Architettura coraggiosa. L’esempio di Mariam Kamara
Nuovo capitolo della nostra ricognizione sugli architetti da tenere d’occhio. Stavolta tocca a Mariam Kamara, allieva di David Adjaye.
“Fin dagli esordi Mariam ha scelto di seguire una propria agenda fatta di un personalissimo insieme di principi, senza mai scendere a compromessi: ci vogliono una buona dose di coraggio e determinazione! Avvincente e coinvolgente, il suo lavoro merita di essere sostenuto: poter contribuire alla sua crescita è per me incredibilmente gratificante”. Così David Adjaye presentava lo scorso maggio ad Artribune Mariam Kamara (Niamey 1979), sua allieva nel programma filantropico Rolex Mentor & Protégée. Dietro a questo appassionato endorsement, un coraggioso percorso, iniziato da Kamara a trent’anni abbandonando una carriera avviata nell’informatica per gli studi in architettura alla University of Washington. A spingerla, la volontà di fare la differenza per la sua terra, al centro del tormentato e poverissimo Sahel, attraverso un’architettura contestuale capace di produrre “spazi democratici, socialmente ed economicamente sostenibili”.
UN COLLETTIVO GLOBALE
Una mission che neolaureata la progettista condivide con i colleghi Elizabeth Golden, Philip Sträter e Yasaman Esmaili nel collettivo globale united4design. Chiamato da UN-Habitat a ripensare l’abitare nella tentacolare e disordinata Niamey, il gruppo realizza un blocco di residenze a patio in mattoni in terra compressa, che combina la densità necessaria a contrastare lo sprawl urbano con l’intimità delle abitazioni tradizionali. Sensibile agli usi, al clima e alle risorse del luogo, Niamey 2000 si aggiudica un AIA Seattle Merit Award 2016 e un R+D Award 2017, lanciando la carriera da solista di Kamara in patria.
Alla guida di atelier masōmī, l’architetto realizza una serie di radicali interventi nello spazio pubblico che affrontano coraggiosamente questioni di uguaglianza sociale e di genere nella società nigeriana. Come i rifugi coperti lungo i tragitti che conducono a scuole, mercati e negozi, che regalano alle donne di Niamey momenti di socialità in pubblico altrimenti proibiti. O quando, in collaborazione con studio chahar, arricchisce il progetto della nuova moschea di Dandaji ricavando nell’adiacente struttura religiosa abbandonata una biblioteca e un centro di alfabetizzazione. Insolito mix in cui laici e religiosi interagiscono, uomini e donne convivono, l’Hikma secular and religious complex ottiene il plauso della comunità internazionale, ricevendo dalla LafargeHolcim Foundation la Gold medal nei Regional Awards 2017 – Middle East Africa e la Silver medal nei Global Awards 2018.
GLI ULTIMI PROGETTI
Un successo che è proseguito negli ultimi dodici mesi, con il completamento del primo mercato permanente di Dandaji e la proposta di una promenade dell’artigianato a Niamey, che le sono valsi la nomina a capo della giuria 2020 dei LafargeHolcim Awards e il prestigioso titolo di 2019 Prince Claus Laureate. Mentre cresce l’attesa per il Rolex Arts Weekend del prossimo febbraio, quando Kamara svelerà i dettagli del centro culturale ideato per Niamey con il mentor Adjaye, nuovo “atto sociale” a servizio dei (bi)sogni della comunità.
‒ Marta Atzeni
www.united4design.com
www.ateliermasomi.com
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #52
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