario e un workshop che si svolgeranno a Venezia durante l’estate.

La vostra esperienza con il Garden Pavilion nella Certosa di Pontignano [un padiglione temporaneo in provincia di Siena, realizzato nel 2018, N.d.R.] fornisce un buon assist per chiedervi un’opinione sul rapporto tra architettura storica e architettura contemporanea in Italia, anche alla luce della triste vicenda di Ferrara con cui si è aperto il 2019.
La vicenda di Ferrara è il risultato di prese di posizione assurde come la maggior parte del dibattito pubblico che si svolge oggi in Italia, e che finiscono per vanificare anni di sforzi nella direzione giusta. La ricchezza delle nostre città deriva da una enorme stratificazione di stili, forme e usi diversi; pretendere di fermare questo processo equivale a ucciderle. L’esempio di Ferrara si andrà ad aggiungere alla lunga lista delle occasioni mancate per instaurare un rapporto significativo tra architettura contemporanea e monumenti antichi o moderni. Pensando a Venezia vengono subito in mente i diversi progetti mai realizzati per quella città nel nome di una miope conservazione integrale dell’esistente. Anche senza entrare nel merito del progetto, ci sembra ideologicamente sbagliato precludere questa possibilità. L’alternativa quale sarebbe? Fare degli edifici in stile?

Supervoid, Garden Pavilion © Supervoid. Courtesy Supervoid

Supervoid, Garden Pavilion © Supervoid. Courtesy Supervoid

Appartenete a una “nuova generazione” di giovani architetti di base a Roma. Quali sono le vostre proposte/visioni/considerazioni sulla Capitale e sul suo potenziale? Perché restare qui?
Ci sentiamo sempre un po’ a disagio quando ci viene detto di appartenere a questa o quella generazione. Non siamo particolarmente legati a questa città, anzi ci piace pensare di poter stabilire delle relazioni basate su una determinata visione della nostra disciplina più che sulla contingente prossimità geografica. Detto ciò Roma ha perso – se mai l’ha avuta – la capacità non solo di pianificazione ma perfino di gestione del territorio e quindi c’è la necessità di fare molto per recuperare il tempo perduto. Servono la volontà politica e la cultura per attivare un progetto per gli spazi pubblici della città. Alcune iniziative recenti, come i concorsi banditi dal secondo municipio, fanno ben sperare dopo anni di deserto. Purtroppo le realtà attive sono poche, un’eccezione molto positiva è CAMPO, che negli ultimi anni è riuscito a fare incontrare un gruppo di architetti appartenenti a diverse generazioni e provenienze grazie a una ricca programmazione di eventi, mostre e conferenze.

Qualche altra anticipazione sul vostro 2019?
Come detto ci occuperemo di sviluppare il progetto EU Pavilion a Venezia. A Roma abbiamo in programma alcune conferenze, la prima il 13 febbraio alla British School at Rome all’interno del ciclo Brave New World: New Visions in Architecture curato da Marina Engel. In primavera faremo un intervento al Centro Studi Giorgio Muratore e, insieme a Raumplan, parteciperemo al ciclo CROSS/I lunedì dell’Architettura curato da Emilia Giorgi e Matteo Costanzo all’INARCH Lazio. A Milano invece parteciperemo in primavera al progetto Remix curato dal collettivo Gizmo, al Politecnico di Milano. Per quanto riguarda i cantieri in ultimazione, a breve finiremo i lavori di ristrutturazione di un appartamento a Milano; inaugureremo un piccolo laboratorio che abbiamo realizzato a Trastevere per l’orefice Maria Riccardi Cochrane.

Giulia Mura

www.supervoid.eu

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Giulia Mura

Giulia Mura

Architetto specializzato in museografia ed allestimenti, classe 1983, da anni collabora con il critico Luigi Prestinenza Puglisi presso il laboratorio creativo PresS/Tfactory_AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica) e la galleria romana Interno14. Assistente universitaria, curatrice e consulente museografica, con…

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