Open House Roma 2019. Un’edizione nel segno dell’Utilitas
Con 180 siti accessibili in due giorni, 50 eventi e 15 tour, l’ottava edizione dell’iniziativa con cui la Capitale aderisce al format internazionale Open House introduce una riflessione su una delle categorie della triade vitruviana, aderendo al dibattito in corso nel Paese in ambito architettonico.
Dalle polemiche divampate per “impedire lo scempio” di Palazzo dei Diamanti, a Ferrara, alle prospettive future delineate dai progetti vincitori dei recenti concorsi di progettazione promossi a Roma e a Milano; dalla scelta del Padiglione Italia per Expo Dubai 2020 alla scelta di Alessandro Melis come curatore del padiglione nazionale alla prossima Biennale di Architettura: i primi mesi dell’anno in corso, se esaminati a partire dalla cronaca del settore architettonico, hanno fornito non poche occasioni di confronto. È in questo contesto che si inserisce la volontà di associare la traiettoria curatoriale dell’ottava edizione di Open House Roma, ovvero l’apertura di edifici storici, architetture contemporanee, luoghi della città – in programma l’11 e 12 maggio, in tutta la città – a uno dei tre “pilastri storici” della disciplina architettonica. Forte di un’identità consolidata e di una popolarità in ascesa – sono state oltre 50.000 le visite registrate nel weekend di OHR 2018 – la manifestazione diretta da Davide Paterna quest’anno non rinuncia a “farsi portatrice” di un messaggio che oltrepassa, senza tuttavia intaccarla, l’opportunità di accedere a luoghi normalmente non visitabili, tratto distintivo di un format ormai diffuso in tutto il mondo.
ARCHITETTURA E UTILITAS
“Siamo convinti che guardare all’uso che si fa dell’architettura significhi rispondere ai bisogni urbani contemporanei: in questo senso riteniamo Utilitas un tema attuale e urgente, su cui è necessario soffermarsi”, ha dichiarato il direttore Paterna, con un riferimento esplicito alla querelle che Artribune ha seguito con particolare rilievo nel gennaio scorso. “L’architettura è progettata per servire l’uomo, e non viceversa. Nel recente ed acceso dibattito che ha visto Vittorio Sgarbi e alcune altre personalità della cultura schierarsi contro il progetto di Labics per il nuovo padiglione del Palazzo dei Diamanti a Ferrara, il tema dell’Utilitas era il cuore della contrapposizione: da un lato il Palazzo considerato un capolavoro assurto allo stato di opera d’arte “per l’arte”, senza Utilitas, e quindi impossibile da mutare; dall’altro, l’idea che senza Utilitas l’architettura non possa essere considerata tale, e che sottrarre alla vita urbana e ai suoi bisogni un edificio, per quanto capolavoro, significhi decretarne la sua imbalsamazione, e quindi la morte”, ha aggiunto.
ANCHE UN OSSERVATORIO SULLA ROMA INVISIBILE
Alla centralità dell’esperienza di visita in prima persona offerta da OHR si affianca quest’anno Rooms, il progetto editoriale esito della collaborazione attivata con il portale Cieloterradesign. Sia il sito ufficiale della manifestazione – dove sono disponibili anche orari e dettagli delle singole aperture -, sia cieloterradesign.com si propongono come “osservatori” della Roma invisibile. Informazioni e storia di luoghi diventati inaccessibili o snaturati vengono presentati online tramite articoli, racconti, interviste e apparati fotografici, alimentando l’attenzione e sanando la curiosità su porzioni del tessuto capitolino meno note, limitate nel suo potenziale espressivo, private di un indirizzo funzionale, spesso riattivate da idee, persone ed energie che meritano piena visibilità. Per gli appassionati del genere, così come per quanti coglieranno le possibilità offerte da OHR per la prima volta non mancheranno le sollecitazioni. Accanto a siti come l’incompiuta Città dello Sport a Tor Vergata, il palazzo della Civiltà Italiana sede della maison Fendi, la Biblioteca Hertziana, la Biblioteca Lateranense o la Città del Sole di Labics, si innestano le novità del 2019: dal Villino Ximenes a WeGil – Ex casa della Gil di Trastevere; dalle sedi di studi professionali alle residenze private, fino alla Chiesa di Santa Maria Mediatrice, progettata da Giovanni Muzio, autore del Palazzo dell’Arte, sede della Triennale di Milano.
–Valentina Silvestrini
www.openhouseroma.org
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