Bergamo, al via i lavori per il nuovo Centro Piacentiniano. Parola a Gianluca Gelmini
A gennaio 2020 inizierà il cantiere per la riqualificazione di Piazza Dante, a Bergamo, primo “tassello” del vasto piano di recupero del Centro Piacentiniano. Ad aggiudicarsi l’incarico, tramite un concorso internazionale indetto dall’amministrazione comunale, il gruppo di professioni guidato da Gianluca Gelmini, fondatore nel 2004 dello studio CN10 architetti. Lo abbiamo intervistato.
È il 1907 quando a Bergamo viene indetto un concorso per dare nuova vita all’area della città bassa che all’epoca ospitava la Fiera. La proposta vincente è firmata dall’architetto Marcello Piacentini e dall’ingegnere Giuseppe Quaroni; viene attuata nel primo trentennio del Novecento, dando vita al Centro Piacentiniano. Polo nodale per la città di Bergamo adesso come allora, l’area presenta servizi per il commercio, per le attività amministrative e finanziarie, tutte ospitate in emblematici edifici a opera di personalità di spicco della storia dell’architettura italiana: tra loro Giovanni Muzio, Sandro Angelini e Piacentini stesso.
IL NUOVO CONCORSO
A centodieci anni da quel primo concorso, nel 2017 il Comune di Bergamo bandisce una seconda competition in quella stessa area: il tema di progetto è la riqualificazione del Centro Piacentiniano con il Sentierone, Piazza Dante, Piazza Cavour e altri punti focali. Al concorso partecipano gruppi di progettisti locali, nazionali e internazionali, ma la giuria premia la proposta del gruppo Flânerie, di cui fa parte l’architetto Gianluca Gelmini. Alla vigilia dell’avvio del cantiere l’architetto fondatore dello studio CN10, con sede a Sotto il Monte (BG), racconta il pensiero e le ispirazioni alla base della proposta vincente e il significato del confrontarsi con un centro urbano dal valore architettonico e storico così significativo e identitario per la città.
L’INTERVISTA A GIANLUCA GELMINI
Qual è il concetto alla base del progetto per il nuovo Centro Piacentiniano?
Il rispetto per la memoria storica: il nostro intervento si inserisce in accordo con il disegno che Marcello Piacentini mise a punto, con una modernità e una sensibilità estreme, nella parte più moderna della città, rispetto alla Città Alta. Oltre a questo c’è un tema etico, ossia il fatto di non mettere in discussione l’esistente, come il palinsesto di pavimentazioni o altri elementi dello stato di fatto, ma scegliere invece di dialogare con essi. Ciò emerge anche dalla scelta di non introdurre materiali nuovi: rivestimenti e finiture si rifanno a materialità già tipiche del Centro Piacentiniano, ovvero il cemento decorativo, l’acciaio brunito, il ceppo e il granito. È un progetto per un certo aspetto semplice, che non vuole essere in contrasto con l’esistente, ma in continuità con esso.
La vittoria del concorso immagino sia stata il risultato di una collaborazione tra diverse personalità e professionalità?
Sì, il progetto è frutto di una collaborazione con altri professionisti tra cui l’architetto Mariola Peretti e l’ingegnere Carlo Peretti. Mariola Peretti si occupa con estrema passione della qualità urbana della città ed è bello vedere come riesca a dare una lettura completa delle problematiche legate alla rigenerazione urbana, alla qualità dello spazio collettivo e questo è stato fondamentale per poterlo ridisegnare nella sua attualità. Ci sono poi Luigino Pirola e Simone Zenoni, architetti del paesaggio, che ovviamente hanno una sensibilità particolare rispetto al tema del verde, ma anche della caratterizzazione dei suoli; quindi Elena Franchioni, che si è occupata di approfondire il tema del restauro, in particolare della fontana al centro di Piazza Dante e del monumento a Gaetano Donizetti, di cui ci occuperemo prossimamente.
Spostando l’attenzione sullo studio CN10, cosa ha significato per voi vincere il primo premio di un concorso proprio per Bergamo?
