Riaperti a Venezia i Giardini Reali di Piazza San Marco, dopo un restauro durato cinque anni
L’attesissima riapertura di uno dei polmoni verdi della città lagunare è diventata realtà. Grazie alla campagna di restauri promossa da Venice Gardens Foundation, all’impegno di Assicurazioni Generali in qualità di main partner e alla presenza di Illy, che ha donato nuova vita allo storico Cafehaus.
Nemmeno il grigiore di una giornata invernale ha potuto offuscare la luminosa riapertura dei Giardini Reali di Venezia. Nella mattinata di martedì 17 dicembre, i protagonisti e sostenitori della campagna di restauro avviata cinque anni fa hanno illustrato alla stampa il lungo iter che ha dato nuovo impulso a uno degli spazi urbani più amati dalla collettività.
LA STORIA DEI GIARDINI REALI
Le origini dei Giardini Reali affondano le radici nel progetto di riforma napoleonica dell’Area Marciana e nella decisione, datata 11 gennaio 1807, di adibire le Procuratie Nuove a sede del Palazzo della Corona e di includervi un’area verde, successivamente ceduta dalla Corona al Demanio dello Stato e poi, il 23 dicembre 1920, assegnata al Comune di Venezia e dunque aperta al pubblico. Risale al 2014 la concessione dei Giardini Reali a Venice Gardens Foundation – organismo nato nel medesimo anno, presieduto da Adele Re Rebaudengo e votato al restauro e alla conservazione di giardini, parchi e beni di riconosciuto valore storico-artistico. Inclusa fra i membri dei Comitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia, la Fondazione ha curato il ripristino dei Giardini Reali affacciati sul bacino di San Marco, coordinando le maestranze che hanno preso parte all’impresa e salvando dal definitivo declino una porzione di città dominata dall’incuria e dall’abbandono fin dalla metà del secolo scorso.
IL RESTAURO ARCHITETTONICO
Il padiglione neoclassico firmato da Lorenzo Santi fra il 1816 e il 1817, il pergolato in ghisa di epoca ottocentesca, la cancellata e il leggendario ponte levatoio – unione fisica e visiva tra i Giardini Reali e Piazza San Marco – si scrollano finalmente di dosso il peso del tempo e tornano ad animare – complice l’intervento dell’architetto Alberto Torsello – uno dei luoghi chiave dell’Area Marciana. Il piano di recupero architettonico, rispettoso del precedente progetto messo in campo da Carlo Aymonino e Gabriella Barbini, regala nuovo lustro alla Serra vetrata, la cui planimetria è costituita da un padiglione centrale a pianta circolare connesso allo storico Cafehaus e da due strutture ortogonali – The Human Garden, destinato alle attività artistiche, e le aree riservate all’impiantistica e ai servizi. Sul lato opposto del giardino, la piccola Serra fa da contraltare alla più ampia struttura gemella, mentre il pergolato di circa 90 metri di lunghezza ha mantenuto la sua conformazione originaria in ghisa e senza copertura, grazie a un minuzioso lavoro di pulizia e di integrazione degli elementi mancanti, così come avvenuto per il cancello principale, portato a termine nel 1816. Anche il ponte levatoio non ha subito forti trasformazioni strutturali: è tornato in funzione implementando il semplice e intelligente meccanismo originario.
IL RESTAURO BOTANICO
Ma come potrebbe esistere un giardino senza il suo “cuore” verde? A rimettere in circolo la linfa vitale dei Giardini Reali ha pensato l’architetto Paolo Pejrone, che ha supervisionato il restauro botanico, introducendo 22 alberi di alto fusto, 832 arbusti, 6560 erbacee, 3150 bulbose e 68 rampicanti. Un intervento, quello di Pejrone, che ha richiesto “coraggio”, come ha sottolineato lui stesso, e un mix di conservazione e rinnovamento, nell’ottica di restituire alla collettività un’area integrata nell’ecosistema naturale della Laguna. La scelta è dunque ricaduta su piante che non necessitano di irrigazione nemmeno durante la stagione estiva, caratterizzate da radici “robuste e forti”. Un giardino che rispetta ed esige le regole alla base del suo mantenimento: “conoscenza e affetto”.
MECENATISMO E FUTURO
La riapertura dei Giardini Reali risulta fra i progetti finanziati grazie all’Art Bonus, come ribadito dal ministro Dario Franceschini, presente in conferenza stampa, ed è un esempio, echeggiando le sue parole, di “mecenatismo raro in Italia”, Paese nel quale la sinergia tra pubblico e privato è una dinamica che necessita di ulteriore crescita e fiducia. La stessa sinergia celebrata anche da Philippe Donnet, Group CEO di Assicurazioni Generali, main partner della iniziativa, che inserisce quest’ultima nella vasta campagna di riqualificazione dell’Area Marciana, con il recupero delle Procuratie Vecchie – la cui conclusione è prevista per il 2021 ‒, sede di Generali e futura “dimora” di The Human Safety Net, organizzazione non profit a favore degli individui meno fortunati. L’auspicio di Donnet è che Venezia diventi “capitale mondiale della sostenibilità”, facendosi portavoce delle istanze sempre più urgenti del presente attraverso progetti di tutela e salvaguardia dell’ambiente e delle persone, in un’ottica inclusiva.
COMUNITÀ E SOCIALIZZAZIONE
Inclusione e senso di comunità trovano in Illy un altro valido sostenitore. L’Illycaffè inaugurato oggi negli ambienti un tempo ospiti del Cafehaus ‒ definito dall’Amministratore Delegato Massimiliano Pogliani “unico al mondo perché sviluppato nel rispetto dei canoni del luogo” ‒ riporta all’antica destinazione d’uso spazi nati per incentivare la socializzazione, dove si svilupperanno corsi dedicati naturalmente al caffè e rivolti agi amanti della preziosa materia prima ma anche ai professionisti della ristorazione. Un “omaggio alla città” nel solco di una tradizione familiare ribadita dall’azienda fondata a Trieste nel 1933 e di un legame con l’arte che vede Illy al fianco della Biennale d’Arte di Venezia da ormai dieci edizioni.
GLI ARTISTI
E proprio l’arte non può mancare all’appello nei ritrovati Giardini Reali. Venice Gardens Foundation ha invitato Mona Hatoum, Maria Thereza Alves e Jimmie Durham a interagire con il giardino e il suo genius loci ‒ Alves e Durham firmano per Labinac i tavoli destinati alle attività della Fondazione, realizzati ad hoc ‒ mentre Guido Guidi e Francesco Neri sono stati chiamati a documentare, attraverso la fotografia, l’evoluzione dei Giardini, che finalmente tornano a una funzione aggregante, indispensabile in una Venezia desiderosa di rinsaldare il proprio tessuto sociale.
‒ Arianna Testino
https://www.venicegardensfoundation.org/
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