La storia incredibile della chiesa progettata da Alvar Aalto in Italia diventa un museo
Il progetto cominciato nel 1966 per volere di un Cardinale illuminato ha coinvolto nel tempo l’intera comunità. E oggi evolve con l’idea di un museo.
Forse non lo sapevate, ma nel Comune di Grizzana Morandi, nell’ambito della parrocchia di Riola di Vergato, sorge l’unico esempio in Italia di architettura ecclesiastica progettato dal grande architetto finlandese Alvar Aalto: la chiesa di Santa Maria Assunta. Una storia straordinaria e anche un po’ bizzarra, svoltasi tra la seconda metà degli anni ’60 e il 1980, che vede protagonisti Aalto, un Cardinale illuminato, Giacomo Lercaro e una comunità meravigliosa vivace e attiva. Ancora oggi. Tanto che nel 2019 l’artista e architetto Grelo – Lorenzo Gresleri con Raimonda Zizzi Bongiovanni hanno creato un archivio, con l’obiettivo di farlo diventare Museo, che racconti e documenti questa vicenda incredibile e porti in avanti iniziative nello stesso spirito. Come? Ce lo siamo fatti spiegare da Gresleri in questa intervista.
Un museo e un progetto dedicati ad Alvar Aalto in Emilia Romagna. Perché? Premetto che si sono susseguite dall’Italia venti richieste progettuali ad Aalto e via via sono state tutte ritirate, sia che fossero state avanzate da committenze private che da istituzioni pubbliche. La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta nel bolognese ed il Padiglione nazionale alla Biennale di Venezia sono i suoi soli progetti realizzati; ma mentre la prima ha avuto committenza italiana ed è nata per durare nel tempo, il Padiglione del ’56 ha avuto committenza finlandese ed è di carattere provvisionale, tanto che lo stesso Aalto usava chiamarlo altare da campo. L’altra peculiarità della chiesa sta nel tempo della sua realizzazione: è l’ultimo progetto a cui il Maestro si è dedicato! L’Emilia Romagna è così da intendersi come luogo eletto di rappresentanza dell’Italia per la promozione di un poeta del XX secolo attraverso la valorizzazione del suo sommo testamento spirituale.
Torniamo indietro. Raccontaci la storia di questa chiesa.
L’incontro tra Lercaro e Aalto è avvenuto in Firenze, il 19 novembre 1965, sul finire della giornata che aveva visto chiudersi il Concilio Ecumenico, ed entro la grande mostra dedicata al Maestro finlandese organizzata a Palazzo Strozzi. L’incontro è lungo e cordiale e supera ben presto il momento formale per diventare occasione di consonanza di spiriti. Lercaro chiede, e Aalto acconsente all’idea di affrontare nel bolognese il tema della chiesa parrocchiale cattolica. La carica che in quel momento prende tutti è tale per cui le tappe vengono bruciate. Dopo una prima fase di verifica dell’impianto, il 3 dicembre 1966, a neppure 11 mesi dalla visita in luogo, Aalto è pronto e presenta in Bologna nella Sala dei Carracci di Palazzo Magnani il suo progetto.
Un successone dunque….
No, purtroppo i tempi bui sono alle porte; poco più di un anno dopo Lercaro è costretto a ritirarsi e per dieci lunghi anni il progetto è messo in disparte. Il faticoso itinere di Don Borri (il parroco locale) che convoglia ogni offerta e piccoli lasciti ereditari oltreché una piccola disponibilità derivante da fondi di danni di guerra non basta; la stessa generosa offerta di un costruttore di origine riolese, Mario Tamburini, che sin dal 1972 si rende disponibile a coprire la differenza tra il denaro in cassa e il costo reale dell’opera, è quasi ignorata ….È solo la costante pressione e la pertinace volontà manifestata dalla gente di Riola a decidere la Curia bolognese al si definitivo nel dicembre del 1975. Ma i tempi precipitano e gli anni persi non possono essere recuperati; Aalto muore così nel maggio del 1976 prima di aver saputo dell’inizio del cantiere da parte dell’impresa Grandi Lavori a cura di Tamburini … E Lercaro è più fortunato solo di quel tanto che gli è concesso giusto di vivere sino a ricevere la notizia che il giorno 11 settembre 1976 la gente di Riola, al montaggio in elevazione dell’ultima arcata, ha salutato con un grande applauso la nascita della chiesa.
