Confermato: il Museo del Novecento di Milano si espanderà nella seconda Torre dell’Arengario
Il desiderio di espandere ulteriormente il museo era presente già da prima della sua apertura. Ora la Giunta conferma la volontà di proseguire il percorso nella torre a fianco, includendo opere mai esposte prima. Il progetto è stato annunciato oggi dal Sindaco Beppe Sala
È uno dei simboli della Milano dell’ultimo decennio e della sua vivacità culturale: il Museo del Novecento, che ospita la collezione civica moderna e contemporanea della città, inaugurò il 6 dicembre 2010 in una delle due torri dell’Arengario, quella adiacente a Palazzo Reale. Una struttura concepita in epoca fascista dagli architetti Griffini, Magistretti, Muzio, Portaluppi, decorata nella facciata con bassorilievi di Arturo Martini e ristrutturata da Italo Rota per accogliere le collezioni di arte italiana del Novecento. Ora, una sola torre non basta più: si punta al raddoppio, occupando anche la struttura gemella per ampliare il percorso espositivo e l’offerta culturale con opere inedite e più contemporanee. La strada non è tutta in discesa: ci sono costi, finanziamenti e altri elementi che sono stati messi sul piatto della bilancia per capire se e come procedere. Dopo alcuni mesi di incertezza, si è scelto di dare il via a questo nuovo progetto milanese, come annunciato il 15 dicembre 2020 dal sindaco Beppe Sala.
IL MUSEO DEL NOVECENTO DI MILANO RADDOPPIA: LE PAROLE DI BEPPE SALA
A fargli eco, anche Pierfrancesco Maran, Assessore a Urbanistica, Agricoltura e Verde a Milano, che scrive postando una foto dell’Arengario di Piazza del Duomo a Milano: “Quelle finestre del palazzo a destra le ho usate spesso negli ultimi anni per le riunioni ed è anche frequentandole così assiduamente che è cresciuta in noi l’idea che i due palazzi dovessero diventare un unico grande museo, che accresce ed accompagna il Novecento verso il duemila. Lo chiamiamo, come suggerisce Filippo Del Corno, Novecento+Cento“. E conclude, “in Giunta oggi abbiamo fissato le linee guida per il concorso internazionale di progettazione del nuovo Museo. A riguardo il 22 dicembre faremo una presentazione web del progetto e del concorso“.
IL MUSEO DEL NOVECENTO DI MILANO: L’IPOTESI DI ESPANSIONE
Il Museo del Novecento fu un’intuizione dell’allora assessore alla Cultura Salvatore Carrubba, della giunta di Gabriele Albertini. Il progetto fu portato avanti con convinzione dalla successiva giunta Moratti, la quale si dice si occupasse nella notte dell’allestimento delle opere al fine di completare i lavori nei tempi prestabiliti (d’altronde Letizia Moratti è già conosciuta come mecenate e filantropa: la collezione San Patrignano da lei fondata permetterà la creazione del nuovo Museo di arte moderna e contemporanea di Rimini). Il sogno dell’ampliamento del Museo del Novecento non è una novità: nel periodo della sua inaugurazione, l’allora direttrice Marina Pugliese aveva annunciato alla stampa la volontà di espandere il museo entro il 2015, l’anno dell’Expo, ospitando nella seconda torre il patrimonio artistico di Intesa San Paolo. Le cose non sono andate come previsto, tanto che la banca ha fondato il suo polo culturale, le Gallerie d’Italia, nella vicina Piazza della Scala.
