L’architettura genovese si mette in mostra
In occasione della ripresa delle visite alla Cappella Dogale, la Fondazione Palazzo Ducale di Genova conclude l’estate con una piccola mostra sull’architettura del novecento genovese, portando alcuni esempi della collezione wolfsoniana.
Come luogo di culto e del potere, la Cappella Dogale rappresenta la Genova d’epoca moderna. A introdurre il visitatore in questo spazio sacro e laico, nella zona solitamente adibita a bookshop, i curatori della Wolfsoniana hanno allestito una mostra sull’architettura genovese del primo Novecento. Le opere sono una piccola cernita dalla collezione di alcuni progetti per edifici tutt’ora esistenti, che rappresentano il potere secolare della Genova industrializzata d’inizio Novecento.
I PROGETTI IN MOSTRA A GENOVA
Un pannello esplicativo introduce alla mostra e racconta sinteticamente lo sviluppo urbanistico di Genova dopo il Congresso di Vienna (1814), mettendo in luce le differenze tra Levante e Ponente. Con l’affermarsi dell’Ansaldo, il Ponente genovese si trasformò in un massiccio polo industriale già entro il ventennio, mentre a Levante si completava la copertura del torrente Bisagno, operazione conclusasi entro il 1930. In epoca fascista, il piano regolatore del 1932 vide l’intervento dell’architetto Marcello Piacentini, che si occupò della riqualificazione di Piazza della Vittoria, realizzando il monumentale palazzo sede oggi dell’INPS. In mostra sono anche esposti i progetti per la Piazza di Alfredo Fineschi e Beniamino Bellati. Completano il quadro i progetti per i luoghi di svago, come lo Yacht Club di Giuseppe Crosa di Vergagni, e per la vita economica della città, come gli interni del Palazzo della Borsa di Adolfo Coppedè.
GENOVA E L’ARCHITETTURA
La qualità e l’importanza storica delle opere esposte dimostra come Genova abbia una storia architettonica e urbanistica di grande importanza, che va raccontata e valorizzata. Infatti, progettando una mostra più ampia, si potrebbe affrontare il tema uomo-natura, lo spazio in cui convivere e abitare, la trasformazione di una città nel tempo in base alle sue necessità e aspirazioni. Inoltre, la sostenibilità ambientale è oggi molto rilevante: una rassegna che affronti in quest’ottica la storia dello sviluppo urbano cittadino avrebbe un alto valore civile.
Una storia che per Genova potrebbe partire dal Medioevo, dato che altri archivi cittadini ‒ da cui la Fondazione potrebbe prendere in prestito materiale ‒ conservano testimonianze sullo sviluppo urbanistico della Superba. Una siffatta mostra consentirebbe ai cittadini di conoscere più nel dettaglio la propria città. Inoltre, li sensibilizzerebbe sul rispetto e la cura di questo patrimonio architettonico, di cui sono gli eredi. Al contempo, anche per i turisti sarebbe un’occasione per conoscere meglio la storia della città, apprezzandone così tutte le sfumature, magari durante una lunga passeggiata.
‒ Elia Baroni
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