Nasce all’interno del MoMA di New York l’Ambasz Institute, dedicato alla green architecture
Il nuovo istituto di ricerca è intitolato a Emilio Ambasz, architetto precursore della “green architecture”, e avrà come obiettivo lo studio e la promozione del rapporto tra ambiente costruito dall’uomo e ambiente naturale
Nascerà all’interno del Department of Architecture and Design del MoMA di New York l’Emilio Ambasz Institute for the Joint Study of the Built and the Natural Environment, istituto intitolato all’architetto e designer argentino Emilio Ambasz (Resistencia, 1943) dedicato allo studio congiunto dell’ambiente costruito e naturale. Ambasz, che dal 1969 al 1976 è stato curatore del Dipartimento Architettura del MoMa, è il precursore della green architecture, dando vita a progetti che vedono edifici ricoperti da piante e giardini, in uno strettissimo dialogo tra Uomo e Natura. Ne è un esempio il Centro Acros di Fukuoka in Giappone, di cui quest’anno decorre il 25simo anniversario dall’inaugurazione, un edificio di 100mila metri quadrati che sorge nel cuore della città.
L’EMILIO AMBASZ INSTITUTE AL MOMA DI NEW YORK
La missione dell’Istituto? Sarà la promozione dello studio sul rapporto tra ambiente costruito e naturale e la diffusione del dibattito su questo tema, coinvolgendo anche i visitatori del Museo. L’Ambasz Institute promuoverà soprattutto iniziative digitali, così da arrivare a un pubblico il più possibile diversificato, sviluppando inoltre lo studio di approcci creativi ai progetti architettonici, che abbiano come fine il raggiungimento dell’equilibrio tra ambiente antropizzato e Natura. “Siamo immensamente grati a Emilio Ambasz per la sua generosità”, ha dichiarato Glenn D. Lowry, Direttore del The Museum of Modern Art. “Emilio è stato un precursore nel campo della green architecture e da anni è in prima linea sulle questioni legate ad architettura ed ecologia. Sono certo che l’Ambasz Institute contribuirà a promuovere l’importante lavoro che Emilio e il MoMA hanno portato avanti in questo campo e non vedo l’ora di affrontare questi temi così cruciali”. L’Istituto proporrà diversi programmi, tra cui conferenze, convegni e simposi pubblici (molti dei quali online), che saranno un’occasione di incontro e confronto tra architetti, designer, politici, sociologi, storici e pubblico.
EMILIO AMBASZ ARCHITETTO E DESIGN
Membro onorario dell’American Institute of Architects e International Fellow del Royal Institute of British Architects, Emilio Ambasz è stato recentemente insignito del suo quarto Compasso d’Oro. Ambasz ha inoltre inventato la prima sedia ergonomica per ufficio, Vertebra, che fa parte della collezione del MoMA e del Met. Secondo l’archistar giapponese Tadao Ando, Ambasz “è stato il primo a richiamare la nostra attenzione sulla natura e l’ambiente. Era all’inizio della sua carriera e da allora ha sempre cercato di fondere natura e architettura. Grazie all’uso della natura su vastissima scala, Ambasz ci presenta l’intero ambiente come una costellazione da cui l’architettura trae la sua essenza fondamentale. Credo sia il primo esempio in cui la natura governa la creazione architettonica con tale forza poetica e indimenticabile seduzione”.
IL RAPPORTO ARCHITETTURA-NATURA SECONDO EMILIO AMBASZ
Alla base della green architecture, e quindi del rapporto tra ambiente costruito dall’uomo e ambiente naturale, è, secondo Ambasz, l’errato modo di concepire questi due elementi come entità in contrapposizione: “il concetto occidentale delle creazioni dell’Uomo come entità distinte e separate – in contrapposizione con la Natura – ha esaurito il suo capitale etico e intellettuale”, spiega l’architetto. “È necessario concepire un’architettura che si ponga come espressione di un patto di riconciliazione tra natura e mondo costruito. Se non vogliamo perpetuare le condizioni presenti, dobbiamo creare modelli alternativi di futuro, in cui le nostre azioni abbiano come scopo una vita migliore. Credo che ogni progetto che non cerchi di proporre nuovi o migliori modi di esistere sia immorale. Questo compito forse fa vacillare l’immaginazione e paralizza la speranza, ma non ci possiamo sottrarre dal suo perseguimento”.
– Desirée Maida
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