Weimar: riapre al pubblico il primo edificio in stile Bauhaus del mondo
Nel centenario della fondazione del Bauhaus e nel giorno in cui sono stati celebrati i 136 anni dalla nascita dell’architetto Walter Gropius, la Haus Am Horn è tornata ad accogliere i visitatori. Dopo una scrupolosa ristrutturazione, è ora sede di una mostra permanente che include copie fedeli degli arredi progettati nei laboratori della scuola
C’è una nuova – e significativa – tappa da aggiungere all’itinerario architettonico a tema Bauhaus. Ed è un’integrazione di assoluto rilievo, poiché si tratta dell’Haus Am Horn, primo e unico edificio progettato e costruito dal Bauhaus negli anni di Weimar. Debuttò nel 1923, alla Bauhaus Exhibition. Al termine dell’intervento di recupero, iniziato nel 2015 e finanziato con fondi statali e della Turingia, il prototipo abitativo progettato da Georg Muche, docente Bauhaus, è tornato a vivere. La sua realizzazione venne supervisionata da Adolf Meyer e Walter March e dallo studio di architettura dello stesso Gropius. Esemplificazione della volontà di costruire un’opera frutto della reale interazione tra architettura e arredamento, la dimora è parte del “circuito” Bauhaus and its Sites in Weimar, Dessau and Bernau, inserito dall’UNESCO nella lista del Patrimonio Mondiale nel 1996. Di notevole importanza fu lo sviluppo degli arredi: i laboratori della scuola coinvolti nel processo espressero in maniera compiuta – per la prima volta in questa occasione – le proprie idee e visioni della casa moderna. Oltrepassato l’orto della dimora – presenza essenziale di ogni unità abitativa, secondo i principi del Bauhaus, in un’ottica di autoproduzione del cibo -, si possono scoprire gli interni, che ricalcano il primo allestimento. In assenza dei mobili dell’epoca, laddove non sono state riprodotte copie fedeli degli originali, i progettisti hanno previsto l’installazione del cosiddetto Umrissmöbel: ingombro e silhouette degli arredi assenti vengono ricreati con basiche – ed efficaci – strutture dipinte di bianco, accompagnate da apparati didattici.
-Valentina Silvestrini
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