Ossessioni e ispirazioni dello studio 2A+P/A. A Milano
Galleria Antonia Jannone, Milano – fino al 10 maggio 2019. Rileggere la realtà attraverso l’architettura: una mostra riunisce disegni e bozzetti del duo di architetti romani.
Il progetto come forma di conoscenza, di interpretazione della realtà da indagare sia attraverso i propri lavori sia attraverso le opere altrui. È questo il tema della mostra Disegni e progetti, che la storica galleria di architettura Antonia Jannone ha inaugurato in occasione del Salone del Mobile appena concluso, dedicata ai lavori dello studio di architettura 2A+P/A. L’allestimento è organizzato attraverso il rapporto fra due corpi di opere. Una parete esibisce la raccolta di stampe UV su carta 36 disegni, realizzata in occasione della prima Biennale di Orleans e commissionata dal Frac Centre-Val de Loire. La parete opposta, invece, presenta una selezione di progetti esemplificativa delle attività svolte dallo studio nei suoi dieci anni: progetti di concorso, padiglioni espositivi e realizzazioni. Una raccolta di immagini che mette in scena la ricerca poetica dello studio, fondato a Roma da Gianfranco Bombaci e Matteo Costanzo, docenti al Royal College of Art di Londra, con alle spalle una lunga attività sia progettuale che espositiva.
DIALOGHI E CONTRASTI
Ognuna delle stampe interpreta alcune opere che il duo di architetti riconosce come fonti d’ispirazione e leitmotiv del suo lavoro, definendone la grammatica progettuale. Un fitto dialogo ‒ di cui non viene mai perso il filo ‒ tra riferimenti legati a discipline diverse, che accosta i paesaggi di de Chirico con la lampada Rimorchiatore di Gae Aulenti e gli acquerelli di Sottsass, mettendo in continuità passato e contemporaneo. Un percorso che svela analogie e contrasti, citazioni e ossessioni e che ci conferma che progettare non è un’attività definita fin dal suo inizio, ma si struttura nel corso del tempo, si nutre di ciò che l’autore ha visto, studiato, vissuto, così come procede per ipotesi e declinazione di tema, avanzando per limatura verso l’esito definitivo. Non a caso Franco Purini parlava di “comporre l’architettura” e di un progettista che non si limita a seguire regole prescritte ma che, invece, opera delle scelte.
‒ Isabella Clara Sciacca
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