E dopo?
A cantiere avviato, con i grafici esecutivi del 1967 revisionati appena l’anno prima (nel ’75) dal Maestro anche attraverso un modello in scala 1:20, sarà il principale responsabile di Studio del progetto della chiesa di Riola, l’architetto Vezio Nava, ad affiancare Elissa (Aalto) nel controllo dei lavori di costruzione.
Si arriva così al 17 giugno 1978…
Il nuovo Arcivescovo di Bologna Cardinale Antonio Poma benedice la chiesa e celebra la Santa Messa. Quel momento è descritto così dal Vescovo Giovanni Fallani Presidente della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Italia: “L’avvenimento è tra i più significativi nel campo dell’architettura religiosa del nostro tempo”.
Ma la “storia” non termina qui…
Devono essere ancora completate le opere parrocchiali, la piazza con il portico ed il campanile. E dopo altri 16 anni di pause, raccolte fondi e lavori (lavori che vedono impegnati Vezio, Elissa e Federico Marconi) arriviamo al 25 aprile 1994. È ancora un altro Arcivescovo, il Cardinale Giacomo Biffi, a pronunziare parole di benedizione all’ultimo atto del costruito: il campanile. L’attesa operosa dei riolesi si è conclusa con il “cuore” per la loro vita comunitaria!
A un certo punto intervieni tu e insieme ad altre figure e alle istituzioni cominci a costruire un progetto intorno a questa bella eredità. Che fai?
Ho iniziato, a gennaio dello scorso anno, a relazionarmi con i professionisti (o i loro eredi) coinvolti in questa “storia”: l’equipe dell’Ufficio Nuove Chiese: Giorgio Trebbi, Glauco e Giuliano Gresleri, Francesco Scolozzi; i collaboratori di Aalto: Vezio Nava, Federico Marconi, Leonardo Mosso; il costruttore Mario Tamburini; la DL Ferdinando Forlay ed il suo assistente Silvio Cassarà; lo strutturista: Marco Bruni; il referente tecnico locale: Ottorino Gentilini; ed i fotografi professionisti: Romano Folicaldi e Angelo Masina. Raccolta da loro tutta la documentazione d’archivio possibile riferita a quest’architettura ho trovato (tra diapositive, fotografie, lettere, telegrammi, cartigli, eliocopie, filmati, audio …) materiali originali, inediti e firmati dal Maestro, e quindi d’indubbio valore storico. Ci rapportiamo così, Raimonda ed io, con l’Alvar Aalto Foundation e con l’Ambasciata finlandese a Roma per avere, ed otteniamo, il massimo supporto estero alle iniziative che andremo ad intraprendere. È a questo punto che la Sindaca Graziella Leoni del Comune di Grizzana Morandi affianca la nostra operatività individuando un edificio, a soli 300 metri dalla chiesa, che potrebbe ospitare un museo dedicato ad Aalto. Sono così incaricato dal Comune alla fase progettuale del museo mentre Raimonda ha la responsabilità di individuare percorsi di valorizzazione e promozione del territorio.
Quali sono le azioni successive?
Il 6 aprile 2019 su richiesta del Comune di Grizzana Morandi presentiamo l’iniziativa culturale alla città di Bologna. Graziella per l’occasione ha coinvolto diversi enti: l’Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese, la Città Metropolitana di Bologna e la Regione Emilia Romagna. Ad ospitarci è Cappella Farnese in Palazzo D’Accursio e oltre a noi tre (io, Raimonda e Graziella) sono relatori l’Assessore alla cultura di Bologna Matteo Lepore e l’architetto Giuliano Gresleri. Da quel momento sino ad oggi ho già raccolto l’interesse di altre realtà istituzionali, centri studio, manifestazioni internazionali, uomini di cultura, ed aziende legate al design del Maestro, quali: CNAPPC, l’Ordine degli architetti di Bologna, Centro Studi per l’architettura sacra della Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro, Centro Studi Cherubino Ghirardacci, Bologna Design Week, Mario Nanni progettista, IBC Emilia Romagna, SABAP, Mambo, CSAC, Artefiera, Artek …
Chi sono le figure coinvolte nel progetto?
