5 cose da non perdere a Mantovarchitettura 2019
L'eredità del passato e i protagonisti dell'architettura contemporanea a “confronto” a Mantova in occasione dell’appuntamento annuale. Oltre alle mostre su Giulio Romano e sulle voci emergenti del panorama messicano, sono attesi Diébédo Francis Kéré ed Eduardo Souto de Moura.
Si è aperta a Mantova la sesta edizione di Mantovarchitettura, l’ormai rinomato appuntamento con l’architettura promosso da Politecnico di Milano. Ospiti internazionali si raduneranno fino al 7 giugno a Palazzo Ducale, nel Tempio di San Sebatiano, nella Casa del Mantegna o nella Biblioteca Teresiana, solo per citare alcuni dei luoghi storici di questo capoluogo, per la ricca serie di incontri in programma, che viaggeranno trasversalmente dall’eredità del passato ai protagonisti dell’architettura contemporanea. Come racconta ad Artribune il Prof. Federico Bucci, prorettore del Polo di Mantova, l’edizione di quest’anno omaggia Giulio Romano, allievo di Raffaello e maestro dell’interpretazione della storia che a Mantova fu fautore del traghettamento della città dei Gonzaga verso l’Europa, spogliandola del provincialismo. I suoi meriti non si limitarono solo a mirabili opere quali “Palazzo Ducale o Palazzo Te, o alle sue doti d’artista, ma si estendono al grande contributo che diede all’impianto urbanistico di Mantova, creando strade e acquedotti e disegnando a tutto tondo la bellezza che ancora oggi tutti noi apprezziamo“. Due le mostre a lui dedicate: presso la Biblioteca Teresiana “Giulio Romano. Il racconto di carta: libri e autografi” e, al Palazzo Ducale, “Messer Iulio Nostro Charissimo. Le fabbriche di Giulio Romano a Palazzo Ducale”. Altro importante tema d’interesse della manifestazione è il rapporto tra architettura e contesto storico. Rilevante, in questo senso, è il contributo portato dalle ricerche di Francesca Serrazanetti, curatrice della mostra “Diseñando méxico. architettura: necessità e libertà”, – fino al 9 giugno; al San Cristoforo Urban Center -, frutto di un viaggio di un anno a confronto con giovani architetti messicani, dieci dei quali sono stati selezionati per l’esposizione. Tra questi il Prof. Bucci cita in particolare Manuel Cervantes, che ha interiorizzato “l’influenza di Barragan ed ha dimostrato la sua capacità di affrontare progetti con investimenti importanti e case sociali con lo stesso approfondimento e cura per il dettaglio. In questo modo riporta nel suo lavoro il suo paese, il Messico, luogo di contraddizioni che l’architetto deve saper interpretare. L’architettura non nasce come elemento isolato, il contesto storico e paesaggistico è fondamentale poiché essa funziona se calata nella realtà sociale che la accoglie, che sia centro città o periferia, e deve manifestare il proprio legame con il luogo“. Di seguito una selezione degli appuntamenti in programma nelle prossime settimane.
-Flavia Chiavaroli
http://www.mantovarchitettura.polimi.it/
PORTOGALLO PROTAGONISTA: NON SOLO SOUTO DE MOURA
A Borgo Valsugana (TN), lo scorso weekend è stata inaugurata L’ultimo baluardo dell’architettura, l’installazione dell’architetto Eduardo Souto de Moura; seguono altri appuntamenti con il maestro dell’architettura portoghese, protagonista di una conversazione con gli studenti a Palazzo d’Arco, il 21 maggio. Nel Lisboa Workshop, dal 20 al 24 maggio, gli studenti incontrano l’architetto portoghese João Luís Carrilho da Graça, che torna a Mantova a presentare le sue ultime opere e in particolare il terminal di Lisbona. Il progetto, molto suggestivo, fronteggia il fiume Tago e il pendio dell’Alfama, donando alla città non solo un edificio ma un ampio spazio pubblico. Volumetrie articolate per rispondere alla volontà di lasciar scoprire i suggestivi scorci che l’intorno riserva, questo progetto rispecchia quel desiderio che Mantovarchitettura ha reso suo manifesto di relazionarsi con il luogo armonizzando le esigenze della committenza con quelle della comunità locale.
BIS DI INCONTRI IL 27 MAGGIO
Una doppietta da non perdere per il pomeriggio di lunedì 27 maggio: alle ore 15:00, il Salone Mantegnesco della Fondazione Università di Mantova accoglie lo spagnolo Guillermo Vázquez Consuegra che parlerà dei suoi ultimi progetti. Nella sua carriera molti sono stati i premi riconosciutigli ed indubbia è la versatilità mostrata dal suo studio nell’affrontare sfide nazionali ed internazionali dagli anni Ottanta ad oggi. Alle ore 18:00, invece, nella Casa del Mantegna, Andrew Berman presenterà i suoi lavori. Autore di una delle dieci acclamatissime Vatican Chapels alla scorsa Biennale di Architettura di Venezia, l’architetto newyorkese ha sempre dato ampio spazio alla variazione materica nei propri progetti, dal Center for Architecture dell’American Institute of Architects, al National Opera Center (2012), lo Sculpture Center (2014) di New York e l’edificio d’ingresso al MoMA PS1 a Long Island (2011), tra gli altri.
UN FOCUS SUL PAESAGGIO IL 30 MAGGIO
Paolo Citterio incontra Andreas Kipar. Architetto paesaggista, ha uno studio in Germania (studio KLA) ed una società a Milano che si occupa di Landscape Architecture Nature Development; ha firmato interventi di verde nei centri storici italiani tra cui Milano (Porta Nuova e Portello), Cagliari, Piacenza, Reggio Emilia ed Essen, dove si è laureato. Sempre attento ad assecondare le caratteristiche ambientali locali, il suo approccio ben bilancia preesistenza ed innovazione, sostenibilità e valorizzazione del territorio.
DA LONDRA A MANTOVA: TONY FRETTON IL 31 MAGGIO
Il Tempio di San Sebastiano accoglie l’architetto londinese Tony Fretton. Famoso per progetti quali la Lisson Gallery e la scuola di disegno Camden Arts, ha realizzato numerosi interventi nel quartiere di Chelsea, tra cui l’Anish Kapoor House (2008) in un edificio di epoca neo-georgiana.
IL 6 MAGGIO ARRIVA FRANCIS KÉRÉ
Diébédo Francis Kéré porta questo esempio per spiegarci il suo avvicinarsi alla professione: “Fin da piccolo mi faceva arrabbiare vedere con quanta fatica la gente del villaggio costruiva qualcosa, che poi veniva distrutto in un battito di ali. Per questo ho scelto di studiare architettura, per portare stabilità e armonia là dove mancava“. Dal 2000, quando con fondi tedeschi costruì la sua prima scuola in Burkina Faso, il suo paese, tutti i suoi progetti, fino al Serpentine Gallery Pavilion (2016-2017) di Londra, riflettono la stessa passione, la stessa bellezza nuda e “necessaria” come le ragioni sociali che ci sono dietro.
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