MAXXI di Roma e Triennale di Milano insieme: nasce il Premio Nazionale di Architettura
Giovanna Melandri e Stefano Boeri raccontano ad Artribune i dettagli del nuovo premio, presentato in occasione della Milano Arch Week. Nel 2020 l’edizione di debutto sarà a Roma, per il decennale del MAXXI.
Alla Triennale di Milano, il 23 maggio, si è segnato, alla presenza della stampa, un momento di rilievo per l’architettura italiana contemporanea: è nato, infatti, il Premio Nazionale di Architettura, promosso dal MAXXI di Roma e dalla Triennale di Milano. L’intento, ribadito anche nel suo intervento da Marco de Michelis, è quello di creare un sistema concorsuale che sia concorrenziale con i grandi premi nazionali in Francia, Inghilterra, America. Non solo per dare voce, bensì per sistematizzare, l’eccellenza dell’architettura italiana contemporanea nelle sue opere oggi realizzate. Per far questo, Lorenza Baroncelli, Direttore Artistico della Triennale, e Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura, hanno spiegato che si è scelto di scartare completamente la possibilità di autocandidature. Verrà invitato, per l’occasione, un board di advisorsinternazionali che – si spera – già da settembre 2019 inizi a raccogliere i nomi dei candidati. Un comitato, anch’esso internazionale, si occuperà di aggiudicare i tre premi e le menzioni d’onore. Un premio andrà al miglior edificio o intervento realizzato negli ultimi tre anni; un secondo premio sarà conferito al miglior edificio o intervento realizzato da architetti under 40; un terzo riconoscimento sarà alla carriera.
UNA PARTNERSHIP STORICA
La scelta di queste due istituzioni di creare una partnership di così ampia intesa – tanto da alternarsi nell’ospitare l’edizione dell’anno in corso, a partire dal MAXXI nel 2020, in concomitanza con il suo decennale – si fonda sulla natura delle istituzioni stesse, archivistica oltre che museologica, che garantisca al premio una sistematizzazione, dalla sua nascita a venire. Abbiamo chiesto a Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione MAXXI, il perché di questa intesa, vista già la promozione da parte del Museo della giovane architettura tramite lo YAP – Young Architects Program di cui fa parte, con MOMA capofila. “Tramite l’esperienza di YAP abbiamo visto crescere le possibilità che i vincitori del premio hanno avuto a partire dalla loro esperienza. Da qui la volontà di realizzare un progetto su scala nazionale ed internazionale che non si sovrapponga a YAP e che premi le opere realizzate, anche da giovani. Il valore maggiore del Premio non è solo di politica culturale, ma risiede proprio nella sua potenzialità di essere trampolino di lancio per i premiati. In questo senso la presenza internazionale all’interno della giuria e degli advisor rafforza gli architetti italiani. La volontà resta quella di creare una legacy per l’architettura italiana, sotto l’egida del MIBACT”.
LE RAGIONI DELLA COLLABORAZIONE
Stefano Boeri, Presidente della Fondazione Triennale, ha sostenuto lo scarto che questo premio crea rispetto ai suoi precedenti nazionali. Per farlo ci ha spiegato innanzitutto le ragioni della collaborazione con il MAXXI invece che, ad esempio, con la Biennale di Venezia. L’istituzione capitolina è “sicuramente, ad oggi, la piattaforma internazionale di architettura, dal punto di vista della produzione di eventi, più importante del mondo. Maxxi e Triennale, però, non sono solo spazi, od organizzatori eventi, ma sono dei Musei, con un compito istituzionale a livello nazionale di rendere generative le proprie collezioni, sia nel campo del design che dell’architettura e degli allestimenti, e di costruire un sapere cumulativo. In questa dispersione di premi creati negli anni dagli Ordini o alle riviste, abbiamo ritenuto necessaria un’operazione di sintesi di modo che l’esito di questi premi desse esiti risolutivi.” Chiari anche gli obiettivi dell’operazione, come precisa ancora Boeri: “I due punti da valorizzare sono i giovani e l’internazionalità, intesa come apertura a figure che abbiano un’ampia visione del mondo dell’architettura e siano quindi capaci di una visione comparativa, e non geograficamente circoscritta. La storiografia italiana è stata segnata, per decenni, dall’egemonia di famiglie, politiche, tendenze e polemiche connesse ad un ambito estremamente circoscritto. Questa chiusura è divenuta controproducente nel momento in cui gli architetti italiani hanno smesso di costruire all’estero. Oggi c’è la possibilità di riconoscere un gruppo di opere che nel mondo possono avere valore distintivo. Ha dunque ancor più senso, alla luce di ciò, istituzionalizzare un’iniziativa comparativa, perché in questo modo le opere selezionate competeranno con equivalenti in tutto il mondo. Il mio sogno, inoltre, è quello di unire tutti, INARCH, CNA, Ance, creando un’occasione che sia paragonabile ad una giornata dell’architettura italiana”.
-Flavia Chiavaroli
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