Dentro e oltre la crisi: l’opinione di 6 studi di architettura
Con gli studi It’s, Alvisi Kirimoto, PLUS ULTRA, Giovanni Vaccarini Architetti, DFA Partners e MCA - Mario Cucinella Architects si conclude la raccolta di testimonianze promossa da Artribune per raccontare i riflessi della pandemia in ambito architettonico e provare a delineare possibili temi di ricerca e intervento dei prossimi mesi
In attesa di conoscere i dettagli della cosiddetta “fase 2”, il mondo professionale si interroga, anche sui social, sull’assenza di artisti e architetti nella task force che ne sta definendo le linee guida. Nell’incertezza degli scenari che si apriranno nel nostro Paese, in queste settimane Artribune ha voluto dare la parola ad alcuni progettisti italiani che operano nel contesto nazionale e all’estero. Una iniziativa concepita per raccontare questa precisa fase della nostra storia anche dal punto di vista degli architetti, così come sta avvenendo per il settore dell’arte contemporanea. Il risultato è un ciclo di contributi video alimentato dalle opinioni, talvolta anche divergenti, di professionisti con specializzazioni eterogenee e appartenenti a generazioni diverse. Un percorso, che si conclude con gli studi It’s, Alvisi Kirimoto, PLUS ULTRA, Giovanni Vaccarini Architetti, DFA Partners e MCA – Mario Cucinella Architects, nel quale all’analisi dei cambiamenti avvenuti in ambito lavorativo, con le conseguenze della (forzata) adozione del lavoro a distanza, è stata spesso affiancata un’analisi delle priorità emerse per effetto della pandemia. Sia nello spazio urbano, sia nella dimensione abitativa domestica.
-Valentina Silvestrini
ALESSANDRO CAMBI, FRANCESCO MARINELLI E PAOLO MEZZALAMA – IT’S
Gli architetti Alessandro Cambi, Francesco Marinelli e Paolo Mezzalama prendono la parola da tre luoghi diversi, tra Italia e Francia, offrendo altrettante prospettive di analisi. Il loro contributo introduce traiettorie tematiche legate anche alle peculiari condizioni geografiche in cui stanno vivendo il lockdown: dal rapporto tra città e campagna all’uso di nuovi strumenti e metodi, fino alla necessità di riconsiderare gli spazi domestici.
MASSIMO ALVISI – ALVISI KIRIMOTO
Commentando l’attuale ricorso allo smartworking, Massimo Alvisi, cofondatore con Junko Kirimoto dello studio Alvisi Kirimoto, sottolinea la natura orchestrale della professione architettonica e le necessità delle relazioni: “Un architetto lavora nella città”, precisa. “La vera risposta al virus è il cambio di paradigma sociale”, auspica l’architetto, richiamando l’attenzione sulla questione della mancanza di equilibrio tra la natura e l’uomo.
MARCO DI NALLO E ALESSANDRA CASTELBARCO ALBANI – PLUS ULTRA
“Ci colpisce come questa particolare condizione abbia portato ad accentuare ancora di più punti di contatto e di distanza tra digitale e analogico, digitale e locale”: è questa una delle valutazioni avanzate dai cofondatori di PLUS STUDIO, realtà attiva dal 2016 con sedi a Milano e Pesaro. Pur nell’incertezza del futuro, Marco Di Nallo e Alessandra Castelbarco Albani auspicano la riscoperta della “vera qualità degli interni e che il progetto dell’architettura che ci accoglie torni ad assumere il valore che gli spetta”.
GIOVANNI VACCARINI – GIOVANNI VACCARINI ARCHITETTI
“Lo studio non è l’involucro edilizio che ci contiene, ma l’insieme delle sinapsi che quotidianamente ognuno di noi intesse con il mondo esterno”, afferma l’architetto Vaccarini, raccontando che la condizione in remoto non rappresenta una novità assoluta per Giovanni Vaccarini Architetti. La necessità di ricostruire un nuovo rapporto tra natura e artificio, tra uomo e ambiente, e la “sfida” verso città più flessibili e resilienti sono alcuni degli aspetti presi in esame dalla sua testimonianza.
DANIELE FIORI – DFA PARTNERS
“Mai come in questo momento ci siamo resi conto dell’importanza dell’abitazione”, indica l’architetto Daniele Fiori. Nel suo intervento, oltre a ricostruire la sua nuova quotidianità, personale e professionale, si sofferma sul tema del riuso. Apre inoltre il campo a una riflessione sul contributo che i professionisti “senior” potrebbero dare, già nel breve periodo, per sostenere le giovani generazioni di architetti.
MARIO CUCINELLA – MCA MARIO CUCINELLA ARCHITECTS
In un momento così difficile, all’interno e all’esterno del nostro studio, è nata una forma di grande solidarietà, di grande empatia e di affetto tra le persone“, racconta l’architetto Mario Cucinella che aderisce al progetto di Artribune con una testimonianza in cui affronta anche il tema della progettazione degli ospedali. A questo proposito cita la possibilità di “un sistema sanitario diffuso, in cui ci sono delle case della salute, dei luoghi di incontro“, inquadrandolo alla questione, di grande attualità nel nostro Paese, della rigenerazione urbana. Dalla crisi in corso, inoltre, “emerge il bisogno di architettura“; Cucinella aggiunge che “pensare alla casa dovrebbe essere un’operazione di welfare, non un’operazione solo tecnica. Si tratta di considerare la casa come il primo tassello della cura delle persone“.
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