Dalla manifattura tessile alla forestazione urbana. Il futuro di Prato in una mostra
Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato – fino all’11 aprile 2019. Curata da Elisa Cristiana Cattaneo ed Emilia Giorgi, la mostra “Verde Prato. Sperimentazioni urbane tra ecologia e riuso” delinea le politiche urbane che incideranno sul futuro della città toscana e introduce nuovi orizzonti per la comunicazione e comprensione degli strumenti urbanistici.
Non manca una certa dose di audacia nella scelta di veicolare i contenuti del Piano Operativo del Comune di Prato con un progetto espositivo, accessibile e dotato di una spiccata identità visiva, all’interno di un centro per l’arte contemporanea. Svincolarsi dalle pressioni del tecnicismo smodato e tenersi a distanza dal precipizio della semplificazione appaiono come i due insidiosi estremi con i quali misurarsi in questo tipo di processo comunicativo.
Lo strumento sviluppato e adottato dall’amministrazione della città toscana nel settembre 2018, impulso e ragione dell’esposizione Verde Prato. Sperimentazioni urbane tra ecologia e riuso, afferisce ‒ inequivocabilmente ‒ alla materia urbanistica. Per quanto decisiva nella quotidianità di chiunque viva in un territorio sottoposto a processi di pianificazione, tale disciplina continua a essere percepita come specialistica, per soli addetti del settore, forse persino impenetrabile. Prova, con coraggio, a scardinare tale pregiudizio la mostra curata da Elisa Cristiana Cattaneo ed Emilia Giorgi, inserita – seppur per poche settimane ‒ nella programmazione del trentennale del Centro Pecci, insieme a una serie di iniziative di approfondimento, per le quali è stato costruito un “palcoscenico” ad hoc. Forse, però, nessun altro luogo della città sarebbe stato altrettanto rappresentativo per il racconto del lungo iter di preparazione del documento che definisce il futuro delle politiche urbane locali, uno strumento nel quale hanno acquisito forma compiuta il lavoro dell’Ufficio di Piano del Comune di Prato, i contributi sulla forestazione urbana curati dall’architetto Stefano Boeri e dallo scienziato Stefano Mancuso, gli esiti del vasto programma di partecipazione, aperto alla cittadinanza e al fitto tessuto di associazioni del territorio, ribattezzato Prato al Futuro.
PRATO FUTURA: “VERDE, EUROPEA, APERTA”
L’impianto sviluppato dal duo curatoriale prevede una tripartizione tematica – Ecology; Re-Use; Going Public ‒ che acquisisce unitarietà e coerenza nel display progettato dal collettivo milanese Fosbury Architecture. Il sistema di ponteggi, collocato al centro dello spazio espositivo messo a disposizione dal Centro Pecci, prova a tradurre su scala architettonica l’esperienza della stesura del Piano Operativo. Nello stesso tempo, evoca il work in progress che attende la città nei prossimi anni. Aperta, permeabile, parzialmente resa specchiante da fasce di PVC che consentono il passaggio da un fronte all’altro, questa struttura diviene supporto per disegni, mappe, video, fotografie e materiali d’archivio. Vengono esposti anche tutti gli elaborati tecnici, resi di fatto disponibili alla pubblica consultazione. A ritmare il percorso, almeno tre esperienze salienti: l’installazione site specific Urban Jungle, opera di Stefano Mancuso che azzera la ‒ fin qui canonica – separazione tra paesaggio e costruzioni, avanzando uno skyline alternativo; la “macchina di ecologia urbana” denominata Braided Landscapes, che offre una rappresentazione astratta e interattiva del Piano stesso; il ricordo del Laboratorio di Prato. Condotto da Luca Ronconi e Gae Aulenti, tra il 1976 e il 1978, può essere considerato un “modello di ispirazione” per una delle sfide intraprese dalla città toscana: ridurre il consumo di suolo e riutilizzare il cospicuo patrimonio edilizio esistente.
TRA VERDE ESISTENTE E VERDE POTENZIALE
Appare impossibile, infine, slegare una qualsiasi narrazione su Prato da possibili riferimenti alla comunità cinese locale. In Verde Prato il tema è introdotto da una selezione degli scatti con cui Delfino Sisto Legnani ha documentato i festeggiamenti del Capodanno Cinese, nell’ambito dell’installazione di Matilde Cassani Manufacturing Assemblages in Prato. Funzionali alla presentazione delle scelte adottate sul fronte dello spazio pubblico pratese, queste opere fotografiche dialogano con i reportage realizzati in città dai fotografi Fernando Guerra e Maurizio Montagna. Portoghese il primo, italiano il secondo, entrambi gli autori hanno posto l’accento sul mondo vegetale, con particolare riguardo per il rapporto tra verde, paesaggio antropico stratificato e uomo, conseguendo esiti distinti. Nei prossimi mesi Verde Prato potrebbe avere ulteriori occasioni di visibilità, tramite riallestimenti e adattamenti altrove. Potrebbe essere interessante monitorare e registrare impressioni e reazioni, tanto sul Piano quanto sulla “sperimentazione” di questo tipo di progetti espositivi, anche oltre i confini cittadini.
‒ Valentina Silvestrini
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