Siamo molto felici di aver vinto questo concorso, non posso nascondere che il nostro studio porta avanti da anni una ricerca costante su alcune tematiche e abbiamo partecipato ad altre competition. Questo è un periodo positivo, stiamo vincendo altri concorsi e ciò è forse frutto anche del lavoro che conduciamo ogni giorno.
Quale impatto immaginate avrà l’intervento sulla città e sui cittadini?
Speriamo in un impatto positivo. È un progetto che ha come obiettivo la rimessa in circolo di una vitalità molto più alta di quella attuale, soprattutto per quanto concerne Piazza Dante, che è al centro della città bassa, ma è poco frequentata. È uno spazio di movimento transitorio: il nostro obiettivo è farla diventare “cuore pulsante” dello spazio collettivo, un luogo per stare dove si possano svolgere varie attività.
A proposito del lavoro su Piazza Dante e dell’Albergo Diurno sotterraneo, che verrà trasformato in centro di attività e intrattenimento, come avverrà la connessione tra i due luoghi?
Il nostro intervento dovrebbe garantire un’interazione maggiore di percorsi, spazi e di possibilità di utilizzo e fruizione delle due realtà parallele: quella della piazza e quella ipogea dell’ex Albergo Diurno. Oltre alla piazza, stiamo gestendo il progetto per la rigenerazione dell’Albergo Diurno e questo ci dà la possibilità di vedere il progetto globalmente e di capirne le alte potenzialità.
Cosa potete anticiparci in merito?
Partiamo dal presupposto che è difficile pensare a un nuovo utilizzo per uno spazio che attualmente è in disuso, buio e senza collegamenti esterni (se non il buco di una scala che unisce con un corridoio, molto lungo, lo spazio centrale ipogeo con l’interno dei portici). Abbiamo cercato quindi di renderlo meno isolato, riattivandolo attraverso delle connessioni dirette sulla piazza, con elementi che fuoriescono all’aperto. L’idea è quella di dare continuità allo spazio pubblico che scende e si sdoppia: a piano terra rimane la piazza e la scala – con diametro di 13 metri – si immette nel Diurno.
C’è inoltre la volontà di portare della luce naturale agli spazi ipogei così che possano essere vissuti non solo nelle ore notturne a seguito della presenza di locali o ristoranti, ma anche durante il giorno e ospitare attività o eventi di vario tipo.
Quali sono stati i vostri riferimenti o le ispirazioni durante il processo creativo?
Il progetto stesso di Marcello Piacentini. Ad esempio la forma dei corpi di fabbrica e delle uscite di sicurezza è stata generata da una riflessione sul disegno delle pavimentazioni esistenti. L’ispirazione primaria dal punto di vista formale nasce dal luogo, dall’esistente. Per quanto riguarda la filosofia di intervento, è stato utile osservare progetti contemporanei soprattutto del Nord Europa, ad esempio in Danimarca: incarnano spesso questo tema del rigenerare aree di città in disuso e ci hanno reso sensibili a un approccio in cui rimettere in gioco il disegno dello spazio urbano rappresenta un tema funzionale, ma soprattutto di qualità architettonica. Anche quello che è successo in Spagna rispetto alla questione dello spazio pubblico è stato di ispirazione soprattutto per approfondire come, attraverso il tema della pavimentazione o di alcune forme dello stato di fatto, si possa ridare vita a una zona urbana senza progettare nuovi edifici.
Prossimi passi?
Stiamo approfondendo i primi due lotti: Piazza Dante – in cantiere da gennaio 2020 – e Piazza Cavour con una parte di Sentierone. Lavoriamo per portare il progetto a uno stato di concretezza, cosa non banale per i concorsi pubblici. Il Comune di Bergamo sta portando avanti con estremo entusiasmo tutto il lavoro di riqualificazione, merito anche dell’assessore Francesco Valesini e del sindaco Giorgio Gori, che credono molto nel progetto.
‒ Sara Villani
https://cn10.it/centro-piacentiniano
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