Tutti i collaboratori di Aalto partecipi all’esperienza italiana (Nava, Marconi e Mosso); Giuliano Gresleri e Francesco Scolozzi; il dottore in teologia dell’Università di Helsinki Arto Kuorikoski, per la ricerca d’archivio presso l’Alvar Aalto Foundation; il fotografo Luca Massari, per la campagna fotografica dello stato attuale. Al crescere dell’iniziativa culturale dovremo essere assistiti da specifiche professionalità che, di volta in volta, individueremo.
Avete rapporti con le istituzioni che tutelano il nome di Aalto in Finlandia?
Nessuna Istituzione ha la facoltà di concedere l’uso del nome Alvar Aalto. Questo viene accordato dalla famiglia e non è facile ottenerlo. Per non incorrere in “passi falsi” ci siamo sempre rapportati con Vezio e con l’Alvar Aalto Foundation rimanendo in attesa di risposta scritta alle nostre proposte. Ad esempio per la presentazione del progetto culturale a Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio il nostro referente istituzionale italiano era il Comune di Grizzana Morandi al quale abbiamo trasmesso ogni singola prescrizione dell’Istituto finlandese perché la rispettasse.
Cosa rende speciale questo sito e il progetto che state portando avanti?
La chiesa di Aalto sorge presso le sorgenti del fiume Reno, le cui acque scorrono limpide fra gli affioranti ciottoli nel cuore dell’Appennino bolognese, in uno scenario d’incomparabile bellezza, fra boschi ubertosi e verdi colli, collocata in uno spazio silente. È in questo ricco contesto paesaggistico che troviamo quella terra, su cui giace la chiesa, che Elissa descriveva come “una zolla di terra finlandese in Italia”. Ma è sito anche la Città Metropolitana di Bologna e la Regione Emilia Romagna che sono culla dell’humus culturale a carattere internazionale della Committenza. E noi oggi volendo aderire al network Alvar Aalto Cities promosso dalla Alvar Aalto Foundation nel 2017 (e quindi dialogare con le 40 città nel mondo che posseggono il tesoro di un’architettura del Maestro) dobbiamo chiamare a raccolta l’insieme di questi valori attraverso le relative amministrazioni.
Quali sono i vostri obiettivi e dove volete arrivare?
Gli obiettivi sono essenzialmente: tutelare la chiesa ed organizzare giornate studio e conferenze, scrivere articoli o libro, ove disciplinarmente possa essere esposta agli studiosi la “mappatura” di tutela individuata; procedere, nel caso di finanziamenti, a promuovere un restauro scientifico del monumento (ad esempio, come è avvenuto per una architettura del Maestro, tramite la solidarietà di artisti contemporanei a donare le proprie opere a chi contribuirà alla raccolta fondi)…
E per il museo?
Aderire, come ho già detto, ad Alvar Aalto Cities realizzando con il nostro museo un polo di scambio per manifestazioni itineranti tra queste città; promuovere l’unione delle arti di principio aaltiano; dialogare con la Biennale di Venezia per iniziative congiunte di divulgazione dell’opera del Maestro; mettere in rapporto l’opera di Aalto con le altre commesse lercariane (a Le Corbusier e Tange) e al padiglione ricostruito dell’Esprit Nouveau; facendo convergere in questo museo quello spirito coraggioso ed epico di quella “Bologna Moderna” a caratura cosmopolita. E ancora raccogliere documenti, fotografie e video, relativi ai sopralluoghi del Maestro, alle fasi costruttive sino all’inaugurazione del ’78 che sono state scattate e riprese dalle famiglie vergatesi (ma anche grizzanesi, gaggesi …). Questa operazione, di carattere popolare, potrà concludere la “storia” della partecipazione attiva di questa esemplare Comunità di cui dobbiamo averne inflessibile orgoglio. Questa iniziativa, che lancio con la tua intervista, si potrà realizzare attraverso il profilo Facebook Lorenzo Grelo o attraverso la mia e-mail [email protected]. A chi mi contatterà fornirò le informazioni necessarie al deposito dei documenti presso l’archivio a Bologna…
– Santa Nastro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati