L’architettura prima dell’architettura. Andrea Branzi a Milano
Galleria Antonia Jannone, Milano ‒ fino al 22 giugno 2019. Classe 1938, l’architetto e designer, invita a “riflettere sull’architettura prima dell’architettura” a partire da modelli, teorici e mentali, anticipatori dell’attività di progettazione.
Andrea Branzi (Firenze, 1938) torna alla Galleria Antonia Jannone, suo luogo d’elezione per l’esposizione dei propri lavori di ricerca, con la mostra Archetipi allestita negli spazi di Corso Garibaldi. Dieci sculture inedite, realizzate con DAS, legno e rete metallica, insieme a una raccolta di opere su carta, indagano il tema degli archetipi, scandagliando le molte possibilità dell’edificare. Dalle forme semplici e squadrate di un monolito a quelle plastiche e scultoree che ricordano la forma di una pera, a quelle più complesse, simili a recinti e capanne, Branzi individua le forme primigenie del costruire, che stanno all’origine delle necessità di vivere, di immaginare e di esperire lo spazio. Precedono il concetto di architettura, essendo quest’ultimo già pensiero organizzato, strutturato in un progetto. Si tratta di forme assolute, come lo possono essere i parallelepipedi in fildiferro nei quali sono racchiusi, modelli teorici che preludono a tutte le attività creative umane, che riconosciamo intuitivamente e i cui rimandi iconografici ci appartengono da sempre.
UN REPERTORIO DA REINVENTARE
Si tratta di “una riflessione sull’architettura prima dell’architettura”, per usare le parole dello stesso autore, che riconosce l’attitudine a costruire come essenziale e originaria del genere umano e ne dà forma con un approccio antropologico. Figura poliedrica del panorama internazionale, Andrea Branzi ‒ architetto e designer con al suo attivo tre Compassi d’oro, storico e teorico del design e docente del Politecnico di Milano, nonché fra i fondatori del gruppo di avanguardia Archizoom ‒ non è nuovo alla galleria Antonia Jannone. Negli ultimi anni è proprio in questi spazi che ha esposto le sue opere, all’interno di mostre collettive e personali, confermando il sodalizio fruttuoso con una delle realtà più interessanti del panorama nazionale nell’ambito della ricerca sull’architettura.
PAROLA A BRANZI
“Oggi l’architettura civile vive una crisi di credibilità”, ‒ afferma Branzi ‒ “nel senso che il suo rapporto con la società si è progressivamente logorato; a sua volta la società vive una profonda crisi e non è più in grado di fornire quadri di valori al progetto. In questo contesto la riflessione sugli archetipi primari diventa importante perché essi non sono una eredità del passato, ma piuttosto un repertorio da inventare; non sono cioè un repertorio certo ma piuttosto un materiale da indagare dentro la profondità della nostra mente”. L’allestimento, ideato da Antonia Jannone, enfatizza giocosamente il carattere primitivo delle sculture; gli archetipi poggiano, infatti, su scatole da imballaggio, come se i modelli fossero stati appena tirati fuori ed esposti senza alcuna trasformazione o mediazione successiva. Il punto di partenza da cui tutto ha inizio.
‒ Isabella Clara Sciacca
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