Centro direzionale Argonauta. Il palazzo più brutto di Roma cambia tutto

Il recente restyling, che lo ha dotato del più grande impianto fotovoltaico della Capitale, non è l’unica novità del Centro direzionale Argonauta di via Ostiense. Sta infatti per prendere il via un programma trimestrale di architettura, design e urban art; in arrivo anche un contest e una borsa di studio per la ridefinizione degli spazi aperti al pubblico

L’espressione “mutare i problemi in opportunità” racchiude uno slancio positivo verso l’azione che presuppone la piena consapevolezza delle condizioni di partenza. Non è un caso che sia una delle formule utilizzate dalla progettista Isabelle M. Rizk, alla guida dello studio Agenzia di Architettura, nella relazione tecnica relativa alla riqualificazione del famigerato Centro direzionale Argonauta di Roma. Situato nel quartiere Ostiense, il complesso multifunzionale di 75mila metri quadrati di superficie da quattro decenni è sede di società pubbliche e private ed è simbolo di pessima qualità urbana: si calcola che siano 5000 le persone che lo attraversano e popolano quotidianamente. La mancanza di omogeneità della struttura, sottoposta a interventi successivi non coordinati che hanno inciso sulla sua identità sia nella relazione con il contesto urbano sia negli interni, e la volontà di “rendere contemporaneo un edificio imponente e molto marcato dal punto di vista architettonico”, come indicato dalla stessa Isabelle M. Rizk, sono alcune delle motivazioni alla base del recente restyling. Nello stesso quadrante capitolino in cui è in costruzione la nuova sede dell’Università di Roma Tre – progettata da Mario Cucinella Architects e presentata in anteprima da Artribune -, ha aperto la Naba ed è prevista l’apertura del Talent Garden in autunno oltre che la mega riqualificazione (quando sarà…) degli Ex Mercati Generali, il Centro direzionale Argonauta è ora in grado di presentarsi in una veste rinnovata. Oltre che riqualificato sul piano energetico.

Centro direzionale Argonauta di Roma prima del restauro

Centro direzionale Argonauta di Roma prima del restauro

ALCUNE STRATEGIE D’INTERVENTO

L’inserimento di un impianto di pannelli fotovoltaici su tutto il fronte di via degli Argonauti (esposto completamente a sud), senza che tale impianto fosse impattante dal punto di vista architettonico”, come precisato nella relazione tecnica, rappresenta uno dei passaggi salienti – e tecnicamente più articolati – dell’intera operazione. In seguito al posizionamento di 657 moduli in silicio, l’edificio è in grado di produrre annualmente 137.62 MW; a tale valore va inoltre aggiunto il contributo dell’impianto fotovoltaico delle pensiline. Insieme “generano insieme 622.092 kWh annui, interamente a servizio del Condominio. Il risparmio in termini di CO2 è stimato in circa 170 tonnellate per anno. Si tratta probabilmente del più grande impianto fotovoltaico su facciata nell’area metropolitana di Roma, e di uno dei più grandi del suo genere in Italia”. Alle valutazioni e conseguenti azioni dettate dall’esigenza di “ricucire lo skyline, per alleggerire l’immagine dell’intero sistema”, si aggiunge l’adozione di specifiche soluzioni per gli spazi interni, la cui situazione, all’inizio del processo, non risultava meno complessa. In particolare, il sistema distributivo, le modalità di orientamento tra i corpi di fabbrica, tanto in entrata quanto in uscita, e gli impianti sono stati al centro dell’intervento, condotto senza interrompere le attività del Centro.

Centro direzionale Argonauta, Roma. Ph. Moreno Maggi

Centro direzionale Argonauta, Roma. Ph. Moreno Maggi

AL VIA ARGONAUTA – DESIGN CREW PER ROMA

Alle novità sui fronti architettonico ed energetico si affiancano i progetti sviluppati dalla società di real estate Valle Giulia Srl – proprietaria del Centro – con l’art direction dello studio multidisciplinare Thirtyone Design di Claudia Campone. Con frequenza trimestrale, un artista sarà invitato a misurarsi con i frequentatissimi spazi interni ed esterni del complesso, concependo un’opera site specific. Questo percorso, compreso nel programma Argonauta – Design Crew per Roma, sarà avviato nel mese in corso dal duo di tape art Motorefisico. Dopo aver realizzato allestimenti in occasione di manifestazioni di urban art che si sono svolte a Berlino, Ibiza, Bordeuax e Miami, Lorenzo Pagliara e Gianmaria Zonfrillo – in arte, Motorefisico – lavoreranno in questo contesto, contraddistinto da un’affluenza sostenuta, ma anche dall’eterogeneità delle funzioni e dei servizi presenti.

Centro direzionale Argonauta, Roma. Ph. Moreno Maggi

Centro direzionale Argonauta, Roma. Ph. Moreno Maggi

ANCHE IL CONTEST E LA BORSA DI STUDIO

In attesa di conoscere gli esiti di questo primo intervento e i nomi dei prossimi artisti che prenderanno parte al programma, l’attenzione sta per indirizzarsi verso le università pubbliche e private di architettura, design e arti applicate della Capitale. È infatti agli studenti di questi atenei che si rivolgeranno il contest e la borsa di studio parte integrante di Argonauta – Design Crew per Roma, finalizzati anch’essi allo sviluppo di progetti per gli spazi indoor e outdoor del Centro direzionale. Sebbene non siano stati diffusi i dettagli – entro fine settembre si conosceranno brief e giuria e sarà attivato un sito di riferimento – è intanto stato indicato il mese di giugno 2020 come orizzonte temporale per la premiazione delle opere. Annunciata anche una borsa di studio, erogata dalla costituenda Fondazione Valle Giulia. “Crediamo che a Roma sia giunto il momento di fare squadra per spingere in avanti i confini del confronto pubblico sul ruolo che la creatività può avere nel generare modelli progettuali validi per una città complessa come la Capitale“, ha dichiarato Massimo Tarquini, amministratore delegato di Valle Giulia Srl. Due i motivi che hanno ispirato questa iniziativa, nelle parole di Claudia Campone: “il primo è proporre a Roma qualcosa che già avviene in altre grandi città, con il privato che riqualifica gli spazi e li mette a disposizione del pubblico, in una logica di condivisione e restituzione alla città di quanto si è ricevuto, il give back di cui molti parlano e pochi promuovono davvero. Il secondo motivo è la consapevolezza che Valle Giulia è una delle poche realtà su Roma che sta valorizzando gli immobili esistenti invece di portare avanti processi di cementificazione poco sostenibili”. Insomma, il mostro si rigenera e rinasce: evviva il mostro.

– Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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