CONCORSO NOVECENTOPIÙCENTO: IL BANDO E LE PRIME (VISIONARIE) PROPOSTE
Cinquantesimo concorso della piattaforma Concorrimi dell’Ordine degli Architetti della provincia di Milano, indetto venti anni dopo la competizione per il primo Arengario, NOVECENTOPIÙCENTO è stato salutato dal Presidente OAMI come “un traguardo importante, perché quello del concorso è un approccio moderno ed europeo, uno strumento di qualità, di legalità, di partecipazione della cittadinanza ai processi di trasformazione della “cosa pubblica””. Dato il tema e il sito di intervento, l’invito rivolto ad architetti e ingegneri, ammessi a partecipare singolarmente o previa costituzione di raggruppamenti, per lo sviluppo di “un unico grande complesso espositivo dedicato alle arti moderne e contemporanee, il cui standard per collezioni, spazi espositivi e servizi lo collochi tra le realtà museali più innovative a livello internazionale” non ha mancato di sollecitare l’interesse (e la spontanea creatività) anche dei non addetti ai lavori. In particolare, ad attirare l’attenzione a tal punto da incoraggiare le prime audaci e visionarie soluzioni, in larga parte elaborate in forme provocatorie o spontanee, è stata una delle richieste incluse nel bando, ovvero: “Per risolvere il passaggio tra i due edifici, ai concorrenti è richiesto di progettare una struttura di collegamento aereo tipo passerella. La soluzione dovrà essere studiata in modo da preservare la continuità fisica e assicurare la migliore condizione possibile di continuità visiva tra la Galleria Vittorio Emanuele II e Piazza Diaz”. Poco dopo si precisa che: “Data la rilevanza e l’unicità del contesto in cui si inseriscono i due Arengari, ai concorrenti è altresì richiesto di studiare una variante progettuale, la quale non dovrà prevedere alcun collegamento fisico fra i due edifici, così da consentire una maggiore flessibilità nelle successive fasi di progettazione”. E, dunque, come connettere i due corpi di fabbrica dell’edificio progettato a partire dagli anni Trenta da Piero Portaluppi? Ad avanzare quattro alternative ci hanno pensato gli autori del seguito blog-osservatorio Urbanlife, ipotizzando altrettante passerelle, restituite mediante fotomontaggi, che connetterebbero l’ultimo livello di ciascun Arengario. Osservando i collegamenti aerei in questione, rilanciati anche da La Repubblica Milano, a emergere è uno dei temi con cui i progettisti che sceglieranno di concorrere dovranno necessariamente misurarsi: la relazione tra l’ipotetica passerella e il contesto urbano esistente, con particolare riguardo per la Torre Martini, la cui “lettura prospettica” risulterebbe ostacolata da un qualsiasi intervento fuori terra. In attesa di ulteriori proposte e soprattutto delle ipotesi che saranno messe a punto dai dieci finalisti selezionati al termine della prima fase di concorso, vale dunque la pena introdurre un altro spunto di analisi. Guardando oltre il contesto italiano, si ricorda la scelta compiuta dagli architetti svizzero dello studio Christ & Gantenbein nell’ampliamento del Kunstmuseum Basel: ad assicurare il collegamento fra i due volumi del museo è un riuscito collegamento sotterraneo, concepito come parte integrante del percorso espositivo.
MILANO, UNA CITTÀ PRIVA DI UNA COLLEZIONE AGGIORNATA SUL CONTEMPORANEO
Un significativo progetto di riorganizzazione degli spazi interni e riallestimento delle opere aveva già interessato il museo nel 2019, con Novecento: Nuovi Percorsi, che aggiungeva un focus su Marino Marini e una parte dedicata alla seconda metà del Novecento, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta. Un’iniziativa che testimonia la volontà di proseguire il racconto della storia dell’arte del XX secolo per arrivare alle ultime tendenze del contemporaneo, facendolo nel modo più appropriato. D’altronde, se da una parte Milano si è dimostrata nel tempo la città della cultura e dell’innovazione, resta paradossale che ancora non abbia un vero e proprio museo pubblico del contemporaneo. Che possa essere questa l’occasione giusta, con il beneficio per tutto il sistema che ne potrebbe derivare?
AMPLIARE IL MUSEO DEL NOVECENTO DI MILANO: I COSTI
A frenare i sogni di espansione sono, naturalmente i costi. Dai tempi dell’apertura del museo, dell’Expo di Milano, della sua rapida crescita, è cambiato il mondo. La stretta della pandemia ha avuto i suoi effetti negativi anche sulla città più arrembante d’Italia, con perdite di indotto subite nell’arco del 2020 che di certo non rassicurano le casse comunali. E per quanto riguarda il Museo del Novecento parliamo di una istituzione del Comune di Milano. Ma quanto costerebbe l’espansione del Museo del Novecento nella seconda torre dell’Arengario? Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, i lavori di ristrutturazione della prima torre “ammontarono ai tempi a 28 milioni di euro per una superficie di 8.200 metri quadrati di cui quattro mila dedicati allo spazio espositivo”. Sempre riportato dal quotidiano, ci sarebbero dei donatori disposti a fornire tra i tre e i quattro milioni di euro per contribuire al progetto.
– Giulia Ronchi e Valentina Silvestrini
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